giovedì 2 febbraio 2023
Nei territori occupati il canale social dei russi che censisce e denuncia i «fedelissimi dell’Ucraina». Veri e propri profili segnaletici con storie artefatte dalla polizia segreta di Mosca
La chat russa con i profili segnalatici dei filo-ucraini nei territori occupati di Melitopol

La chat russa con i profili segnalatici dei filo-ucraini nei territori occupati di Melitopol - Avvenire

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Le foto di Alexandra la mostrano vicino a un albero di Natale o seduta al bancone di un bar. E sotto un testo racconta la sua vita, o almeno quella che le hanno cucito addosso gli 007 di Mosca. «Il marito, ex operaio del teatro, riceveva un magro stipendio e viveva indebitato in un appartamento in affitto. Poi i due, dopo il 24 febbraio, sono diventati patrioti. Però sono fuggiti a Zaporizhzhia, ma non al fronte. E a Melitopol Alexandra ha lasciato una madre disabile». Se non è una scheda segnaletica del Fsb, il Servizio di sicurezza federale della Russia, poco ci manca. E sembra simile a quelle conservate negli archivi segreti di qualche edificio blindato. Invece è online, sul canale Telegram russo in cui vengono censiti e denunciati i «fedelissimi dell’Ucraina» che vivono o sono originari di Melitopol. Più di 150mila abitanti prima della guerra, città conquistata a marzo, è oggi una comunità fantasma di quell’80% della regione di Zaporizhzhia controllata dall’esercito del Cremlino.


Si susseguono decine e decine di volti e di storie artefatte nella chat pubblica degli “sgraditi” che le autorità d’occupazione gestiscono. Tutti vengono presentati come attivisti filoucraini, megafoni della «propaganda » di Kiev, fomentatori di «agitazioni contro la Federazione russa», si legge nelle descrizioni. Nulla viene nascosto: né le immagini, né la data di nascita, né gli indirizzi di casa, né i numeri di cellulare, né i nomi di genitori o parenti. E ogni particolare viene gettato nell’agone di Telegram, fondato – guarda caso – dall’imprenditore russo Pavel Durov. Con un obiettivo: mettere alla gogna quanti disturbano il manovratore e invitare alla delazione la gente devota agli occupanti. Perché sotto ogni nome e ogni scatto c’è una mail per comunicare nuove informazioni su coloro che, in base alla visione del Cremlino, sono collaborazionisti dell’Ucraina libera. Un’inquietante carrellata in stile Kgb che sembra ispirata al motto caro a Mao Tse-Tung «Colpirne uno per educarne cento».

Yana è una rifugiata a Odessa. «Ma per lei non c’è posto nella libera città russa di Melitopol», avverte la chat. Era una «commerciante al mercato», spiega la polizia segreta che cita anche il negozio vicino a cui abitava e soprattutto ricorda che «il figlio Sergey è rimasto a Melitopol» e faceva parte di un battaglione ucraino. Altrettanto feroce il ritratto di Olga impegnata in una «campagna anti-russa sui social network», è specificato: di lei si dice che «ha fatto i soldi con un casinò clandestino» e che «molte persone hanno sofferto per le sue macchinazioni». Irina viene indicata come «un’anziana poco simpatica» di un villaggio dell’hinterland (di cui viene riferito il nome) che «riceve uno stipendio russo» ma «fornisce notizie su ogni persona che sostiene la Russia e sui movimenti dell’esercito della Federazione».

Il fotogramma di uno dei video con le espulsioni degli ucraini 'sgraditi' dai territori occupati

Il fotogramma di uno dei video con le espulsioni degli ucraini "sgraditi" dai territori occupati - Avvenire/Telegram

Svetlana è un’impiegata di banca sfollata fin da aprile. Il canale delle spie la accusa di aver «inondato di inchiostro» e di «grivna», la moneta ucraina, il nemico ma anche di aver «lasciato i genitori senza il pagamento della pensione». E Alexander viene chiamato «il compagno» traditore perché da imprenditore «ha vietato ai suoi dipendenti di rivolgersi alle autorità per ottenere la cittadinanza russa». In città abita ancora Alexandra: gli anonimi agenti che compilano i dossier e che rendono noto l’indirizzo del domicilio scrivono che «ha tre figli da mariti diversi», «ha intimidito persone che mandano a scuola i propri ragazzi», «ha costretto suo figlio a studiare online secondo i programmi ucraini»; quindi la velata minaccia: «Ora si è calmata ma ha ricevuto aiuti e pagamenti dalla Federazione russa».

Il fotogramma di uno dei video con le espulsioni degli ucraini 'sgraditi' dai territori occupati

Il fotogramma di uno dei video con le espulsioni degli ucraini "sgraditi" dai territori occupati - Avvenire/Telegram

Accanto ai profili dei sovversivi, il canale Telegram ostenta i video di quanti vengono espulsi dai territori occupati perché ritenuti amici dell’Ucraina. Ai cacciati viene letta la sentenza di allontanamento per strada, sotto una bandiera russa, magari mentre hanno accanto una sola valigia. E poi si vedono camminare verso l’orizzonte, costretti a lasciare tutto. «Non devono esserci fra noi persone così », è il ritornello al termine di ogni filmato.

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