martedì 28 gennaio 2020
Il premier Sánchez ha registrato il disegno di legge direttamente al Congresso, senza passare per il Consiglio dei ministri per evitare frizioni
Spagna, socialisti e Podemos puntano sull'eutanasia express

Ansa

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In Spagna, sia il suicidio assistito che l’eutanasia sono puniti dal Codice penale con condanne da 2 a 5 anni di carcere nel primo caso, e da 6 a 10 anni nel secondo. Tuttavia sono previste attenuanti per chi coopera «attivamente in azioni necessarie e dirette alla morte di un altro, per espressa e inequivocabile richiesta di questi» quando la vittima zsoffra di una malattia grave che porterà alla sua morte o cause sofferenze permanenti».

È una delle priorità indicate nell’accordo programmatico del governo di coalizione Psoe-Unidas Podemos. Ma, per abbreviare i tempi ed evitare frizioni, alla fine non passerà per l’odierno Consiglio dei ministri. Il disegno di legge per regolare l’eutanasia è stato registrato dai socialisti del premier Pedro Sánchez direttamente al Congresso.

È simile all'iniziativa presentata nel 2018, presa in considerazione dalla Camera con il solo voto contrario del Partido Popular, poi decaduta per il fallimento della passata legislatura. A puntellarlo, 300mila firme raccolte dalla piattaforma online change.org, che si uniscono al milione presentato nel luglio scorso alla Camera bassa, perché i partiti mettano da parte le differenze e legalizzino l’eutanasia nella prima normativa della nuova legislatura. Proprio al consenso di «un’ampia maggioranza sociale » ha fatto riferimento ieri il neo-ministro della Sanità, il socialista catalano Salvador Illa, dicendosi fiducioso che questa volta non ci saranno ostacoli al varo della legge. In base all’accordo programmatico sottoscritto a dicembre da Sánchez e dal leader di Podemos, Pablo Iglesias, l’eutanasia rientra nel capitolo «nuovi diritti e memoria democratica», per dare «una risposta giuridica, sistematica, equilibrata e garantista alle domande sostenute dalla società attuale in relazione con la fine vita».

«A tal fine – è scritto – proporremo una legge di diritti e garanzie della dignità della persona nel processo finale della vita». Stando al testo presentato venerdì, l’eutanasia si praticherà, a carico del sistema sanitario nazionale, «a tutte le persone anziane e nel pieno della capacità di agire e decidere », che possano «richiedere e ricevere tale aiuto», ma solo «in maniera autonoma, cosciente e informata» e nei casi «di malattia grave e incurabile, o di malattia grave cronica, che procuri sofferenze fisiche o psichiche intollerabili». Il ministro alla Sanità non ha commentato la legge né le critiche dei settori conservatori o la difformità di pareri espressi da professionisti delle cure palliative. E sulle divergenti posizioni politiche ha assicurato che durante l’iter legislativo «si vedranno le diverse opzioni esistenti».

Le divergenze non sono poche. In passato, Podemos aveva presentato un proprio progetto di depenalizzazione di eutanasia e suicidio assistito. Il partito liberale Ciudadanos appoggia la regolazione, ma solo dopo il varo di una legge sulle cure palliative, che aveva presentato ed era all'esame del Senato. Da parte loro, Popolari e il partito di estrema destra Vox si erano opposti anche al solo avvio del-l’iter legislativo. Ora il disegno di legge, dopo la discussione in Aula, potrebbe passare con i voti della coalizione di sinistra, dei partiti nazionalisti, indipendentisti e minoritari e il possibile via libera di Ciudadanos.

Favorevoli all'obiezione 9 medici su 10

Nove medici spagnoli su 10 sono a favore della regolazione dell’eutanasia, stando a un sondaggio pubblicato a dicembre dall’Ordine dei Medici di Madrid (Icomen). Quasi il 70 per cento degli intervistati dice di appoggiare «con sicurezza» la depenalizzazione proposta da Psoe-Podemos e poco più del 17 per cento «crede di essere favorevole», mentre solo il 6 per cento si dice fermamente contrario. Ma se per l’83 per cento il dibattito «riguarda tutta la società», il 37 per cemtp chiederebbe l’obiezione di coscienza. Mentre ancora 9 medici su 10 sono a favore della possibilità di chiedere l’esenzione a praticarla «per motivi morali o religiosi».

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