Quanto coraggio ci vuole oggi a dire che l’amore è per sempre?

Amarsi ogni giorno, lungo tutta una vita, oltre la vita. È l’ideale del matrimonio cristiano ma sembra quasi utopia. Un prezioso volumetto di padre Gianpaolo Salvini ci aiuta a riflettere
August 12, 2025
Quanto coraggio ci vuole oggi a dire che l’amore è per sempre?
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Si può e si deve tornare a parlare di amore e di matrimonio. Si può e si deve tornare a parlare di un “noi” che si nutre di gratuità, fedeltà, tenerezza, perdono. Si può e si deve avere il coraggio di raccontare che l’amore per sempre non è un’iperbole della volontà, una pretesa esclusa dall’elenco delle possibilità ordinarie e neppure un salto nel vuoto senza rete. Ma è il minimo sindacale dell’amore. Anzi è la premessa per poter guardare il volto dell’amata/o e potersi dire reciprocamente: ai miei occhi tu non morirai. Ho capito che la vita insieme a te ha finalmente un senso, che solo camminando insieme possiamo trovare la strada, che il tuo sorriso dà significato ai miei giorni e illumina il mio futuro. Speranze e realtà in un gioco di rimandi che offre conforto e regala sicurezza. Amore che respira e si incarna nel più profondo delle cellule ma, allo stesso tempo, alza lo sguardo verso l’infinito. Perché l’amore vero non ha paura di cercare il significato di quel “per sempre” e per questo profuma davvero di eternità. Cosa vuol dire? Che si tratta di amore che ama e serve il dono della vita ma non si accontenta della vita, di questa vita.
Perché, quando l’amore trabocca e spumeggia come il vino nuovo dai tini che non riescono a contenerlo immagina che una vita sola non sia sufficiente per mettere insieme l’elenco infinito delle promesse e dei progetti. E quindi l’amore riempie la vita ma, allo stesso tempo va oltre la vita, non teme la morte e, nella luce della fede, parla direttamente il linguaggio di Dio, appunto quello dell’eternità. Non è follia pensare che il “sì” di due sposi esprima un desiderio a tempo indeterminato, una promessa di immortalità, una decisione che dall’oggi si allunga verso un domani, verso una meta spostata un po’ più in là giorno dopo giorno, che sempre si rinnova per perpetuarsi nelle categorie della gioia, della bellezza, ma anche del mistero. Qualcosa, cioè, che non riusciamo bene a definire perché nell’amore c’è senz’altro ragionevolezza, c’è senz’altro norma, c’è senz’altro consapevolezza e responsabilità, ma se non c’è anche un pizzico di ignoto, di imperscrutabile, di follia rischia di essere un povero amore, nutrito di calcoli e non di cuore, di consuetudini e non di sogno, di canoni e non di poesia. Tutto vero, ma la realtà cosa ci dice?
Ci dice che in questi nostri anni incerti e paurosi sul matrimonio cristiano si sono abbattuti i venti della crisi. Proposito sempre rimandati, numeri in calo – ne abbiamo parlato tante volte – scelte che scontano le conseguenze di un relativismo cupo, di prospettive esistenziali dal fiato corto, di troppe situazioni che sollecitano prudenza e cautela. Quindi l’amore sarà anche un volo di endecasillabi, ma quando si scontra con la realtà non può fare a meno di riconoscersi incerto e fragile.
Fine del sogno a due? Niente affatto. Ammettere che l’amore per sempre è un ideale esigente, talvolta difficile, talvolta impossibile, non significa negare l’obiettivo, non vuol dire rinunciare a prendere il largo. Anzi. Significa predisporsi ad affrontare meglio la navigazione insieme. Non sappiamo cosa ci attende oltre il promontorio, al di là di quelle onde di tempesta, ma abbiamo capito che, se retto insieme, il timone è più saldo e la rotta più sicura. Ecco perché, anche in questo orizzonte culturale che sembra congiurare per un amore al ribasso e temere qualsiasi proposito a tempo indeterminato come il matrimonio, tornare a parlare di amore per sempre può diventare servizio alla verità.
Sono pensieri che affiorano scorrendo un volumetto prezioso, E i due saranno un’unica carne. Meditazioni su amore e matrimonio (Ancora/La Civiltà cattolica) che raccoglie le omelie pronunciate da padre Gianpaolo Salvini nel corso delle tante celebrazioni nuziali a cui è stato chiamato. Sono testi di grande profondità che fanno pensare, ma anche sorprendono. Chi poteva immaginare che il gesuita che fu per 26 anni direttore della Civiltà Cattolica, grande esperto di politica e di teologia sociale, potesse esprimere anche sul fronte dell’amore e del matrimonio pensieri così densi e così ricchi? Perfino con qualche uscita controcorrente? Come quando parla del “sì” coniugale come parola di libertà, che libera cioè dal peccato e dall’egoismo. Nessuna costrizione quindi, nessun vincolo opprimente nella scelta del matrimonio religioso, ma una scelta “che evoca la presenza liberatrice di Dio e Dio si darà a voi nella vostra mutua devozione”. Che bello sentire parlare dell’amore coniugale come di una “devozione” da vivere nella reciprocità. Forse dovremmo avere il coraggio di riproporre questi testi ai giovani innamorati che faticano a trovare le ragioni e il desiderio di un impegno non effimero. Forse in tanti metterebbero la parte la logica del “finché dura” per aprirsi a considerazioni più autentiche e profonde, capaci di rovesciare i piccoli e tristi pensieri del relativismo affettivo.
Non solo, l’amore promesso all’altare, meditato e vissuto, diventa ricchezza che dagli sposi si estende a tutta la comunità. Ecco perché questo amore non può essere tenuto nascosto, ma va raccontato, va comunicato, alla società e alla Chiesa “il cui volto attraverso il vostro amore diventa un po’ più amabile”.
Incoraggianti anche gli spunti in cui padre Salvini spiega le dinamiche del matrimonio come una serie di tensioni che sintetizzano l’essenza della vita. Tensione tra autonomia e bisogno dell’altro, tra unità e diversità, tra gioia e dolore (“il matrimonio non elimina il dolore, i momenti di nube, ma aiuta a portarli insieme, a farne i momenti di verità in cui si vede quanto contano le persone per le quali giochiamo la vita”), tra fede in Dio e fede negli altri, fra gratuito e dolore.
Tutti i temi delle “omelie d’amore” di padre Salvini sono stati assemblati e riordinati con precisione, senza alcuna interferenza, da Melania Stefàni e c’è una preziosa prefazione di padre Federico Lombardi che contribuisce a inquadrare il senso della raccolta, divisa in due parti. La prima, come detto, approfondisce i temi dell’amore coniugale per illuminare la tappa fondamentale delle nozze, la seconda è dedicata agli anniversari di matrimonio, momenti altrettanto significativi in cui si esprime gioia e rendimento di grazie per il lungo percorso compiuto. E, proprio perché le parole del teologo gesuita non veleggiano negli spazi dell’immaginario ma scendono con coraggio nella realtà, anche di quella più sgradevole e dolorosa, c’è anche un capitolo dedicato al divorzio. Padre Salvini commenta il brano di Marco (10, 2-16) in cui Gesù parla del divorzio (“… l’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”) spiegando che il fondamento della vita morale, non è dato tanto dalle norme morali, dalle leggi, ma dai valori morali profondi. Un aiuto cioè, diremmo noi oggi, “a formare le coscienze, compito difficile ma importantissimo”. Perché solo una coscienza formata riesce a mettere a fuoco l’importanza decisiva di lavorare per un amore che parla di pienezza e di autenticità. E che quindi non può essere pensato che per sempre. Sarà fuori moda, ma è la verità. Torniamo a ridirlo con il coraggio della semplicità.

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