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Quanto sarebbe preziosa una Giornata nazionale per rilanciare l'affido, per rimettere all'attenzione della politica le esigenze dei bambini fuori famiglia, per tornare ad ascoltare le speranze e le fatiche dei genitori che decidono di aprire le porte di casa. E, come è stato ribadito con forza, «non siamo quelli che portano via i bambini dalle loro famiglie di origine». Ne abbiamo parlato tante volte in questi anni, ne abbiamo sostenuto l'urgenza e la ragionevolezza riprendendo gli appelli delle associazioni e delle famiglie. I risultati? Scarsi, purtroppo. Ma non bisogna scoraggiarsi. Così associazioni, rappresentanti delle istituzioni, esperti sono tornati a riflettere insieme, nei giorni scorsi a Roma, nell'incontro organizzato dal Tavolo nazionale affido di cui fanno parte una ventina di associazioni. Tema dell’appuntamento: "Crescere insieme: famiglie, reti e istituzioni per l'affido".
Obiettivo dichiarato quello di superare le contrapposizioni, secondo un percorso definito, capace di ribadire quanto sia importante – come ha spiegato Valter Martini, segretario del Tavolo nazionale Affido - «operare insieme nel rispetto dei reciproci ruoli, terzo settore e istituzioni». Si tratta di definire un intento comune, una corresponsabilità e un desiderio. Cosa significa? L’intento comune deve spingere a un lavoro condiviso. La corresponsabilità a un impegno reale, ciascuno nel proprio ruolo. Il desiderio è quello di cambiare davvero le cose, a cominciare dalla narrazione sull’affido, come scelta solidale di una famiglia che ne affianca un’altra in difficoltà e la sostiene in un momento complicato, e non come mezzo per soddisfare desideri di genitorialità che non possono trovare compimento in altro modo.
Riflettere sull’affido familiare vuol dire innanzi tutto partire dalla realtà, come ha invitato a fare Raffaella Carrà, docente di sociologia dell’Università Cattolica, che ha spiegato i cambiamenti di questi anni con l’immagine del paradosso. Mentre crollano le nascite, aumentano i bambini fuori famiglia (circa 31mila) e quelli nelle strutture d’accoglienza (circa 18mila), ma diminuiscono le famiglie disponibili all’affido (oltre 15mila i minori accolti). Il paradosso? «Sempre più bambini senza famiglia, sempre meno famiglie disposte ad accoglierli». Sono gli effetti di quella crisi della generatività – adulti progressivamente sempre più incapaci di prendersi cura delle nuove generazioni, trasmettere valori, orientare il futuro attraverso relazioni significative. Come se il prosciugamento della generatività biologica ne avesse determinato uno altrettanto forte per quanto riguarda la generatività sociale.
Ecco perché rilanciare l’affido significa avviare anche una grande operazione culturale nel segno di una rivitalizzazione della generatività. Raccontare, cioè alla società e alle istituzioni l’impegno di famiglie che, senza pretendere di essere modelli ideali, rappresentano comunque uno stile di vita solidale da promuovere e da sostenere. All’incontro di Roma, il Tavolo nazionale affido ha anche dato voce alle domande che arrivano dalle famiglie affidatarie. Tra i punti sottolineati con maggior forza tra coloro che si avvicinano all’affido la necessità di avere informazioni chiare, tempistiche precise e maggior supporto. Tra le famiglie che hanno affidamenti in corso si chiede di non essere lasciati solo in mezzo alle difficoltà, informazioni e certezze sull’esistenza di contributi economici e – forse l’aspetto più coinvolgente – se al termine dell’affido si potrà continuare a vedere il bambino o la bambina accolti. Mentre le famiglie che hanno affidamenti in corso chiedono ascolto, risposte chiare da parte delle istituzioni, maggior coinvolgimento nella definizione del progetto di affido, confronti regolari con il curatore speciale e/o il tutore e - soprattutto - «di non essere considerate dalla società come quelle che portano via i bambini alle famiglie di origine».
Da parte loro le associazioni hanno proposto una serie di azioni a sostegno dell’affidamento familiare tra cui la valorizzazione dell’impegno delle famiglie «come intervento preventivo e di supporto della famiglia in difficoltà». E, ancora, investimenti strutturali, definizione di procedure adeguate per una efficace integrazione socio-educativa, quantificazione a livello nazionale degli importi per il contributo economico alla famiglia affidataria, sostegno istituzionale delle associazioni e delle reti familiari con una vasta campagna di promozione dell’affido e con l’istituzione della Giornata nazionale.
All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, Assuntina Morresi, vice-capo di gabinetto della ministra per la famiglia; Renato Sampogna, Direzione generale ministero lavoro pubblici e politiche sociali; Caterina Capponi, assessore della Regione Calabria, delegata alla Conferenza delle Regioni; Elisabetta Carrà, sociologa dell'Università Cattolica. Di grande spessore il contributo della sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, delegata Anci alle Pari Opportunità, Famiglie, Inclusione e Pace. Ha spiegato che «l’affido familiare è un tema che ci coinvolge profondamente perché parliamo della capacità che ha una comunità di prendersi per mano nei momenti più delicati della vita. I Comuni sono la prima linea dell’accoglienza e della tutela». Evidenziando come la responsabilità dei Comuni necessiti di condivisione, Ferdinandi ha rimarcato il ruolo fondamentale del terzo settore, delle associazioni, delle reti di famiglie affidatarie. «Un patto – ha detto – che va rafforzato, sostenuto, riconosciuto anche a livello istituzionale e normativo, perché rappresenta il cuore operativo e valoriale del sistema di tutela».
E proprio partendo da questo sguardo comune la delegata Anci ha sottolineato l’impegno dell’Associazione dei Comuni all’iter parlamentare del disegno di legge presentato dai Ministri Roccella e Nordio in materia di tutela dei minori in affidamento. «Un provvedimento – ha dichiarato – che apprezziamo nell’obiettivo generale di rafforzare il sistema di protezione per i minorenni ma sul quale osserviamo la necessità di un maggiore coinvolgimento dei Comuni nella consapevolezza che la tutela si costruisce insieme». In particolare, sull’Osservatorio previsto dal disegno di legge, Ferdinandi ha segnalato l’esigenza che sia uno strumento utile, condiviso, trasparente, nel quale i Comuni «siano parte integrante del suo funzionamento coscienti del fatto che la protezione dei minori deve essere fatta con professionalità e umanità. Il riconoscimento dell’affidamento familiare come Livello Essenziale delle Prestazioni – ha detto – è per l’Anci una priorità, perché ogni territorio deve poter contare su servizi sociali formati, centri affido funzionanti, supporti psicologici, contributi economici certi». Per questo, «in attuazione delle linee guida, nel nuovo Piano Nazionale degli Interventi e Servizi Sociali 2024/26 abbiamo apprezzato l’inserimento di un’apposita scheda tecnica dedicata ai Centri Servizi per l’Affido Familiare, che mira a rafforzare e strutturare i servizi di supporto alle famiglie affidatarie».
«Ora – ha aggiunto – serve concretezza e realtà. I Comuni hanno bisogno di sostegno che si declini in risorse, persone, strumenti e anche di simboli. Per questo – ha concluso – sono fortemente convinta che l’istituzione della Giornata Nazionale dell’Affido Familiare sia importante e necessaria per ricordare, per raccontare, per far conoscere, per dire grazie a chi ogni giorno si prende cura compiendo una scelta di valore che riguarda tutti».