giovedì 5 giugno 2025
Da gennaio a maggio, nozze civili 929, in chiesa 63. Il vicario episcopale don Giuseppe Como: «Anche chi si sposa in Comune cerca stabilità. Comprendiamo meglio le ragioni dei conviventi»
Fidanzati in piazza Duomo

Fidanzati in piazza Duomo - Foto Siciliani

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Come leggere le ultime notizie che arrivano dal fronte matrimoni a Milano? Notizie all’apparenza un po’ disorientanti, ma che il realismo cristiano ci può aiutare a comprendere in modo quasi positivo. Vediamo di capire meglio. Ieri, in occasione del bilancio a proposito del progetto “Per un sì consapevole”, il primo corso prematrimoniale laico e gratuito in Italia, lanciato nei mesi scorsi dal Comune di Milano in collaborazione con il locale Ordine degli avvocati, sono stato diffusi alcuni dati. Il primo si riferisce alle coppie che hanno partecipato al corso di cui si sono tenuti i primi due moduli. Sono state 596, un numero che è andato al di là delle migliori aspettative e che ha indotto gli organizzatori a riproporre presto l’iniziativa.

Gli altri dati si riferiscono al numero di matrimoni celebrati a Milano da gennaio a maggio. E qui cominciano i problemi. Secondo i dati dell’anagrafe comunale i matrimoni civili sono stati 929, quelli religiosi – il termine corretto sarebbe concordatari – 63 e le unioni civili 59, di cui 40 tra coppie di uomini e 19 tra coppie di donne.

Il dato che balza subito all’occhio è quello riferito ai matrimoni “in chiesa”. Possibile che siano poco più del 7 per cento rispetto a quelli civili? È vero che il Comune ha sottolineato che si tratta di dati provvisori. È vero che tante coppie “milanesi” poi decidono di celebrare le nozze altrove, spesso nei paesi d’origine o in altre località, ma anche se si raddoppiasse o si triplicasse quel dato, segnalerebbe comunque un arretramento di vaste proporzioni, che interroga e preoccupa. Anche perché gli ultimi dati disponibili in ambito nazionale segnalano certamente una riduzione dei matrimoni religiosi nel 2024 rispetto al 2023 (-9%) ma il divario rispetto a quelli civili (-2%) non è così ampio, visto che su dieci matrimoni quelli all’altare sono più o meno il quaranta per cento del totale.

Come leggere quindi il dato che arriva dal Comune? Dobbiamo davvero pensare che Milano, dove tradizionalmente si anticipano almeno di un decennio costumi e tendenze che poi si diffonderanno in altre parti del Paese, stia mandando un segnale forte e drammatico sulla necessità di rinnovare la proposta del matrimonio cristiano? Don Giuseppe Como, vicario episcopale diocesano per l’educazione, la catechesi e la fede, nonché docente di storia della spiritualità alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale invita a mettere da parte gli allarmismi e a cogliere il bene laddove c’è.

«I matrimoni religiosi sembrerebbero molto pochi, d’accordo. Ma inviterei a guardare quello dei matrimoni civili che è comunque incoraggiante perché – spiega – indica il desiderio di un impegno serio, di stabilità, di uno sguardo responsabile sul futuro, valori cioè che sono alla base anche del matrimonio religioso».

Certo, va preso atto che oggi, per la maggior parte dei giovani adulti, non ci sono le motivazioni di fede sufficienti per scegliere il “sì” all’altare. Da un lato – argomenta don Como – pesano ancora quei luoghi comuni secondo cui, in caso di difficoltà, il matrimonio civile potrebbe risultare più semplice da sciogliere rispetto a quello religioso, ma «dobbiamo anche riconoscere che la nostra proposta va rinnovata nei modi e nei linguaggi, rendendola più efficace per incrociare i desideri dei giovani adulti. È chiaro che i nostri modelli sono strutturati per una società che nel frattempo è cambiata e quindi vanno ripensati».

Il teologo suggerisce anche un’altra strada, partendo dalle coppie conviventi che poi scelgono il matrimonio e che ormai rappresentano la quasi totalità (oltre il 90 per cento) di coloro che chiedono di frequentare i percorsi di preparazione alle nozze: «Dobbiamo capire meglio cosa spinge queste coppie a superare il modello della convivenza per avvicinarsi al sacramento, qual è per loro il valore aggiunto? Credo che riflettendo su questo fenomeno, potremmo trovare spunti interessanti anche per intercettare coloro che, dopo aver scelto il matrimonio civile, forse si interrogano sulla possibilità di fare un altro passo».

Certo, aggiunge, l’importanza di proporre percorsi di evangelizzazione per adulti più adeguati alla sensibilità dei nostri giorni, rimane. E, laddove è stato fatto, i risultati sono incoraggianti. Don Como ricorda l’esperienza del catecumenato per adulti, «numeri ancora piccoli - osserva - ma che segnalano l’efficacia della risposta a un bisogno».

Come rappresentano uno sforzo importante di intercettare esigenze concrete - interviene Paolo Zambon che con la moglie Maria affianca don Massimiliano Sabbadini nel coordinamento del Servizio diocesano per la famiglia - le proposte rivolte nei mesi scorsi alle famiglie vedove e ai genitori con figli lgbt, che hanno avuto risposte importati».

Che esista questo desiderio di pienezza, di maggior comprensione, di accompagnamento, lo dimostrano - come detto - anche i dati del corso “laico” di preparazione. Un progetto importante per la sua originalità, anche se è stato limitato alla comprensione di diritti e doveri legati alla scelta matrimoniale, attraverso la voce di avvocati esperti in diritto di famiglia. Si è parlato delle modalità di scelta del regime patrimoniale, di responsabilità genitoriale, di strumenti di tutela, di gestione dei conflitti. Ogni incontro ha rappresentato un momento di ascolto, informazione e confronto. «Con questa iniziativa – ha afferma il coordinatore del progetto dell’Ordine degli avvocati di Milano, Alessandro Mezzanotte – rinnoviamo il nostro impegno nel promuovere la cultura della consapevolezza giuridica».

«È sempre un gesto di civiltà – ha aggiunto la vicepresidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Francesca Zanasi – avvicinare le persone al diritto nei momenti fondamentali della loro vita, accompagnandole con parole semplici ma autorevoli. La consapevolezza rafforza i legami, le scelte e la libertà».

Il progetto quindi proseguirà a settembre con un nuovo cicli di incontri - 17 e 24 settembre, 1 e 8 ottobre - aperti a tutte le coppie interessate, indipendentemente dall’età o dalla tipologia di unione.

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