L'Istituto Pontificio che insegna la "spiritualità dello spazzolone"

Al “Giovanni Paolo II” per le scienze del matrimonio e della famiglia il lavoro di cura domestico (e le letture teologiche) diventa materia di studio in un corso aperto a tutti
October 22, 2025
L'Istituto Pontificio che insegna la "spiritualità dello spazzolone"
Fare le pulizie di casa, oltre che una fatica e una pratica noiosa, può essere anche un gesto di profonda spiritualità. Tutti i lavori domestici che le mamme e - con minor frequenza – i papà portano a termine possono trasformarsi in un momento di indagine pastorale e di riflessione teologica. A patto, naturalmente, che si guardi alla vita familiare come un percorso di crescita nella fede di cui rendere grazie a Dio. Lavoro di cura e preghiera. La condizione ordinaria di una madre e di un padre di famiglia è questa. Inutile cercare modelli di spiritualità nell’esempio dei padri del deserto e delle monache di clausura. La loro quotidianità non c’entra nulla con la vita di famiglia e con le molteplici responsabilità che s’addensano su una coppia di genitori.
Negli scorsi anni la teologia del matrimonio e della famiglia ha spesso preso in esame segmenti della vita coniugale e familiare rimasti un po’ ai margini, come la sessualità, il tempo libero, l’impegno sociale, la ministerialità domestica. Ma c’è un aspetto della vita familiare che appariva un po’ meno nobile per essere indagato come momento di spiritualità, quello del lavoro di cura. Invece si trattava di un pregiudizio da superare. Adesso è arrivato il momento della svolta.
Per la prima volta, in un percorso pastorale ai massimi livelli – come quello proposto dal Pontificio Istituto teologico “Giovanni Paolo II” per le scienze del matrimonio e della famiglia - la spiritualità del lavoro di cura domestico sarà tra gli argomenti in calendario. «Stiamo imparando a dare valore cristiano anche a queste pratiche che fino a qualche anno fa venivano portate a termine in modo automatico, senza teorizzare. Adesso è arrivato il momento di dare valore a un aspetto della vita familiare che è carico di significati e di nobiltà», spiega Claudia Leal, docente di teologia morale, origini cilene, da quattro anni in Italia, sposata con due fìgli.
L’iniziativa rientra tra le proposte dell’Istituto per l’anno accademico 2025-2026. Altra scelta innovativa, quella di aprire i corsi di pastorale familiare riservati agli studenti della Licenza e del Dottorato in Teologia, a tutti i professionisti e operatori sociali che in diversi modi si occupano di famiglia e di dinamiche familiari, nel campo della cura, dell’educazione, dell’accoglienza e dell’accompagnamento pastorale-ecclesiale. Titolo dell’iniziativa “Vicino alle famiglie: percorsi di pastorale familiare”. È anche possibile iscriversi senza avere titoli di studio pregressi e seguire i corsi online o in presenza. Chi invece ha già alle spalle percorsi di studio (laurea triennale o magistrale), potrà aggiungere al percorso base anche seminari e laboratori di ricerca (livello avanzato), riservati alla Scuola Dottorale JP2, con l’acquisizione di crediti formativi universitari.
Questi i percorsi di approfondimento messi a disposizione: sostegno alla genitorialità; famiglia, cura e spiritualità; famiglia nella Chiesa sinodale; famiglia nella Chiesa locale (info e iscrizioni: pastorale@istitutogp2.it
oppure 06.698.95.535).
Ogni percorso offre due corsi. Per quanto riguarda l’accompagnamento alla genitorialità verranno approfonditi temi come l’educazione degli adolescenti (Giovanni Salmeri) e l’intelligenza artificiale (Andrea Ciucci). Sul fronte cura e spiritualità sarà proposto un percorso sulla spiritualità della maternità (Claudia Leal) e uno sull’etica degli affetti (Pierdavide Guenzi). Per quanto riguarda la famiglia nella Chiesa sinodale ecco un approfondimento sulle questioni familiari complesse (Philippe Bordeyne e Francesco Pesce) e un altro su sinodalità e misericordia (Philippe Bordeyne e Orietta Grazioli). Infine sulla Chiesa locale ci sarà un corso tenuto dal moralista indiano Shari Kossutari e dal canadese Julian Paparella. Mentre Alexandra Diriart parlerà di volti e figure della spiritualità familiare.
Per tutti i temi il comune denominatore sarà, come detto, il nuovo approccio alla spiritualità della cura. «La strada da fare è ancora lunga ma – riprende Claudia Leal – non era più possibile escludere dalla ricerca teologica l’impegno di tante mamme, di tanti genitori, ma anche di tanti nonni che spendono la vita per accompagnare soprattutto bambini e anziani. Eppure sono proprio questi cargiver familiari che spesso determinano il successo della nostra vita, come individui e come società». Ora anche pastorale e teologia se ne stanno accorgendo. Ed è una buona notizia.

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