C'è un passaporto che fa diventare la nascita un fatto culturale

Come a Torino e in Piemonte un progetto che accoglie ogni nuovo nato col regalo di entrare gratis al museo insieme mamma e papà sta creando una nuova cultura della famiglia
October 14, 2025
Una mamma con la sua bimba alla Reggia Venaria di Torino in occasione della Festa della nascita
Una mamma con la sua bimba alla Reggia Venaria di Torino in occasione della Festa della nascita
«Il patrimonio storico-artistico ti appartiene. Il museo è casa tua: da oggi sei cittadino culturale». È con questo spirito che nasce il Passaporto culturale – ideato dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna –, un invito rivolto alle famiglie con nuovi nati per scoprire i luoghi della bellezza, viverli e farli propri fin dai primi giorni di vita. Il progetto regala a ogni bambina e bambino un documento simbolico e pratico, un passaporto che permette l’ingresso gratuito in oltre 40 musei del Piemonte, valido per un anno dal momento della nascita ed esteso anche a mamma, papà o altri due familiari. Non si tratta solo di un beneficio economico, ma di un segnale di benvenuto nella comunità, un invito a frequentare i luoghi della cultura come spazi di benessere e socialità.
Il focus è sui primi mille giorni di vita, dal concepimento fino ai due anni di età: un periodo cruciale per lo sviluppo neuronale, cognitivo ed emotivo. Esperienze positive come ascoltare musica, leggere ad alta voce o passeggiare in un museo, nutrono infatti la relazione tra genitori e figli, favorendo così il benessere di tutta la famiglia. «Abbiamo iniziato a riflettere sul ruolo dei musei come spazi di accoglienza, benessere e comunità – racconta Catterina Seia, presidente del Cultural Welfare Center e promotrice del progetto –. Non solo luoghi di conoscenza, ma ambienti che permettono a una famiglia di vivere momenti di serenità, di scattare una foto in un momento e in un luogo memorabile, di sentirsi accolta».
Dal 2021 il Passaporto culturale, in un’ottica di collaborazione tra più realtà, si è legato anche alla “Festa della nascita”, evento diffuso che unisce cultura, natura e salute. Nato in piena pandemia come dispositivo di «contaminazione positiva», spiega Vaia, è diventato ben presto un rito di comunità capace di coinvolgere migliaia di famiglie. Alla sua quinta edizione, ospitata lo scorso settembre alla Reggia di Venaria, la Festa ha infatti registrato oltre 4.000 partecipanti: una «festa dei passeggini», dice, che ha animato spazi museali con laboratori, letture, musica, incontri con esperti e attività nella natura. La formula è semplice: un’intera giornata gratuita per le famiglie con nuovi nati, animata da diversi operatori e associazioni. «Abbiamo incontrato tante famiglie, proponendo attività diverse – racconta Silvia Varetto, responsabile dei servizi educativi del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude –. L’idea è che un luogo come la Reggia di Venaria possa offrire non solo conoscenza e approfondimenti, ma anche un incontro con la bellezza, capace di influire positivamente fin dai primi giorni di vita sul rapporto tra genitori e bambini, favorendo lo stare in famiglia e l’incontro con altre famiglie».
La Festa quindi non è solo un evento celebrativo, ma parte di una strategia a lungo termine. Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento significativo delle visite nei musei da parte delle famiglie che hanno ricevuto il Passaporto culturale. Molti genitori che non frequentavano i musei hanno iniziato a farlo, spesso tornando anche dopo la prima esperienza. Alla prima edizione, ad esempio, il 90% dei partecipanti dichiarava di non visitare musei: il 50% di loro è tornato l’anno dopo, creando una sorta di abitudine culturale nuova e duratura.
«Non possiamo limitarci a registrare il calo delle nascite, dobbiamo costruire condizioni favorevoli alle famiglie – sottolinea Vaia –. Il Passaporto è un simbolo, certo, ma dentro ha un disegno più ampio di creazione di comunità, dove la cultura diventa un vero e proprio collante, un asse interpretativo e motore della trasformazione sociale che stiamo vivendo a più livelli nella società, partendo da un fatto concreto, il favorire l’ingresso a museo».
Un momento della terza Edizione della Festa della Nascita alla Reggia di Venaria
Un momento della terza Edizione della Festa della Nascita alla Reggia di Venaria
Il progetto coinvolge oggi 32 Comuni dell’area torinese, con la città di Torino in prima linea, insieme a ospedali, consultori pediatrici, associazioni e reti consolidate come Nati per Leggere, Nati con la Musica e Nati con la Natura. Quest’ultima, coordinata dalla Regione Piemonte, ha portato nei parchi e nei giardini attività dedicate ai più piccoli, integrando in questo modo la dimensione ambientale a quella culturale.
Alla base del Passaporto culturale c’è per cui un’idea precisa: la cultura non è un lusso, ma una componente essenziale della salute pubblica, perché «bisogna anche ricordarsi che non tutte le famiglie possono permettersi di andare al museo», quindi questo progetto va anche in una direzione di democratizzazione delle possibilità. Inoltre, la letteratura scientifica – lo confermano innumerevoli studi – ha ampiamente dimostrato l’efficacia delle esperienze culturali nella promozione del benessere psicofisico, nella prevenzione e nell’inclusione sociale. «La pandemia ha reso evidente quanto la cultura sia parte integrante della salute – aggiunge ancora Vaia –. È tempo di passare da innamoramenti sporadici a collaborazioni strutturali tra i settori, per costruire un vero welfare culturale».
Così il museo si trasforma, da luogo di contemplazione a casa comune, accogliente e inclusiva, dove la famiglia può trovare spazi a misura di bambino, occasioni di incontro e momenti da condividere. È un cambiamento culturale che rende accessibile il patrimonio, anche a chi per diverse ragioni –economiche, sociali, ma non solo – ne è rimasto escluso.
«Grazie all’Abbonamento Musei abbiamo visto crescere l’utilizzo del Passaporto e aumentare le visite, anche in Reggia – dice Varetto –. Molte famiglie che non frequentavano i musei hanno iniziato a farlo, segno che il progetto crea continuità e genera un impatto positivo»; in dieci anni circa 50 musei piemontesi hanno aderito, mentre in il progetto Lombardia è attivo con la Fondazione Brescia Musei e in Val Camonica.
Dalla consegna del Passaporto culturale nei consultori e negli ospedali alla “Festa della nascita” nelle residenze sabaude, il filo rosso è e resta comunque sempre lo stesso, ovvero accogliere i nuovi nati con un dono simbolico e concreto, aprire le porte dei musei come case della comunità e offrire alle famiglie occasioni di benessere condiviso. In un Paese che registra un calo demografico importante, iniziative come queste rappresentano non solo un sostegno simbolico, ma una misura reale per accompagnare la genitorialità e costruire legami di comunità. Perché la nascita non è solo un fatto sanitario: è, prima di tutto, un fatto culturale, un «asse trasversale delle politiche pubbliche, in una prospettiva sistematica e sistemica in cui si vadano a creare ecosistemi stabili a favore della prima infanzia», dice Vaia, spiegando che il Cultural Welfare Center è nato proprio con l’intento di generare salute e alleanze tra settori: pubblico e privato, amministrazioni, cittadini, perché come recita lo slogan promozionale del Passaporto: «La cultura fa bene alla salute, fin dai primi passi».

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