mercoledì 23 novembre 2022
Censite le 150 migliori aziende europee in cui i dipendenti sono più felici di lavorare. Nel terziario e nei servizi maggiore attenzione al benessere dei lavoratori rispetto all'ambito manifatturiero
Alcuni giovani dipendenti di Illimity

Alcuni giovani dipendenti di Illimity

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Qual è l’azienda in cui ogni lavoratore riesce a esprimere il meglio di sè, al di là di un’adeguata remunerazione economica? «Quella in cui si ritrovano attuati concretamente aspetti quali il benessere, il rispetto, l’equità e la credibilità: sono queste le qualità che rendono un’impresa il luogo di lavoro ideale per ogni collaboratore», afferma Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia, azienda specializzata nello studio e nell’analisi del clima aziendale, che ha censito e classificato le 150 migliori aziende europee in cui i dipendenti sono più felici di lavorare. «Meritocrazia, imparzialità, una paga equa e la possibilità di partecipare ai profitti delle organizzazioni sono oggi gli elementi che differenziano queste imprese rispetto a tutte le altre», aggiunge Zollo, che segnala l’eccellente risultato delle imprese italiane: con una quota del 7% di aziende premiate nel ranking, l’Italia è al secondo posto insieme alla Francia alle spalle del Regno Unito (9%) ma davanti a Germania e Spagna (5%), in una classifica suddivisa in quattro categorie.

La maggior parte delle aziende classificate è attiva nell’ambito dell’information technology (31%), seguono l’asset dei servizi professionali (15%) e quello dei servizi finanziari e assicurativi (11%). « La classifica dei migliori ambienti lavorativi in Europa conferma quanto sia fondamentale, in un momento storico di crisi e di ridefinizione dell’organizzazione del lavoro, l’ascolto delle persone: un collaboratore che vive un’esperienza positiva sul luogo di lavoro contribuisce direttamente al successo aziendale, permettendo all’impresa di battere la concorrenza. Livelli elevati di rispetto, equità e benessere contribuiscono a creare una cultura di condivisione e fiducia, in cui tutti i lavoratori sono disposti a dare di più per raggiungere gli obiettivi aziendali e la loro personale soddisfazione», conclude Zollo.

Ma in che modo le aziende italiane riconosciute come «best places to work» attuano questi principi innovativi? « Investiamo nello sviluppo del potenziale di ognuno, con programmi formativi dedicati. Ci impegniamo per creare un ambiente positivo, in cui tutti possano essere “co-creators” nella generazione del valore condiviso. Offriamo un approccio flessibile, lavoro a distanza, supporto nel processo di delocalizzazione, servizio di assistenza fiscale, supporto alla genitorialità e molto altro ancora», commenta Giacomo Mazzariello, responsabile risorse umane del gruppo Chiesi, compagnia attiva nel settore biotecnologie e prodotti farmaceutici certificata B-corp, unica azienda italiana presente nella classifica delle multinazionali.

Tra le grandi imprese è stato riconosciuto l’impegno di Illimity, gruppo bancario a forte contenuto tecnologico, come sottolinea il ceo Corrado Passera: « Abbiamo diverse professionalità ed esperienze ma siamo tutti accomunati da valori forti che cerchiamo di applicare quotidianamente nella costruzione della nostra banca: imprenditorialità, indipendenza, innovazione, responsabilità». Anche tra le piccole imprese emergono originali modelli gestionali orientati al benessere dei dipendenti, come testimonia la presenza in classifica della torinese Fluentify, specializzata nella formazione linguistica, e della pescarese Nebulab, attiva nella digitalizzazione dei servizi di ecommerce per brand internazionali. E quella di Sidea Group, software house con 105 addetti premiata insieme alla milanese Bending Spoons e all’emiliana Webranking tra le medie imprese digitali: «Siamo tra le pochissime aziende in Italia ad aver istituito il “congedo rosa” per le nostre dipendenti, che possono assentarsi durante il ciclo senza dover giustificare la propria assenza, anche se non c’è ancora alcuna legge che lo ratifichi come diritto», spiega Vittorio Grassi, ceo di Sidea Group. «Un altro dei punti fermi è la flessibilità: abbiamo radici in Puglia, ma di fatto i nostri dipendenti possono scegliere di lavorare ovunque vogliano nel mondo, contano solo la competenza e la qualità dei progetti seguiti».

Non a caso il clima di benessere e fiducia condiviso dall’intera comunità aziendale si riverbera anche sui mercati: Bending Spoons, che sviluppa applicazioni per dispositivi mobili (tra cui app diffusissime come Splice e Immuni), ha di recente raccolto 340 milioni di dollari nell’ambito di un mega round di finanziamento e aumento di capitale, segnando un record per una start up italiana considerata tra le prime società tecnologiche in Europa. Se il mondo del terziario e dei servizi si sta evolvendo verso una maggior attenzione al benessere dei lavoratori, l’ambito manifatturiero presenta ancora criticità, soprattutto sulla componente più giovane degli occupati. In occasione della giornata mondiale per la salute mentale (10 gennaio), il terzo rapporto Mindwork - BVA Doxa dedicato al vissuto e ai bisogni dei dipendenti delle aziende italiane ha evidenziato un quadro di difficile gestione della propria vita lavorativa: «Nell’ultimo anno circa il 62% dei lavoratori italiani ha provato almeno un sintomo correlato al burn out, cioè la sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo.

È in questo contesto che si afferma il fenomeno del “quiet quitting”, ossia il limitarsi a fare lo stretto necessario al lavoro », spiega Biancamaria Cavallini, direttrice di Mindwork e psicologa del lavoro. Significativo il dato relativo a tecnici e operai: il 75% degli addetti del settore industriale con meno di 34 anni si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica. Ma parlare apertamente di disagio risulta ancora difficile: quasi il 40% dei lavoratori, infatti, non si sente libero di dichiarare il proprio malessere in azienda. « Dai dati del nostro osservatorio – afferma Mario Alessandra, a.d. di Mindwork – sono emerse da un lato la trasversalità del malessere psicologico su aziende di ogni settore e dimensione, dall’altro l’impatto che questo ha sulla capacità delle imprese stesse di trattenere e attrarre i talenti, soprattutto quelli più giovani che rappresentano il nostro futuro. In questo scenario è fondamentale promuovere un nuovo paradigma culturale che, a partire dalla leadership, sia la base per ambienti di lavoro strutturalmente a misura di benessere psicologico», oltre che sociale ed economico.

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