mercoledì 23 febbraio 2022
Lo Sri Lanka ha un debito complessivo di 251 milioni di dollari e per ripianarlo punta a inviare all’Iran, ogni mese, tè per un valore equivalente a 5 milioni di dollari
Tè in cambio di petrolio: lo strano patto Sri Lanka-Iran
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Mettere sullo stesso piano il petrolio con il tè, un paragone che sembra senza confronto, ma sul quale in realtà può dipendere il destino di più paesi. Lo Sri Lanka ha annunciato che salderà il proprio debito petrolifero con l’Iran pagando in tè anziché in denaro. A dare la notizia è stato il ministro delle Piantagioni industriali dell’isola, Ramesh Pathirana, dopo colloqui tra delegazioni di entrambe i governi. Lo Sri Lanka sta attraversando una grave crisi economica su cui pesano, ormai da quasi due anni, le mancate entrate legate al turismo a causa della pandemia da Covid-19. In questo momento le sue entrate si basano quasi esclusivamente sui proventi delle esportazioni del tè, da qui l’idea di utilizzarlo per risanare il debito estero, a cominciare da quello verso l’Iran. Lo Sri Lanka ha un debito complessivo di 251 milioni di dollari e per ripianarlo punta a inviare all’Iran, ogni mese, tè per un valore equivalente a 5 milioni di dollari. Bisognerà vedere se le previsioni saranno rispettate, poiché i calcoli effettuati a margine dell’intesa prevedono un periodo superiore ai quattro anni. Alireza Peyman-Pak, a capo dell’Organizzazione per la promozione del commercio dell’Iran, conferma l’«accordo scritto» tra i due Paesi arrivato dopo «recenti negoziati». L’intesa prevede l’invio sia di tè lavorato con la tecnica nota come ortodossa, in cui tutti i processi avvengono a mano, sia della categoria foglie intere.

La notizia ha fatto il giro del mondo, anche per le sanzioni economiche a cui è sottoposto l’Iran, con l’embargo che impedisce una grande fetta di importazioni. Lo Sri Lanka ha immediatamente precisato che il tè non è soggetto a restrizioni poiché rientra nella categoria dei beni di prima necessità in cui si trovano gli alimenti. Sempre secondo indiscrezioni, il governo dell’isola ha spiegato che le banche iraniane nella lista nera non sono coinvolte nelle transazioni finanziarie così come fissato nell’accordo. L’intesa ha rafforzato i legami tra i due Paesi e si inserisce nel delicato quadro di relazioni diplomatiche tra i governi dell’Asia del sud. Gli analisti prevedono che l’accordo Iran-Sri Lanka possa avere ricadute negative sulle esportazioni di tè dall’India verso Teheran. La crisi economica iraniana aveva già portato a un forte calo del flusso per impedimenti sul pagamento.Nel 2019 Nuova Delhi esportava 53 milioni di chili di tè, crollati a 29 milioni nel 2020 e a 21 milioni nei primi dieci mesi del 2021. Mohit Agarwal, direttore dell’Asian & Tea Exports, che esporta tè in Iran, non ipotizza che in futuro la situazione possa migliorare. «L’accordo commerciale tra Iran e Sri Lanka ha messo l’India in una posizione svantaggiosa – ha dichiarato Agarwa–. Le esportazioni in Iran potrebbero diminuire ulteriormente del 15% nel 2022». Tra India e Sri Lanka è sempre stato un alternarsi, con l’isola che, fino al 2016, copriva con le sue esportazioni quasi la metà del consumo iraniano di tè, mentre in termini assoluti Nuova Delhi è stata, fino al 2019, il suo più importante esportatore.

Questo nuovo accordo, che comporta il risanamento del debito petrolifero, potrebbe far aumentare la tensione tra i vari Paesi coinvolti. E non è giunta a caso la missione diplomatica nella regione, la scorsa settimana, del ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian, che ha fatto tappa sia in India sia in Sri Lanka. L’India sta cercando di riattivare i canali per aumentare le esportazioni di tè verso l’Iran, chiedendo a Turchia e Emirati Arabi, secondo indiscrezioni, la mediazione per il pagamento. L’intesa tra Iran e Sri Lanka ha aperto un acceso dibattito nel mondo della politica e dell’economia indiana. Dure le parole di Anshuman Kanoria, presidente dell’Associazione degli esportatori di tè indiani, secondo il quale Nuova Delhi è diventata troppo dipendente dalle esportazioni verso l’Iran, così come era accaduto negli anni ’70 con la Russia. «Bisognerebbe sviluppare altri mercati», è l’opinione di Kanoria. Malumori anche nello Sri Lanka. Il ministro Pathirana ha dichiarato che il pagamento del tè esportato verso l’Iran verrà effettuato nella valuta della rupia singalese, cosa che, secondo i produttori dell’isola, può arrecare più danni che benefici alla già compromessa economia dello Sri Lanka.


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