mercoledì 26 gennaio 2022
Il presidente della Fondazione Con Il Sud spiega perché l'ultimo Avviso dell’Agenzia per la Coesione territoriale, rivolto ai Comuni, per progetti di valorizzazione è un’occasione sprecata
Cambio Rotta, bene confiscato ad Altavilla Milicia (PA)

Cambio Rotta, bene confiscato ad Altavilla Milicia (PA)

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L’Avviso dell’Agenzia per la Coesione territoriale, rivolto ai Comuni, per progetti di valorizzazione dei beni confiscati è un’occasione mancata, perché non prevede un ruolo attivo del Terzo settore e perché finanzia solo le ristrutturazioni fisiche dei beni. Su questi limiti oggettivi vi sono state molte critiche e la richiesta del Forum del Terzo Settore di ritirare e riformulare il bando.

Il mancato riferimento al Terzo settore infatti non è solo discutibile dal punto di vista formale, è grave in termini politici se si considera che l’intervento, nel Pnrr rientra nel capitolo dell’inclusione sociale. Rispetto a questa obiezione il Ministro ed il Direttore dell’Agenzia hanno promesso una particolare attenzione al tema; ma il meccanismo non muta: riconoscere premialità ai progetti relativi ai beni già assegnati agli Ets è un’eccezione che conferma la regola. Si poteva fare riferimento alla necessita di un loro maggiore coinvolgimento nel Decreto del 12 gennaio, che proroga la scadenza del bando al 28 febbraio; non avrebbe cambiato molto le cose, ma poteva costituire un segnale di attenzione e di coerenza rispetto alle assicurazioni del Ministro Carfagna sulla volontà di valorizzare il ruolo del Terzo settore. Ma altrettanto grave è aver deciso di impegnare 250 +50 milioni solo per le ristrutturazioni dei beni. In tal senso l’esperienza dei Pon sicurezza poteva insegnare: non sono pochi i casi di beni ristrutturati e poi non utilizzati, con effetti devastanti in termini politici nei territori.

Le numerose esperienze di interventi che valorizzano la capacità di gestione del Terzo settore, finanziando le ristrutturazioni e la gestione iniziale delle attività, non riescono ad orientare la Pa, autoreferenziale e prigioniera di procedure e criteri spesso senza senso. Non si può fare un bando così importante senza porsi il problema delle risorse per la gestione; è già accaduto con il Bando dell’Agenzia dei beni confiscati che assegnava 1.000 beni a ETS senza prevedere risorse finanziarie per la gestione. C’è qualcuno in grado di decidere che una parte, molto marginale, delle risorse finanziarie confiscate e confluite nel Fondo Unico Giustizia venga destinata a rendere più organici ed efficaci gli interventi che ho richiamato? Il sistema politico ed istituzionale è in grado di voltare pagina capendo che non si può più intervenire sui beni confiscati solo in modo simbolico per la legalità, ma significa costruire percorsi di sviluppo trasparente, equilibrato, solidale sui territori? È determinare nuova occupazione. È dimostrare che alla ricchezza prodotta dalle mafie, le comunità sono in grado di contrapporne un’altra.

Con oltre 35mila immobili confiscati - che valgono 32 miliardi - 4mila aziende confiscate, più di 5mila beni mobili registrati confiscati per un valore di 4,3 miliardi, con 5 miliardi di risorse finanziarie confiscate, bisogna cambiare radicalmente il sistema. Altrimenti continueremo a sprecare occasioni.

* Presidente Fondazione Con il Sud

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