
Oggi alle imprese si chiede di trovare un giusto equilibrio tra impegno ambientale e sociale e risultati economici: un obiettivo non sempre facile da raggiungere che richiede processi decisionali in grado di rispondere ai nuovi bisogni delle persone e del pianeta, di valutare opportunità e rischi rispetto ai cambiamenti in corso, di gestire l’impatto generato. Anche per questo si parla più che in passato di “valore condiviso”, cioè di politiche e pratiche che consentono all’impresa di essere competitiva e contemporaneamente di migliorare le condizioni di vita delle comunità in cui opera.
Per misurare l’impegno delle organizzazioni vengono utilizzati i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) che permettono di rappresentare in numeri i risultati ottenuti e di portarli all’attenzione degli stakeholder. Ma mentre si è discusso molto della “E” e, anche se meno, della “S”, raramente si parla della “G” di Governance, fattore centrale nel percorso di transizione verso lo sviluppo sostenibile. Conoscere la Governance, cioè il sistema di regole, politiche e procedure che guidano l’organizzazione, è invece fondamentale non solo per sapere chi prende le decisioni ma anche per capire come vengono gestite e monitorate.
Chi è a capo di un’organizzazione è chiamato a fare scelte che influenzano i risultati e la reputazione agli occhi di dipendenti, clienti, fornitori, investitori e di tutti gli altri stakeholder. Una Governance trasparente è un fattore chiave per il successo sostenibile di qualsiasi organizzazione.
Il successo sostenibile
Perché il successo si possa definire sostenibile, chi opera a capo dell’organizzazione ha il compito di creare valore non solo per gli azionisti ma anche per gli stakeholder.
Il tema non è nuovo: già nel 2020 Borsa Italiana aveva introdotto nel Codice di Corporate Governance il concetto di successo sostenibile definito come «la creazione di valore a lungo termine per gli azionisti bilanciando gli interessi degli stakeholder rilevanti».
Nelle Società Benefit, status giuridico introdotto in Italia nel 2016, la scelta di vincolare l’impresa e i suoi amministratori al rispetto dei valori della sostenibilità appare molto evidente: queste imprese si impegnano infatti a creare un impatto positivo sulla società e la biosfera, ovvero valore condiviso, oltre a generare profitto. La sostenibilità deve essere parte integrante del loro modello di business: per questo devono indicare nell’oggetto sociale le finalità di beneficio condiviso che intendono perseguire in modo coordinato e sinergico con il profitto. Per queste aziende è quindi fondamentale operare in modo responsabile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente.
Il successo sostenibile è un’ulteriore conferma che la sostenibilità deve essere inserita nel disegno strategico dell’impresa per rafforzare le relazioni e migliorare le performance aziendali.
Un nuovo ruolo per i manager
In questo contesto in rapida trasformazione in cui le imprese vengono giudicate anche in funzione della loro capacità di gestire l’organizzazione secondo i criteri ESG, cambia parzialmente anche il ruolo del manager. Chi dirige un’organizzazione deve avere una visione chiara del percorso verso lo sviluppo sostenibile e degli ostacoli da superare. In particolare, le figure apicali hanno il dovere di gestire le relazioni e di collaborare con gli stakeholder: una leadership inclusiva, coerente, trasparente, può rispondere contemporaneamente alla richiesta di risultati di breve periodo ma avere anche una visione di medio-lungo termine. Il manager, quindi, deve saper coinvolgere chi lavora in modo diretto o indiretto nella sua organizzazione: dai responsabili delle diverse funzioni aziendali, ai dipendenti, alla rete vendita. Deve saper coordinare e controllare i propri collaboratori ma anche stimolare la loro partecipazione e la loro creatività. Una Governance con ruoli e i compiti ben chiari migliora la gestione interna, rafforza la fiducia degli stakeholder, aumenta il valore dell’organizzazione.
Il capitale relazionale
La comunicazione assume un ruolo importante per accompagnare il percorso di cambiamento di qualsiasi organizzazione pubblica o privata. Il CdA e, più in generale, chi ricopre una posizione apicale deve far capire agli stakeholder quali sono i traguardi che l’impresa intende raggiungere. In questo modo rafforza il “fattore fiducia” e indirettamente il capitale relazionale: l’organizzazione deve saper coltivare relazioni positive con tutti, aumentare i momenti di confronto, migliorare il dialogo con i portatori di interessi interni ed esterni
Per creare relazioni durevoli, che aumentano il capitale relazionale, in molti casi si richiede un cambio di prospettiva: non basta infatti comunicare strategie, progetti, risultati. L’ingaggio dei portatori di interessi necessita di una continua innovazione nei linguaggi e negli strumenti.
La comunicazione se gestita in modo professionale ha un valore strategico. Ma è necessario non solo utilizzare le parole giuste: prima di tutto bisogna avere comportamenti corretti e coerenti con gli obiettivi e la strategia generale dell’organizzazione.
Pericolo “washing”
La responsabilità finale della gestione del rischio è di chi governa l’organizzazione anche se nelle grandi aziende esiste il Comitato Rischi e a volte è presente la figura del Risk manager.
Al CdA si chiede infatti di saper prevenire e gestire eventuali problemi se vuole evitare l’accusa di washing legata ad azioni non corrette e spesso anche a una comunicazione non del tutto chiara.
Non basta essere attenti agli adempimenti normativi: bisogna comunicare in modo autentico gli aspetti che contano, condividere dati concreti e informazioni centrali rispetto al proprio business. Ed essere trasparenti: affermazioni non veritiere provocano un calo di credibilità che può avere conseguenze gravi mentre, all’opposto, una comunicazione responsabile contribuisce al miglioramento della reputazione dell’organizzazione.
Quando il rapporto di fiducia si incrina a causa di un comportamento scorretto o di una comunicazione non veritiera le conseguenze possono essere molto gravi perché vengono messe in discussione l’affidabilità e la credibilità di tutta l’organizzazione.
Sempre più spesso la parola fiducia viene associata al concetto di trasparenza: tutte le organizzazioni, piccole o grandi, pubbliche o private, devono gestire la relazione con i loro stakeholder in modo chiaro raccontando le strategie, i successi ottenuti, le difficoltà affrontate.
Conversazioni sulla Governance
Una buona Governance richiede innovazione, capacità di visione, confronto con gli stakeholder, coerenza tra dichiarazioni e comportamenti: integrare la dimensione sociale e ambientale nella strategia dell’organizzazione è oggi sempre più necessario.
Per parlare di questo argomento Koinètica ha organizzato per febbraio il ciclo di incontri Conversazioni sulla Governance che rappresenta l’ideale prosecuzione degli appuntamenti degli anni scorsi: Conversazioni sul greenwashing e Conversazioni sul socialwashing. Sono previsti quattro incontri, uno ogni settimana (dalle 12.30 alle 13) nel mese di febbraio 2025: gli appuntamenti potranno essere seguiti in diretta su LinkedIn e rivisti sul canale YouTube di Koinètica. In ogni incontro si dialogherà con un esperto per capire come viene raccontata la governance all’interno dell’organizzazione e come viene valorizzata all’esterno.
Global Compact: quando la governance è trasformativa
«La governance trasformativa promuove un business più responsabile, inclusivo e sostenibile, rafforzando la fiducia con le istituzioni pubbliche e la società civile business più etico, prospero e sostenibile»: è quanto emerso da un recente Position Paper dell’Un Global Compact Network Italia. Secondo il Global Compact le aziende italiane stanno gradualmente riconoscendo la sostenibilità come una priorità cruciale per la competitività e il cambiamento sociale, economico e ambientale, in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu. Creano Comitati per le strategie di sostenibilità, soprattutto riguardanti la crisi climatica, e implementano programmi di formazione coinvolgendo l’intera catena del valore e le scuole. Coinvolgono gli stakeholder locali e avviano partnership con il Terzo Settore per la tutela ambientale e il miglioramento dei servizi.
Presentato lo scorso luglio in occasione dell’High level political forum 2024, il Paper illustra come 54 aziende italiane stiano integrando rischi, impatti e opportunità Esg nella governance aziendale, con 20 case history che mostrano strategie innovative. La governance trasformativa proposta utilizza la sostenibilità per allineare i processi interni e coinvolgere stakeholder sia tradizionali che dell’ecosistema esterno.
© riproduzione riservata