venerdì 26 maggio 2023
Da Ventotene al Giglio, sono 19 le piccole isole che potranno avere fondi per 200 milioni. Rinnovabili, acqua e mobilità tra i settori d'intervento
Isola del Giglio

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Giugno 2026: entro questa data 19 piccole isole italiane diventeranno ancora più verdi degli ambienti naturali di incomparabile bellezza nelle quali sono già immerse, grazie al programma denominato per l’appunto “Isole verdi” e ai 142 progetti che il ministero dell’Ambiente ha selezionato nei mesi scorsi, con un finanziamento di circa 200 milioni di euro dal Pnrr. I settori di intervento previsti sono cinque: rifiuti urbani, mobilità sostenibile, efficientamento idrico, energie rinnovabili, efficienza energetica. Nell’ambito di questi interventi green, ogni isola può comunque trovare degli aspetti ancora più peculiari, basandosi sull’esistente o cogliendo nuove opportunità che ben si sposano con un determinato territorio, come ad esempio stanno facendo al Giglio o a Ventotene.

Partiamo dall’isola toscana, dove il sindaco Sergio Ortelli loda subito il percorso ministeriale («Il fondo è veramente ingente e muove dalla logica di rendere le isole ancora più green»), anche se mette due puntini sulle i: «La depurazione non è compresa, ma per noi si tratta invece di un’opera prioritaria per mantenere il mare pulito e dunque per la tutela dell’ambiente; se ci pensiamo bene, infatti, transizione ecologica vuol dire anche tutelare l’ambiente marino e in questo la depurazione si incardina bene, per cui sarebbe opportuno inserirla. C’è poi il fatto che è stata esclusa l’isola di Giannutri, che è parte amministrativa del Giglio, in base a vecchie norme che prevedono un minimo di 50 residenti, mentre Giannutri ne ha 20-30 stabili, ma che poi diventano un migliaio in estate con i turisti. Contavamo e contiamo ancora su ulteriori 2 milioni di euro per interventi necessari a Giannutri, dalla centrale elettrica alla dissalazione».

Ma torniamo all’isola del Giglio, con i suoi tre centri abitati di Castello, Porto e Campese, e agli interventi green previsti: il sindaco Ortelli ne rimarca alcuni, come l’efficientamento della pubblica illuminazione e l’ancoraggio ai pontili, grazie a delle pompe idrauliche a risparmio energetico che permetteranno di soddisfare ancor di più e meglio l’utenza portuale, sia commerciale che turistica. Ma c’è un progetto che al primo cittadino sta molto a cuore «ed è quello del sistema idrico, perché siamo stati un po’ dei precursori: ora si parla tanto di crisi idrica e cambiamenti climatici, ma qui al Giglio abbiamo una continuità con l’acqua potabile grazie alla dissalazione introdotta quasi 20 anni fa e rispetto alla quale ci siamo domandati se quelle macchine allora installate fossero diventate obsolete e consumassero troppo. E allora abbiamo deciso di sostituirle con altre di nuova tecnologia, che ci faranno risparmiare il 30% di energia e ci faranno produrre il 30% in più di acqua potabile, aggiungendo anche un sistema di pannelli fotovoltaici ad ulteriore beneficio di un impianto altamente energivoro qual è quello della dissalazione».

Ma dall’isola di fronte all’Argentario arriva anche un’altra piccola grande battaglia vinta, questa volta più prettamente burocratica ma non meno importante, soprattutto per i bilanci di questo come di altri piccoli Comuni isolani: «Abbiamo avviato un confronto con il ministero – riprende il sindaco Ortelli – sulla dottrina degli appalti, per sapere se potevamo affidare direttamente ai gestori di servizi la tipologia scelta. Dopo tre mesi di interlocuzione, è arrivato il parere finale che ci consente di avere questo percorso agevolato, perché è evidente che se il gestore dei servizi pubblici può lavorare per conto nostro, per noi è meglio perché abbiamo un ambito amministrativo fatto di poche risorse del personale e quindi sopporteremo una grande fatica per portare avanti gli appalti, oltre al fatto che se noi facciamo un esborso iniziale ingente si rischia di andare in default o comunque mettere in crisi i bilanci comunali, che spesso sono pari o inferiori al fondo da anticipare. Ad esempio qui riceviamo 7 milioni circa di euro a fronte di un bilancio comunale di 4 milioni». Anche tramite questi passaggi, insomma, le piccole isole italiane diventeranno più green. E magari riusciranno a fermare il fenomeno irreversibile dello spopolamento, anche se su quest’ultimo aspetto Ortelli è più cauto: «Per arginare lo spopolamento servono altri interventi, ad iniziare dai costi del trasporto marittimo, che gravano tantissimo sui turisti che devono prendere il traghetto. O i costi della benzina e del gasolio, che qui continuano a costare 2,50 euro al litro».

Circa 200 miglia marine più in giù, approdiamo a Ventotene, perla dell’arcipelago laziale insieme a Ponza. Anche a Ventotene si lavora sui 5 step ministeriali, per un importo di poco inferiore ai 13 milioni di euro «e stiamo partendo su tutti i fronti, in particolare per la mobilità sostenibile – sottolinea il sindaco Carmine Caputo – grazie anche a degli esperti, appassionati dell’isola, che si sono messi a disposizione volontariamente. È prevista una mobilità al 100% elettrica e quindi dobbiamo studiare e preparare per bene il tutto, con dei percorsi che consentano di eliminare i vecchi mezzi. Anche sui rifiuti abbiamo avuto un primo incontro, mentre per il fotovoltaico stiamo studiando delle convenzioni con l’Enel». Ma anche a Ventotene, come in tutte le isole, uno dei nodi è quello dell’efficientamento idrico, con una particolarità da sottolineare: «C’è in progetto di recuperare le acque piovane, tramite le antiche cisterne romane che servivano proprio a questo e che contiamo di riattivare», chiosa il sindaco, con riferimento a quel pezzo di storia che si perde nei secoli e che i turisti ancora oggi ammirano, non lontano dal porticciolo dove intanto sbarcano attori e comparse impegnati nel sequel di “Ferie d’agosto” del regista Paolo Virzì.

Tutto bene, dunque, lungo il percorso verso il green delle isole italiane? Fino ad un certo punto, perché c’è un’altra problematica da risolvere, anche questa di carattere economico-amministrativo e per consentire di arrivare senza affanni sotto lo striscione di quel giugno 2026 per la fine lavori. In parole povere, come denunciato dall’Ancim (l’Associazione dei comuni delle isole minori), la convenzione per avviare i lavori prevede un quantum di anticipazione del 20%, come stabilito dall’Unione Europea, ma non un ulteriore 10% che invece sarebbe possibile in attuazione della Legge di Bilancio 2023. E, come abbiamo visto in precedenza, non sono somme irrilevanti per i piccoli bilanci delle piccole isole. Soprattutto laddove ci sono in ballo progetti innovativi tra quelli presentati, come ad esempio impianti eolici (micro-eolico on shore ed eolico off shore) e impianti che producono energia dal moto delle onde, dalle biomasse (prevalentemente sfalci di vegetazione) e da fonte geotermica. Un tema molto sentito nelle isole: non a caso la maggior parte dei progetti complessivamente selezionati riguarda proprio la costruzione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e per interventi sulle infrastrutture finalizzati a garantire la continuità e la sicurezza della rete elettrica, seguiti da quelli per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani e per la realizzazione o l’adeguamento degli impianti di produzione di acqua potabile.

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