mercoledì 28 febbraio 2024
L’iniziativa «Don’t gas Africa», sostenuta da molte organizzazioni cattoliche, punta a contrastare un modello di sviluppo per il continente nero basato sui combustibili fossili
«Priorità alle rinnovabili», la campagna per un'Africa green
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«Giù le mani dall’Africa!»: lo ha detto Papa Francesco nel suo viaggio apostolico in Congo e Sud Sudan, poco più di un anno fa, in omelie e discorsi che sono poi stati raccolti in un volume che ha appunto per titolo Giù le mani dall’Africa! (Libreria Editrice Vaticana). Parole che risuonano in “Don’t gas Africa”, nome di una campagna che sta prendendo rapidamente quota – ne ha già ispirata una identica in Asia, Don’t gas Asia – anche grazie al sostegno di organizzazioni cattoliche. La campagna chiede di non guardare all’Africa come a una sorta di stazione di rifornimento del gas perché «il gas non è green e non è pulito», come si legge sui suoi profili social. Di non bloccare l'Africa, cioè, in un modello di sviluppo ancorato alle fossili, per giunta ad uso e consumo principalmente del Nord del mondo. Proprio quando l’umanità deve accelerare l'abbandono delle fossili per contrastare il collasso climatico in corso, come ha detto COP28 dichiarando la necessità di un “transitioning away” dalle fossili.

«La campagna è nata quando è emerso il problema della carenza di forniture di gas dopo lo scoppio della guerra in Ucraina – racconta Ashley Kitisya, fossil free campaigner del Movimento Laudato Si’ Africa (MLS Africa), che sostiene la campagna –. L’Unione Africana (Ua) voleva spacciare il gas per combustibile di transizione, non per la fonte fossile che è. Attivisti e organizzazioni della società civile africana allora hanno unito le forze per esortare l’Ua a non sostenere quella narrazione per non aprire le porte a un ulteriore sfruttamento del gas, con tutte le ingiustizie che ciò comporta e che ben conosciamo. Vogliamo per l’Africa un percorso di sviluppo sostenibile, soluzioni che arrechino beneficio alle popolazioni africane e non al business as usual che alimenta la crisi climatica».

A settembre 2023, in occasione del primo Africa Climate Summit, MLS Africa insieme a centinaia di organizzazioni africane ha sottoscritto la “People’s Declaration” che, riscuotendo notevole attenzione, ha chiesto di rigettare quelle che definisce «false soluzioni» alla crisi climatica (ad esempio il mercato dei crediti di carbonio, o le tecnologie come la cattura e il sequestro di carbonio) e di concentrarsi invece su priorità quali il sostegno ai piani di adattamento alla crisi climatica e lo sviluppo delle rinnovabili. Richieste ribadite anche all’ultimo Summit di Ua a metà febbraio. « Don’t Gas Africa spiega Kitisya – è stata subito di grande interesse per noi, per le connessioni con l’ecologia integrale della Laudato Si’. Perché ogni cosa è interconnessa: l’estrazione delle fossili, la crisi climatica, l’impatto con cui essa colpisce in modo particolare l’Africa, che ne è invece la meno responsabile, obbligando sempre più persone a migrare».

Don’t Gas Africa ha fra i suoi maggiori risultati le oltre 50mila adesioni, da ogni parte del mondo, registrate dalla petizione lanciata sulla piattaforma online di Global Citizen: sollecita capi di Stato e ministri africani a non sostenere nuovi progetti legati a carbone, petrolio o gas, in linea con le raccomandazioni di Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'Onu) e Aei (l’Agenzia internazionale dell’Energia). Per promuovere ulteriormente le sue istanze, vede in quello del mondo cattolico un supporto fondamentale: «Stiamo lavorando a stretto contatto - sottolinea Kitisya – con il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. E c’è il coinvolgimento del movimento ecumenico Giustizia, Pace e Integrità del Creato. importante diffondere la consapevolezza delle ingiustizie derivanti dall’impatto dell’estrazione delle fossili su ambiente, popolazione, più in generale su pace e sicurezza. Occorre attivare campagne non solo nei Paesi più direttamente impattati, come il Mozambico, ma ovunque».

Don’t Gas Africa, che con lo strumento della lettera aperta si era già rivolta direttamente ai leader europei, oltre che africani, criticando ad esempio la decisione dell'Ue di includere il gas fossile nella tassonomia delle attività oggetto di investimenti di finanza sostenibile, si è fatta sentire anche in occasione del Summit Italia-Africa di fine gennaio. Con un’ottantina di altre organizzazioni africane, fra cui numerose realtà cattoliche, ha inviato una lettera aperta ai vertici delle istituzioni italiane dove ha criticato l’impianto del piano Mattei e avanzato invece una serie di richieste, una in particolare: stop a qualsiasi accordo diretto ad ampliare la produzione di gas e le infrastrutture per il gas in Africa. Al contrario, maggiore cooperazione per l’espansione delle energie rinnovabili, di cui l'Africa – se venissero adeguatamente sfruttate – potrebbe divenire una super-potenza mondiale. Ora si guarda già al 2025, a due appuntamenti fondamentali: il Giubileo e la COP30 in Brasile. « Il mio appello – conclude Kitisya – alle comunità cattoliche di tutto il mondo è: partecipate alla campagna per dare voce a chi non ce l’ha. Con spirito di solidarietà e fraternità».

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