
Un materiale sostenibile ai fini dell’edilizia? La plastica, per esempio. Sembra strano, quando da tempo ci si trova come assediati da quantità catastrofiche di questo materiale onnipresente e tanto difficile da smaltirsi, da aver dato luogo a specie di isole galleggianti di bottigliette vuote, sacchi e sacchetti, reti e altri scarti, della quale la maggiore è la Great Pacific Garbage Patch, fluttuante tra la California e le Hawaii. Eppure Marco Imperadori, professore di Progettazione e Innovazione Tecnologica nel Politecnico di Milano, annovera anche la plastica tra i tanti materiali utili per l’edilizia sostenibile: «Triturata, floccolata e costituita in pannelli – spiega – può essere usata come isolante. Perché tutto dovrebbe essere riciclato. L’economia circolare è fondamentale e si fonda su una visione nuova, oggi sempre più necessaria, volta a cambiare radicalmente la pratica consumistica dell’usa e getta che ancora è in gran parte imperante».

Sta qui una delle chiavi dell’edilizia sostenibile: nel riciclaggio dei materiali, forse prima ancora che nell’inventarne di nuovi. Oltre che per gli spessori isolanti, la plastica può trovare diversi altri usi. Può essere compressa in blocchi simili per forma ai mattoncini “Lego”: sono perfettamente impermeabili e vi si possono costruire, per esempio, muretti per recinzioni esterne. Rielaborata in fili può comporre tappeti: in questo periodo ve ne sono alcuni esposti al museo dell’Adi (Associazione per il disegno industriale) di Milano. Anche il calcestruzzo, la croce e la delizia dell’architettura contemporanea, può essere riciclato così da evitare di erodere ancora brani di montagne per cavarne gli inerti necessari. Non solo, vi sono conglomerati per realizzare i quali si usano diversi scarti, così che il calcestruzzo stesso diviene uno strumento in cui incanalare il riciclaggio di altre materie. Un esempio: la cattedrale di Oakland, in California. È stata eretta poco più di quindici anni fa con un cemento composto anche da ceneri e scorie di fonderie: così gli scarti diventano “materie prime seconde”.
Qui sta l’essenza dell’economia circolare: riutilizzare quanto è stato trasformato dall’azione umana, così che non sia necessario estrarre altre materie prime. Tra i tanti materiali che si inseriscono in questo approccio spiccano quelli che possono essere riusati all’infinito. La terra cruda: da sempre in voga soprattutto in alcune aree geografiche (è noto che nello Yemen vi sono edifici in terra cruda alti sino a una quarantina di metri), è salubre, traspirante e purifica l’aria; dev’essere ben protetta onde evitare che sia danneggiata dalle precipitazioni. Da noi non è molto impiegata, ma può sempre prendere piede. L’acciaio: può essere fuso e rimodellato senza limiti ed è uno dei principali componenti per le strutture portanti degli edifici, la sua elasticità lo rende adatto a resistere agli eventi sismici. Il legno: gli elementi in legno possono quasi sempre essere riutilizzati. Dalle travi si possono ricavare elementi di arredo: dai pezzi più grossi, pezzi più piccoli. Le pietre: da sempre sono riutilizzate per le costruzioni.

Anche i mattoni pieni in terracotta possono essere riusati indefinitamente: vi sono sistemi, per esempio il danese Rebrick, che recuperano quelli degli edifici demoliti, li ripuliscono e li rendono come nuovi; le parti rotte invece possono essere sminuzzate e inserite nei calcestruzzi, nelle malte o nei rivestimenti bitumosi. Il vetro trasparente: se ne cava nuovo vetro. Un esempio: Nervesa 21, un edificio per uffici della fine degli anni Settanta a due passi dallo scalo di Porta Romana a Milano. Come tanti edifici a torre ha i prospetti esterni totalmente vetrati. È stato restaurato dallo studio Lombardini 22 che per le nuove facciate ha scelto lastre realizzate con circa il 40 percento di vetro riciclato. Anche i vetri colorati, così come le ceramiche, possono essere riusati in pezzi: già lo fece Gaudí nei rivestimenti del Park Guell di Barcellona, per ottenere superfici a mosaico policromo. I container, comuni per i trasporti navali o su camion: parallelepipedi metallici che possono essere affiancati o sovrapposti per erigere abitazioni in modo relativamente semplice e rapido. Negli Stati Uniti e in Spagna già vi sono diverse industrie che in questo modo realizzano villette prefabbricate offerte a catalogo in vari siti web (“Box House”, “Casas Contendores”, ecc.).
Non solo, tra i materiali di alto valore ambientale va annoverato anche quanto di più antico e quanto di più nuovo e altamente performante si trova sul mercato. Nella prima categoria rientrano le piante: i tetti trasformati in giardini contribuiscono a mantenere un clima gradevole negli edifici, poiché le piante assorbono l’irraggiamento solare e mitigano il calore estivo mentre gli strati di terra su cui si innestano le radici proteggono dal freddo invernale. Un esempio è il nuovo Ospedale maggiore di Milano, progettato da Stefano Boeri: il padiglione Sforza, che sarà il cuore dell’edificio attualmente in costruzione, sarà coperto dal più grande giardino pensile terapeutico esistente al mondo: avrà aiuole fiorite, alberi e arbusti: un luogo aperto a disposizione dei degenti che genererà un microclima atto a rendere più gradevole tutto l’ambiente circostante. Nella seconda categoria rientrano i materiali che favoriscono l’isolamento termico delle pareti: dalla lana di roccia alla canapa, al polistirene e tanto altro.
È stato sviluppato anche un tipo di ceramica che consente di abbellire i rivestimenti delle facciate e di dare al contempo un effetto isolante. Si tratta di piastrelle in gres porcellanato: un prodotto brevettato che ha ottenuto nel 2021 un premio per il suo valore innovativo dalla fiera dell’edilizia Made Expo. È uno dei tanti esempi di quanto ottengono il design e l’industria italiana: unire la funzionalità alla qualità estetica. Sono questi i materiali adatti a costruzioni che non siano solo frutto di edilizia ma anche di buon gusto architettonico.