martedì 20 agosto 2019
Dopo la vendita alla Wr Grace della società fondata dal nonno, Pietro Barilla si definì «veramente infelice» Quindi la ricomprò e mise le basi per farne il primo produttore di pasta in Italia.
Pietro, Luca e Guido Barilla, i tre fratelli che guidano l'azienda (foto Barilla)

Pietro, Luca e Guido Barilla, i tre fratelli che guidano l'azienda (foto Barilla)

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Lo stile Barilla si capisce anche da qualche importante dettaglio. Nonostante un utile più che doppio, i quattro fratelli Barilla (Guido, Emanuela, Luca e Paolo) hanno infatti deciso, come già negli anni scorsi, di rimanere a bocca asciutta e non distribuirsi dividendi. Qualche giorno fa, infatti, riunitisi a Parma che è il cuore del gruppo diventato la multinazionale della pasta made in Italy, hanno deliberato di destinare alla riserva l’intero utile ordinario di 80,7 milioni di euro segnato nel 2018 dalla loro cassaforte Guido Barilla & F.lli, l’accomandita di famiglia presieduta da Guido, che controlla l’omonimo colosso alimentare, e che si confronta con un profitto di 39 milioni del precedente esercizio: in tal modo il patrimonio netto della holding sfiora ormai i 130 milioni.

Era il 1877 quando Pietro Barilla aprì una bottega di pane e pasta a Parma. Dal 1910 al 1947 assunsero la guida dell’azienda i suoifigli di Riccardo (1880-1947) e Gualtiero (1881-1919), che diedero inizio al processo di industrializzazione di Barilla. Nel 1910 fu costruito il primo stabilimento: 80 lavoratori producevano 8 tonnellate di pasta e 2 tonnellate di pane al giorno grazie all’innovativo forno a "cottura continua". Nel 1936 partì la rete commerciale e nello stesso anno venne innovato il processo di produzione della pasta grazie a 6 presse continue che riunivano per la prima volta le funzioni di impastatrice, gramola e torchio. L’anno dopo Barilla lanciò la pasta 'fosfina' che, essendo arricchita di fosforo, si pone come alimento dietetico ideale in un periodo critico della storia dell’Italia.

Nel 1947 l’azienda passò sotto la guida di Gianni e Pietro Barilla, i figli di Riccardo, che la spinsero a un forte sviluppo in Italia: a Gianni andarono la fabbrica e l’amministrazione, a Pietro il mercato, la pubblicità e le pubbliche relazioni. La curiosità intellettuale spinse Pietro a intraprendere un viaggio negli Stati Uniti nel 1950 per aggiornarsi sulle tecniche più innovative in fatto di confezionamento, marketing e grande distribuzione.

Nel frattempo Gianni, assieme a Manfredo Manfredi, diede nuovo impulso all’innovazione tecnica dell’azienda con la nuova confezione in cartone. Nel 1965 per la prima volta Barilla entrò sul mercato dei prodotti da forno confezionati attraverso la produzione di grissini e cracker nel nuovo stabilimento di Rubbiano, vicino a Parma. Intanto l’azienda cresceva con una comunicazione innovativa e di forte impatto grazie alla partecipazione di Mina protagonista in più di 60 filmati per "Carosello" sulla televisione italiana. Nel 1969 sorse il nuovo stabilimento di Pedrignano (Parma) con i suoi 120 metri di linea di produzione per realizzare 1.000 tonnellate di pasta al giorno: era il più grande pastificio del mondo.

Ma nel 1971 i fratelli Barilla, in disaccordo sulle strategie, cedettero il pacchetto di maggioranza alla multinazionale statunitense Wr Grace e sotto la gestione statunitense l’azienda acquisì il controllo della pasta Voiello e nel 1975 ampliò la propria produzione ai prodotti da forno (biscotti, merende, torte) col marchio "Mulino Bianco". «Durante quegli anni – disse Pietro Barilla – fui un uomo veramente infelice e soffrivo molto per diverse ragioni e tutto mi andava male. Ma la cosa più importante era di aver abbandonato la "nave" che mi era stata affidata e con la quale avevo navigato fino all’età di 85 anni».

Così nel 1979 l’imprenditore decise di ricomprare dagli statunitensi la maggioranza del capitale e di investire pesantemente per il suo rilancio. Per tutti gli anni ottanta la Barilla registrò una rapida crescita che le consentì di affermarsi come la più importante azienda nel settore della pasta in Italia. A partire dai primi anni novanta iniziò una politica di espansione sia a livello nazionale sia internazionale: nel 1991 Barilla acquistò la greca Misko e l’anno dopo l’italiana Pavesi. Quando Pietro Barilla morì nel 1993, la guida passò ai suoi quattro figli che hanno proseguito la crescita aprendo uno stabilimento in Iowa e acquistando varie società estere dello stesso settore (la turca Filiz, la svedese Wasa, le messicane Yemina e Vesta e la tedesca Kamps poi ceduta).

L’assetto produttivo di Barilla si basa su 28 poli produttivi, tra pastifici, fornerie e mulini. I mulini di proprietà, controllati direttamente da Barilla, forniscono circa il 70% della materia prima occorrente alla produzione; l’azienda possiede e gestisce direttamente otto pastifici nei quali si producono circa 900.000 tonnellate di pasta l’anno, differenziate in 160 formati di pasta di semola e oltre 30 di pasta all’uovo secca e ripiena. Nel 2018 Barilla, di cui Claudio Colzani è amministratore delegato dal 2012, ha registrato un fatturato di 3,4 miliardi di euro in aumento del 3% sul 2017 e lo scorso anno sono stati stanziati 236 milioni con l’obiettivo di innovare i prodotti, aumentare la capacità produttiva e migliorare efficienza e sostenibilità.

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