sabato 19 marzo 2022
Il Club degli Orafi e il centro Ricerche di Intesa Sanpaolo hanno presentato una indagine sul fatturato e sugli investimenti nel 2021. Stati Uniti e Cina trainano il mercato del lusso
L'oreficeria in netta ripresa nel 2021, ma si teme l'aumento del costo delle materie prime

L'oreficeria in netta ripresa nel 2021, ma si teme l'aumento del costo delle materie prime - Ansa

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È stata presentata oggi a Vicenza la prima inchiesta congiunturale realizzata presso i propri soci dal Club degli Orafi, in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che integra l’analisi quantitativa pubblicata ogni anno dal 2005.

L’inchiesta, realizzata prima della guerra in Ucraina ma aggiornata negli ultimi giorni, conferma il buono stato di salute del settore nel 2021: quasi il 60% degli intervistati o non ha subito cali del fatturato nel 2020 o li ha già completamente recuperati nel 2021. Rilevante è anche la propensione all’investimento, con il 60% che dichiara di aver incrementato le proprie spese nell’ultimo biennio, nonostante la pandemia, per sostenere una serie di interventi strategici in materia di formazione, capitale umano, digitalizzazione e valorizzazione dei marchi. Anche le attese per il 2022 erano positive, prima dello scoppio della guerra in Ucraina: oltre il 73% degli intervistati si aspettava un ulteriore crescita del fatturato, in uno scenario che si presentava favorevole, in particolare per il segmento dell’alta gamma e su alcuni mercati, come gli Stati Uniti, tornati ad essere i principali acquirenti dei gioielli made in Italy. L’emergenza creata dall’escalation bellica colpisce il settore in una fase molto favorevole, facendo emergere delle ombre in un quadro che resta nel complesso positivo: l’ulteriore inchiesta realizzata dopo il 24 febbraio, evidenzia come circa il 78% degli intervistati preveda un impatto negativo, legato in particolare all’incremento dei prezzi delle materie prime, tema che emergeva come principale criticità anche nelle risposte antecedenti al conflitto, insieme ai ritardi negli approvvigionamenti segnalati dal 40% degli intervistati. La capacità di reazione degli operatori è comunque elevata: 30% delle imprese dichiara di stare pensando a modifiche organizzative in seguito allo scoppio del conflitto, in particolare attraverso una revisione dei canali di approvvigionamento ma anche dei listini e dei canali di vendita.

«I dati 2021 confermano quanto abbiamo percepito come imprenditori: quello orafo è un comparto che ha saputo reagire bene alle difficoltà, continuando a investire, innovare e puntando fortemente sul capitale umano – sottolinea Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia –. Questo ha consentito alle aziende italiane di arrivare strutturate ad affrontare questa nuova crisi. Il momento è difficile per tutti ma c’è alla base un tessuto imprenditoriale sano e solido con prospettivi reali e un sentimento positivo». «Il settore orafo italiano ha evidenziato nel 2021 una straordinaria capacità di reazione: dopo il crollo del mercato subito nel 2020, il settore ha conosciuto un boom di vendite che ha portato, unico tra i comparti del sistema moda, a recuperare interamente quanto perso durante la pandemia, raggiungendo livelli record delle esportazioni – aggiunge Stefania Trenti di Intesa Sanpaolo –. Il conflitto in corso crea nuove incertezze nello scenario: al di là del peso sul nostro export di Russia e Ucraina, limitato a 36 milioni di euro (lo 0,5%), le imprese dovranno fare i conti con un incremento del prezzo dei preziosi, tradizionale bene rifugio, e con consumatori più prudenti, in particolare sui mercati europei. Le opportunità su altri mercati, in primis Stati Uniti e Cina, sembrano, al momento, meno compromesse».

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