Quei Comuni senza una banca: chiuse altre 261 filiali in 6 mesi
Quasi un italiano su cinque, secondo First Cisl, vive ormai in centri che soffrono la desertificazione bancaria: c'è anche un municipio di 20mila abitanti. Cresce il rischio di esclusione sociale

Nel vostro Comune non c’è nemmeno uno sportello bancario? Siete, purtroppo, in buona compagnia: 4,7 milioni di italiani (+1,8% in sei mesi) vivono ormai in Comuni senza alcun sportello, altri 6,5 milioni (+3%) in territori in via di “desertificazione” bancaria: hanno cioè ancora un unico avamposto bancario prima della resa totale. Una realtà difficile da immaginare per chi abita in città medio-grandi, ma che per quasi un italiano su cinque è ormai la norma, soprattutto nelle aree interne e in quelle meno abitate, in molti casi da una popolazione di fascia più anziana che vive quindi un ulteriore elemento di esclusione sociale. Il fenomeno non riguarda però soltanto i Comuni più piccoli: sono già 13 i centri sopra i 10mila abitanti privi di sportello, uno dei quali ha più di 20mila abitanti (Trentola Ducenta, in provincia di Caserta).
Secondo l'Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, che ha elaborato dati di Banca d’Italia e Istat aggiornati al 30 giugno, nei primi sei mesi del 2025 le banche italiane hanno chiuso 261 sportelli, un calo dell’1,3% rispetto alla fine del 2024. Il secondo trimestre ha segnato un’accelerazione rispetto al primo, quando le chiusure erano state 95. Altri 34 Comuni restano senza filiale: sono il 43,2% del totale, portando il totale a 3.415 municipi desertificati, pari al 43,2% del totale nazionale. Il numero di imprese con sede legale nei Comuni senza sportelli è inoltre aumentato di 6.116 unità rispetto al trimestre precedente.
Il fenomeno continua peraltro colpire in modo disomogeneo il territorio nazionale. Le regioni più penalizzate risultano il Friuli Venezia Giulia e le Marche, entrambe con un calo del 2,3%, seguite da Sicilia, Veneto e Basilicata (-1,9%). Il quadro è aggravato da una digitalizzazione ancora incompleta. In Italia, solo il 55% degli utenti utilizza l’Internet banking, contro una media Ue del 67,2%. La fascia più colpita è quella anziana: tra i 65 e i 74 anni, solo il 33,9% accede ai servizi bancari online, contro il 44,7% a livello europeo. La progressiva chiusura delle filiali, dunque, rischia di «rappresentare un acceleratore dell’esclusione sociale».
Sul fronte della rete fisica, si fanno sentire anche gli effetti del risiko bancario. La Bper, considerando anche la rete di sportelli di Banca Popolare di Sondrio, diventa la prima realtà in Lombardia per presenza territoriale, con 673 filiali, pari al 17,9% del totale. Seguono Banco Bpm (523 sportelli, 13,9%) e, a pari merito, Intesa Sanpaolo e Iccrea (entrambe con 501 sportelli, 13,4%). Circa il 58% delle filiali lombarde è ormai concentrato nelle mani di questi quattro gruppi bancari. Un dato destinato a rimanere stabile, poiché le prescrizioni Antitrust hanno imposto a Bper la cessione di soli sei sportelli. A livello nazionale, Intesa Sanpaolo mantiene la leadership, ma il vantaggio sul gruppo cooperativo Iccrea si è drasticamente ridotto: solo 28 sportelli di differenza. Intesa ha chiuso 141 filiali nel primo semestre, mentre Iccrea ne ha chiuse appena sei. Bper sale al quarto posto nazionale, seguita da Cassa Centrale Banca, che ha aperto 9 sportelli, unico gruppo ad avere un saldo positivo nel periodo.
Secondo il segretario generale nazionale di First Cisl, Riccardo Colombani, «la chiusura degli sportelli non si arresterà nemmeno nella seconda parte dell’anno, almeno considerando le chiusure preannunciate da Intesa Sanpaolo, impegnata a completare il progetto di banca digitale».
Per il leader sindacale, «il risiko sta modificando i rapporti di forza tra i gruppi bancari sui territori». L’esempio emblematico è proprio Bper: «Una banca con origine popolare come Bper, storicamente radicata in Emilia Romagna, è, sommandovi la rete di Popolare Sondrio, la prima realtà in Lombardia in termini di presenza territoriale». Un risultato che, secondo Colombani, non deve far dimenticare le origini. Un ruolo strategico è attribuito anche alle banche cooperative, legate storicamente al territorio, perché possano aumentare le loro quote di mercato.
© riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA






