Un solo sopravvissuto, tutti gli allarmi inascoltati: il naufragio di Natale

Sono 116 le vittime dell'ennesima tragedia al largo della Libia. Inutili le segnalazioni di Alarm phone. Perego (Migrantes): «Con che coraggio difendiamo i confini prima delle persone?»
December 26, 2025
Lo screenshot del video che Alarm Phone ha ricevuto dal pescatore che ha recuperato l'unico superstite del naufragio / ALARMA PHONE
Lo screenshot del video che Alarm Phone ha ricevuto dal pescatore che ha recuperato l'unico superstite del naufragio / ALARMA PHONE
«Con che coraggio possiamo difendere i confini prima che difendere le persone? Perché non allarghiamo il presidio in mare per salvare le persone, con una collaborazione tra Europa e società civile? Sono domande che in queste ore sono insanguinate dalla morte di uomini, donne, bambini, che ipotecano il nostro futuro, il futuro della nostra Democrazia». Monsignor Giancarlo Perego, il presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrati nonché presidente della fondazione Migrantes, sferza le coscienze davanti all’ultima tragedia del mare nel Mediterraneo centrale, che è avvenuta nel silenzio e nell'indifferenza generale il giorno della vigilia di Natale. «Ancora un naufragio, alla vigilia di Natale. La storia della famiglia di Nazareth non accolta, costretta a fuggire in Egitto per sfuggire alle violenze di Erode si ripete nel cammino di milioni di persone profughe e rifugiate. Per queste, contrariamente alla famiglia di Nazareth, - dice monsignor Perego - l'esito non è la salvezza, ma la violenza prima nei campi libici e poi la morte nel Mediterraneo». «I 116 morti al largo della Libia in queste ore si aggiungono ai 1.700 morti quest'anno nel Mediterraneo» denuncia Perego che ribadisce: «Con che coraggio possiamo difendere i confini prima che difendere le persone?». Sono morti nel tentativo di raggiungere l’Europa, nell’indifferenza generale. Morti per un allarme caduto nel vuoto. Per una ricerca e un soccorso partiti troppo tardi. Sono morti così 116 migranti alla vigilia di Natale. Un solo superstite. L’ennesimo naufragio ancora più drammatico perché si sarebbe potuto evitare.

L’allarme inascoltato di Alarm Phone

Alarm phone alcuni giorni prima aveva lanciato l'allerta su un barcone alla deriva di cui si erano perse le tracce. L'unico sopravvissuto è stato salvato da un pescatore tunisino. Alarm Phone spiega di essere stata informata di una barca partita da Zuwara la sera del 18 dicembre, trasportando 117 persone. Secondo le informazioni ricevute, la partenza era avvenuta intorno alle 20 ora locale della sera precedente. «Abbiamo tentato ripetutamente di contattare la barca tramite telefono satellitare, senza successo», afferma. Le guardie costiere e le Ong sono state poste in allerta, nonostante non avessero una posizione Gps: «Per tutto il giorno abbiamo continuato a cercare di raggiungere la barca tramite telefono satellitare, ancora una volta senza successo. Quando abbiamo contattato la Guardia Costiera italiana, hanno confermato di aver ricevuto la nostra email ma hanno immediatamente chiuso la chiamata senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni. La cosiddetta Guardia costiera libica - ricostruisce Alarm phone - ci ha detto al telefono che non avevano né salvato né intercettato barche il 18 o il 19 dicembre». La sera del 21 dicembre ha ricevuto informazioni che pescatori tunisini avevano trovato un solo sopravvissuto su una barca di legno. Avrebbe dichiarato di essere stato in viaggio da Zuwara due giorni prima della tragedia. Secondo la sua testimonianza, solo poche ore dopo la partenza il tempo é peggiorato drasticamente, con venti che raggiungevano i 40 km/h. Il sopravvissuto sarebbe stato trasferito dai pescatori in un ospedale in Tunisia. Alarm Phone ha provato a verificare queste informazioni ma non é ancora riuscito a confermarle completamente: «Abbiamo tentato di stabilire un contatto diretto sia con il sopravvissuto che con i pescatori che lo hanno salvato per capire meglio cosa fosse successo e dove fosse avvenuto il relitto, ma finora senza successo. Il 21 e 22 dicembre abbiamo chiamato innumerevoli volte la Guardia costiera tunisina, prima per esortarli a schierare risorse di ricerca e soccorso per cercare altri sopravvissuti o recuperare corpi, e poi per richiedere informazioni aggiornate».
Sia la Guardia costiera libica sia quella tunisina avrebbero ripetutamente detto che in quei giorni non avevano condotto nessuno a terra, affermando che il tempo, specialmente durante la notte tra il 18 e il 19 dicembre, era così' brutto che era «impossibile» andare in mare. Dal 18 al 21 dicembre nessuna barca dalla Libia è giunta a Lampedusa. Le navi ong presenti in quel periodo (Sea-Watch 5 e ResQPeople) non poterono cercare la barca, o perché avevano già lasciato l'area prima del presunto naufragio (Sea-Watch 5) o perché non navigarono abbastanza a sud per intercettare la barca (ResqPeople). Il 22 dicembre, Seabird 3 ha condotto una ricerca aerea nell'area dove si ritiene sia avvenuto il naufragio, ma non ha trovato né sopravvissuti né tracce visibili. Inoltre, l'aereo Frontex Osprey 4 è volato nell'area il 20 dicembre, due volte il 21 dicembre e di nuovo il 22 dicembre. «Non sappiamo se Frontex abbia rilevato qualcosa - conclude Alarm Phone - mentre le autorità restano in silenzio. Chiediamo: cosa ha visto Frontex e perché queste informazioni non sono state rese pubbliche? Perché non sono state avviate operazioni di ricerca e soccorso una volta scomparsa la barca? Perché non sono state condivise informazioni nonostante i ripetuti allarmi?». «La violenza alle frontiere non si ferma a Natale. Se le frontiere fossero aperte, queste persone probabilmente non sarebbero mai state costrette ad attraversare il Mediterraneo. Chiediamo risposte! Tutto ciò che vogliamo per Natale sono le frontiere aperte». Così la Ong tedesca Sea Watch dopo la notizia del naufragio al largo della Libia che avrebbe provocato 116 morti e un solo sopravvissuto.

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