venerdì 7 dicembre 2018
L'imprenditrice Ornella Auzino punta a inserire almeno 15 persone nel 2019: operai specializzati, apprendisti e stagisti. Oltre a creare una scuola di pelletteria per il Sud
Ornella Auzino tra le sue borse e i suoi collaboratori

Ornella Auzino tra le sue borse e i suoi collaboratori

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Che la contraffazione rappresenti una delle principali piaghe che affliggono il mondo della moda non è certo un mistero. L’ultima conferma arriva da una delle principali agenzie che vigilano sulla protezione e la reputazione dei marchi, Mark Monitor, che in un recente studio sul settore ha individuato come circa il 47% dei prodotti "firmati" sia vittima di perdite di ricavi a causa imitazioni e merci contraffatte che – solamente nel mercato online – pesano in una percentuale superiore al 10% per un’azienda su tre tra quelle che operano nel campo del fashion; se invece si considera anche il mercato fisico, che rende ancora più complesso un preciso e reale accertamento sull’entità del fenomeno, i numeri tendono a levitare e appaiono ancora più inquietanti.

Secondo le rivelazioni effettuate da Confartigianato nel 2017, le aziende italiane attive nell’ambito della moda hanno goduto di una crescita stabile del 2,9% del fatturato, dimostrando una tenuta solidissima sui mercati esteri grazie a dati estremamente incoraggianti, che testimoniano come l’altissima qualità manifatturiera nazionale applicata alla moda sia puntualmente premiata dalle esportazioni. Non è perciò sorprendente che, in un momento di grande slancio e vitalità come quello vissuto dal made in Italy in tutto il mondo, il mercato sotterraneo dei falsi segua la medesima rotta. Le stime, d’altronde, parlano chiaro: le contraffazioni nel settore moda impattano per 66,3 miliardi di euro a livello mondiale, e all’Italia spetta il secondo posto assoluto – con davanti solamente gli Usa – come nazione con il maggior danno subito dalle imprese a causa delle irregolarità nel settore manifatturiero, al quale viene sottratta ogni anno una cifra vicina ai 10 miliardi.

Se la velocità con la quale il flusso costante di prodotti falsi intacca il nostro Paese è preoccupante, lo è doppiamente nel caso di Napoli: da sempre sinonimo di eccellenza e pregio (in quanto indiscusso punto di riferimento per le più grandi case di moda internazionali, che commissionano qui la produzione delle linee e collezioni più esclusive), la città è al contempo martoriata da un sistema corrotto. Napoli è al tempo stesso capitale dell’alta moda e della contraffazione, figlia di un paradosso dalle dinamiche malsane che Ornella Auzino, pellettiera e imprenditrice napoletana da generazioni, ha deciso di sfidare con notevole coraggio e determinazione. Ma quali figure servirebbero per combattere la contraffazione? «In realtà - spiega - chi deve controllare esiste già. Il problema andrebbe combattuto certificando le filiere, cioè mettendo i nomi di chi produce. Come altra cosa utile, sarebbe creare un database dove segnalare gli store, soprattutto online, che vendono borse false. Aumentare le pene per chi compra prodotti contraffatti, perché il problema esisterà sempre se le persone che comprano merce contraffatta non si convincono che è dannoso e soprattutto che hanno alternative valide sul mercato legale».

Nonostante il florido mercato del falso e le difficoltà del mercato, Ornella ha in cantiere vari progetti. Oltre al naturale ampliamento del settore produttivo, per il quale assumerà almeno altre 15 persone nel 2019: una decina di operai specializzati e cinque apprendisti o stagisti. «Voglio creare anche una scuola di pelletteria per il Sud - continua l'imprenditrice - visto che questo tipo di approccio esiste da Roma in su. Mi serviranno ovviamente "maestri". Infine sto sviluppando l'altro ramo dell'azienda per creare il reparto di contabilità interna, l'ufficio marketing e quello commerciale. Per questi progetti mi sono data come tempi almeno tre anni». Per la selezione sta usando i social: i cv possono essere inviati a info@ornellaauzino.it.

«Spesso - sottolinea l'imprenditrice - posso scambiare quattro chiacchiere e confrontarmi, su Messanger o su Linkedin, e avere già un'idea della persona con cui interagisco. Il requisito che richiedo è: non essere assunto altrove. Purtroppo negli ultimi tempi, a Napoli c'è in atto una vera e propria battaglia per trovare manodopera, operai. Questione che appartiene a varie aziende, ma da cui me ne tengo alla larga. I miei colloqui durano almeno mezz'ora, cosa già "anormale" mi dicono, spesso, perché in media il colloquio è semplicemente identificativo e viene posta la domanda: "Cosa sai fare?" a cui segue: "Ok domani inizi oppure no". A me piace inserire nell'organico persone che hanno un grande amore per questo lavoro e per questo in azienda, i responsabili non alzano la voce. I richiami non sono fatti in piazza e viene dato molto spazio a chi vuole imparare. So che possono sembrare cose "normali" ma spesso vengono dimenticate in nome della logica dei numeri e delle consegne. Per me "la persona" è al centro di tutto. È un lavoro artistico oltre che tecnico. E i più grandi tecnici hanno la mente che funziona alla stessa maniera di quella di uno scienziato: è allenata a trovare soluzioni».

Un giovane che vuole imparare questo lavoro, infatti, deve mettere in conto di fare tanta esperienza e di avere pazienza. Fare borse è un lavoro tecnico e serve predisposizione all'attenzione e riuscire a reggere otto ore in piedi o vicino a una macchina. Per cui, tutti gli istituti tecnici, con indirizzo moda, possono aiutare. Usare molto Youtube, anche per imparare e per guardare i tutorial e poi testare, magari con materiali di risulta dalle lavorazioni. Infine, fare domande e non smettere mai di essere curiosi.

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