sabato 21 dicembre 2019
Il sogno di due fratelli, il nome della bimba appena nata, così l'azienda umbra è diventata una maison presente in 40 Paesi con 240 dipendenti, soprattutto donne, età media 37 anni
Mario e Giacomo Filippi Coccetta, al centro la moglie di Giacomo, Donatella Barbabianca

Mario e Giacomo Filippi Coccetta, al centro la moglie di Giacomo, Donatella Barbabianca

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«La vita o è stile o è errore », sosteneva uno scrittore “irregolare” come Giovanni Arpino. E nella storia dei fratelli Giacomo e Mario Filippi Coccetta, prevale esclusivamente la regolarità e lo stile. Quello morbido e riconoscibile del pregiato cachemere della Fabiana Filippi. Azienda il cui nome è un omaggio alla figlia di Giacomo. «Il giorno in cui è nata Fabiana – racconta Mario – , trent’anni fa, ci siamo guardati negli occhi con mio fratello e sua moglie Donatella e abbiamo detto: ecco come si chiamerà il nostro marchio di fabbrica, come questa bambina, Fabiana Filippi». Un sogno in “fasce” cominciato nel 1985 e poi realizzatosi tra il ’90 e il ’94 nella struttura attuale di Giano dell’Umbria. Siamo nel cuore verde e pulsante della tradizione artigianale del centro Italia. Nella provincia di quella Perugia che diede i natali a una pioniera dell’industria al femminile, Luisa Spagnoli, sorge questo opificio che reca il nome e cognome di una giovane donna che sta girando per il mondo. Fabiana Filippi fabbrica della grazia e del sorriso, in cui l’abusata etichetta delle “quote rosa” è un eufemismo. All’interno dell’elegante e minimal struttura – in ampliamento e con attenzione capillare alla «sostenibilità e alla valorizzazione del territorio» – incastonata tra le colline che confinano con quelle dei pregiati vigneti del Rosso e il Sagrantino di Montefalco, la maggioranza degli impiegati è donna, come il pubblico a cui si rivolge la maison. Dallo studiolo hitech rinascimentale di Mario e Giacomo, la vetrata rimanda alla visione smeriglia di un uliveto. Il simbolo di questa terra santa e francescana, è anche la metafora delle loro radici salde e contadine.

«Ciò che siamo oggi è il frutto del lavoro e dei sacrifici dei nostri genitori, Nello e Chiara. Non siamo figli d’arte – spiega Giacomo – la nostra prima “sede” era la rimessa agricola di famiglia, ed è lì che abbiamo iniziato il lavoro di produzione per conto terzi». Partenza di un’avventura coraggiosa, sotto le nubi più cupe dell’alea, sfidando un mercato della moda che trent’anni fa lasciava margini di speranze future, ma che già non faceva sconti a nessuno. «Ricordi degli inizi? Notti insonni a confezionare e portare a termine in tempo utile le commesse da spedire, fino al giorno in cui siamo diventati la Fabiana Filippi », ha ricordato con un filo di commozione Donatella nell’ultimo simposio organizzato in azienda – dai Lions di Foligno – dal titolo emblematico: La vera impresa, è la famiglia. E lo spirito famigliare, è quello che si respira nei laboratori e negli uffici di Giano in cui l’atmosfera dei corridoi è quella di un ateneo popolato da giovani stilisti, sarti e maestranze non sottoposti allo stress metropolitano, che mangiano nella mensa interna o possono sfruttare la pausa pranzo per tornare dalle loro famiglie. «L’età media dei nostri dipendenti è di 37 anni», dice con orgoglio Mario. Sono 210 le persone impiegate nella Fabiana Filippi nel comparto italiano (170 a Giano) e 70 nelle sette filiali all’estero in cui è presente con 50 negozi aperti in 40 Paesi.

«Primo negozio avviato all’estero? A Tokyo, quello giapponese è stato il primo mercato straniero in cui siamo entrati », precisano i fratelli Filippi. Un brand internazionale che viaggia sui 92 milioni di fatturato (nel 2018) con un avamposto milanese: showroom da 2.400 metri quadrati su quattro piani nella zona cara a Giorgio Gaber, Porta Romana, che certifica un’ascesa costante. Un successo dato dalla qualità del total-look rivolto al segmento alta moda donna. «Ma il nostro obiettivo dichiarato da sempre è fornire cappotti, maglie, scarpe, accessori e quant’altro, alla donna manager come alla mamma o la casalinga che possa farne un uso quotidiano. Puntiamo alla donna che non vuole apparire ma vuole essere ». In questo neorinascimento umbro si sentono promotori del «“bello e il ben fatto”, che non sono degli slogan per delle semplici campagne pubblicitarie ma una filosofia che è prima di tutto esistenziale. L’etica e il rispetto delle persone prima che del cliente fa parte della nostra educazione. Operare con il buon senso dei padri di famiglia è la condizione necessaria per essere anche dei buoni padri della propria impresa ». Nella Fabiana Filippi il sistema olivettiano applicato alla moda sta funzionando (tanti progetti culturali di apertura al mondo giovanile pronti per il 2020), assieme alla giusta dose di francescanesimo anche ecologico che non è così distante dalla “filosofia economica” di Adam Smith che Mario, Giacomo e Donatella hanno fatta loro: «Non si può avere una società prospera e felice quando la maggior parte dei suoi membri sono poveri e infelici».

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