
C’è anche la corsa dei prezzi dell’oro, bene rifugio per eccellenza che in questi mesi ha toccato livelli record, tra le motivazioni della crisi del distretto di Valenza, in provincia di Alessandria. Ieri un Consiglio comunale aperto ha fatto il punto su una situazione drammatica che va avanti da mesi ma è esplosa in tutta la sua gravità a dicembre. Ci sono 1500 dipendenti in cassa integrazione su circa 6 mila addetti del settore orafo. Buona buona parte delle aziende che avevano richiesto gli ammortizzatori sociali nel 2024 si avvia a finire il serbatoio delle 26 settimane di cassa a disposizione previste dal Fondo di solidarietà. Il passo successivo, se non cambieranno le cose, sarà il licenziamento.
Le aziende del comparto lavorano prevalentemente come contoterziste. C’è una concentrazione di grandi marchi del lusso che hanno trovato il loro ambiente ideale per produrre e svilupparsi. Parliamo di Damiani, presente sul territorio dal lontano 1927, di Bulgari, che a Valenza ha realizzato lo stabilimento produttivo più grande di Europa, che quest’anno dovrebbe arrivare ad occupare 1400 persone, di Cartier, Pomellato e Lvmh, installatasi a ottobre dell’anno scorso nell’area industriale di Castelletto Monferrato.
Tra le cause della crisi c’è anche anche il costo spropositato dell’oro, trainato verso l'alto dalla situazione internazionale. Chi ha le spalle più forti resiste, chi è più debole rischia di essere travolto. Il settore si è ridimensionato dopo la crisi del 2008 e poi è ripartito grazie anche alla spinta delle griffe, ma adesso è in affanno. Si tratta di una crisi legata in parte al mercato, ma collegata ad un modello industriale che sta cambiando pelle con una spinta verso l’innovazione tecnologica e la sostenibilità molto forte.
Della questione si è occupata la Regione Piemonte in particolare la vicepresidente Elena Chiorino assicurando il pieno sostegno alla filiera, tramite il sostegno al reddito e la formazione per i lavoratori coinvolti. Le cause della crisi delle pmi del distretto orafo alessandrino sembrano diverse: si va dall’aumento dei costi alle difficoltà dell’accesso al credito, dalla frenata del mercato cinese al conflitto Russia-Ucraina. “Siamo di fronte apparentemente a un paradosso – spiega il segretario provinciale della Cisl, Marco Ciani – perché assistiamo da un lato a una espansione dei grandi player del settore e dall’altra alle difficoltà dei piccoli produttori che mettono in cassa integrazione i propri dipendenti”.