giovedì 15 maggio 2025
Alla convention di Foggia, il punto sulla produzione e le incognite legate a dazi e cambiamenti climatici. Confederazioni e pastai d'accordo: serve un tavolo di confronto come per il riso
Cresce il raccolto, calano i prezzi: la battaglia sul grano non è finita
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I prezzi del grano duro sono in calo e potrebbero non riprendersi, quanto meno a breve. Siccità al sud e piogge al nord complicano la vita ai cerealicoltori, che si vedono vietare dall’Europa gli agrofarmaci necessari a difendere la coltura. Si è parlato di questo ai Durum Days, la convention del grano duro che si riunisce da dieci anni a Foggia. Ma si è parlato anche di resilienza: malgrado tutto si continua a seminare grano duro (+9,5%) e, secondo dati Crea-Dc, quest’anno potremmo avere un raccolto di oltre 4,2 milioni di tonnellate, cioè il 12 per cento più del quinquennio e il 21 più dell’orribile 2024, quando ci si è fermati a 3,5 milioni. Quest’ultimo dato, peraltro, sarebbe stato sopravvalutato dall’Istat.
I campi di grano della Sicilia oggi appaiono fitti e floridi, così come quelli di altre regioni del Mezzogiorno. A dare qualche pensiero resta solo la Puglia, dove si segnalano già delle sofferenze idriche. «Tutto dipende da cosa succederà nelle prossime settimane – ha detto Pasquale De Vita, dirigente del Crea di Foggia – perché eccessiva umidità e piogge intense potrebbero compromettere la produzione sia al sud che al nord».
Le difficoltà stanno spingendo gli agricoltori ad investire sulla qualità: quest’anno è aumentata del 4% anche la produzione del seme che viene selezionato per non contenere impurità e patologie. «I nostri dati ci dicono che l’offerta di seme certificato anche per la prossima campagna sarà pienamente sufficiente a coprire le esigenze degli agricoltori – ha dichiarato Damiano Avondoglio, neo Presidente della Sezione Cereali di Assosementi –. Inoltre, a circa un mese dall’avvio delle operazioni di raccolta, le colture si presentano in buone condizioni agronomiche e fitosanitarie».
Non genera lo stesso ottimismo la guerra dei prezzi che appesantisce il clima nella filiera grano-pasta. Il frumento del Canada, non potendo più sbarcare negli Usa per la sfida delle sanzioni ingaggiata da Trump, è pronto a riversarsi sui nostri mercati, deprimendo ulteriormente le quotazioni. Gli arrivi dal Canada sono già raddoppiati rispetto allo scorso anno e la Coldiretti nei giorni scorsi si è mobilitata a Manfredonia, con gommoni e motoscafi, per contrastare le operazioni di sbarco di una nave proveniente dal Quebec con 24mila tonnellate.
A riprova della gravità della situazione, ieri confederazioni agricole e pastai si sono trovati d’accordo nel chiedere al governo un tavolo interprofessionale se non addirittura un vero e proprio ente, come quello che esiste per il riso, che si occupi di mercati, promozione e ricerca. L’incognita è come finanziarlo.
Tornando ai numeri, l’analisi del centro studi Areté, che organizza i Durum Days, prevede un leggero calo della produzione globale per via di minori raccolti in Nord America (Canada -7%, Stati Uniti -9%, Messico -78%), che tuttavia non sarebbero compensati dalle maggiori produzioni nei Paesi importatori (UE +10%, Nord Africa +15%). A ciò si aggiungano le tensioni provocate dalle politiche monetarie: sia il dollaro che la lira turca influenzano i listini con le loro oscillazioni ed entrambi i Paesi praticano una politica di svalutazione per incentivare l’export proprio in una fase di surplus del mercato e di ricostituzione delle scorte mondiali che complica la vita alle agricolture che, come la nostra, hanno degli alti costi di produzione.
Un altro motivo di sofferenza e di insofferenza del settore primario, sempre più critico verso le politiche europee, è il veto imposto a molti principi attivi che erano utilizzati per difendere il frumento. Questo è il periodo dei trattamenti fungicidi e la preoccupazione del Crea per il clima è legata al fatto che le nottate umide e le piogge pomeridiane, facilitano la diffusione dei patogeni. Una situazione diversa dalla scorsa stagione, quando il clima era secco.
Complessivamente, ad oggi si prevede un buon raccolto, ma anche segnali di debolezza nelle spighe, a causa degli sbalzi termici che avrebbero provocato degli aborti in corso di fioritura: la produzione sarà maggiore, ma la resa è ancora da definire. Questa situazione ha portato Confcooperative a denunciare i rischi connessi a un fenomeno solo apparentemente positivo: «I dati resi noti Eurostat attestano il minimo storico delle vendite di fitofarmaci in Europa (calate del 9% rispetto al 2022 e del 18% rispetto al 2021; ndr) e sono il risultato del grande lavoro dei nostri agricoltori e di tutte le strutture di assistenza tecnica, a partire da quelle delle nostre cooperative. Andrebbe però valutato il sacrificio in termini di perdita di produzione che incombe su molte filiere: l’agricoltura italiana rischia di pagare davvero a caro prezzo la progressiva riduzione dei principi attivi autorizzati per la difesa delle colture. Siamo in una strada che rischia di essere senza ritorno», ha dichiarato infatti il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei. L’Italia, insieme al Portogallo, è il Paese europeo che registra la maggior riduzione nell’uso degli agrofarmaci (-44% tra il 2011 e il 2023), eppure resta un mercato interessante per le multinazionali del settore agrochimico. Prova ne sia che Corteva ha annunciato proprio a Foggia nuove linee di prodotti per difendere il frumento da loietto e papavero, le sue più temibili infestanti.

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