venerdì 27 aprile 2018
Dal 2019 diventerà obbligatorio per le opere oltre i 100 milioni di euro realizzare il progetto in Building information modeling e di conseguenza anche installatori e impiantisti dovranno adeguarsi
Più opportunità con il Bim
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«Dal nostro punto di vista e sulla base delle analisi, non si tratta tanto di creare nuovi posti di lavoro. O almeno questo non è l’obiettivo primario. Il progettista resterà sempre al suo posto, così come l’installatore, l’impiantista eccetera. Quello che è necessario è fare in modo che si abbia un progettista Bim (Building information modeling), un installatore Bim, un impiantista Bim eccetera, ovvero avere le stesse figure professionali che però siano in grado di lavorare secondo un metodo collaborativo, avendo accesso a informazioni mirate, perlopiù in formato digitale». Lo afferma Fabio Massimo, vice presidente di Cna Milano, in merito alle opportunità offerte ai professionisti e agli artigiani dalle nuove tecnologie.

Il Bim non è altro che una rappresentazione digitale delle caratteristiche fisiche e funzionali
di una struttura o di un oggetto, che costituisce una base affidabile e sempre aggiornata durante tutto il suo ciclo di vita. Adottare il Bim per un’azienda significa diventare ecosostenibile da diversi punti di vista, infatti alcune statistiche hanno evidenziato che il 75% delle imprese che impiegano il Bim hanno rendimenti positivi sui propri investimenti, con cicli di vita dei progetti più brevi e risparmi sui costi del lavoro di ufficio e dei materiali.

Alle piccole e medie imprese oggi giorno viene chiesto di re-immaginarsi e adattarsi al cambiamento
per diventare competitive anche nel mondo digitale e rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori. Cna ha scelto il Bim per raccontare la trasformazione digitale nel settore delle costruzioni e dell’arredo considerando che dal 2019, secondo il decreto Del Rio, diventerà obbligatorio per le grandi opere oltre i 100 milioni di euro realizzare il progetto in Bim e di conseguenza le maestranze come installatori e impiantisti dovranno saper leggere i progetti Bim e le piccole imprese artigiane dovranno giocoforza aggiornarsi e formarsi in questo senso.

«Più che di creazione di nuovi posti di lavoro - spiega Fabio Massimo - parleremmo pertanto di evoluzione del mondo del lavoro legato alle costruzioni e di riconversione di molti posti esistenti, per esempio con un passaggio dal Cad al Bim e con l'introduzione di nuove figure manageriali. Nella pmi esiste un potenziale enorme nel ridisegnare l'esistente (impianti ed edifici), società di servizi o nuovi uffici tecnici rivolti a pubblico o privato».

Un’attenzione particolare è stata rivolta recentemente alla definizione dei ruoli all’interno dei processi Bim:
- Bim specialist: ovvero colui che utilizza il software per la realizzazione di un progetto Bim;
- Bim coordinator: che gestisce e coordina progetti Bim su una o più discipline specifiche (per esempio architettura, strutture, impianti eccetera)
- Bim manager: che non solo gestisce e coordina progetti Bim, ma è anche responsabile della gestione e del coordinamento delle informazioni per i fornitori coinvolti nei servizi di progettazione, realizzazione e gestione dell’opera.

«È chiaro che questi ruoli sono rivolti in prima battuta ad architetti/ingegneri - sottolinea il vicepresidente di Cna Milano - ma che per completare la filiera del Bim, si deve guardare oltre affinché tutti gli operatori nei cantieri abbiano le capacità di collaborare in progetti Bim. Solo così si può pensare di poter raggiungere gli obiettivi che l’introduzione del Bim si prefissa: riduzione di costi, tempi di consegna più sicuri, minor impatto ambientale, maggiore produttività. In termini di lavoro, quindi, si potrebbe quantomeno pensare di tornare, grazie al Bim, a livelli di occupazione pre-crisi e ridare slancio a un settore che è ancora tra quelli che fatica di più a riprendersi dall’ultima recessione economica».

Nel nostro Paese già 31mila progettisti - anche studi di piccole e medie dimensioni - operano in Bim e
oltre due miliardi di opere sono state realizzate in Bim. Questo rappresenta un vantaggio sia per il progettista - che ha la possibilità di controllare in maniera precisa ogni caratteristica e variante di un progetto, diminuendo il rischio di errore e quindi abbassando sprechi e consumi - sia per l’azienda che può comunicarsi e comunicare i propri prodotti in tempo reale e aggiornato a un target ampio e interessato, che significa entrare in contatto con i progettisti e valorizzare e rendere funzionali i propri prodotti. Bimobjects, per esempio, sta collaborando con il Cna con l’obiettivo di permettere anche alle piccole aziende di lavorare in Bim e soprattutto di far comprendere loro che l’investimento iniziale per la realizzazione del
catalogo digitale in Bim è ripagato dall’aggiornamento costante, automatico e gratuito dei prodotti in catalogo.

In Italia molti enti si stanno muovendo per offrire certificati per i ruoli di Bim specialist/coordinator/manager. Ancora siamo in una fase preliminare: in Italia una certificazione condivisa non esiste. Quando lo sarà, è possibile che diventi un obbligo di qualifica per gli appalti. In generale, per quanto riguarda i profili e requisiti richiesti, si parla di professionisti che abbiano:
- Capacità di utilizzo sotware per progettazione in Bim nei suoi diversi aspetti (architettonica, strutturale, impiantistica, energetica, gestionale);
- Comprensione e utilizzo di documentazione tecnica e operativa per la produzione di elaborati e modelli secondo standard e procedure aziendali;
- Gestione e coordinamento di progetti Bim multidisciplinari;
- Gestione e coordinamento di flussi di informazioni per fornitori coinvolti nei servizi di progettazione, realizzazione e gestione dell’opera;
- Implementazione di strategie Bim all’interno dell’azienda;
- Redazione della documentazione tecnica e operativa della commessa per prodizione di elaborati e modelli digitali.
Tutto questo interessa i ruoli di Bim specialist/coordinator/manager, ma dovrebbe coinvolgere anche i fornitori di servizi di progettazione, realizzazione e gestione dell’opera. Un grosso divario che va colmato, dato che l’informazione in un cantiere Bim non sarà mai solo unidirezionale (per esempio dal Bim manager all’installatore) e quindi ogni professionista che operi in cantiere deve essere messo nella condizione di poter dialogare (nel suo piccolo, per quello che lo riguarda) con il resto della filiera secondo modalità Bim. L'opportunità per le micro e pmi consiste nell'integrarsi nella catena del valore e del processo non solo più come soggetti "passivi" ma" partecipativi" della costruzione stessa del processo e nell'utilizzare la nuova tecnologia per interagire su mercati ed in progetti molto più ampi.

«La formazione - conclude Fabio Massimo - è e sarà fondamentale in questo processo, dovrà essere più evoluta rispetto a quelle che sono ora in commercio, orientate essenzialmente a dare nozioni o a istruire all'uso di uno specifico strumento software. Attualmente mancano master veri e propri con attività su progetti concreti da trasformare in Bim. La Cna intende coadiuvare ed essere parte attiva del processo formativo cercando anche di creare una community attorno al Bim per farlo crescere dal basso, perché sono i tecnici che si devono istruire per primi. Il processo d'avvicinamento richiede prima una buona conoscenza dei programmi Cad "evoluti" - possibilmente 3D - e da lì ai livelli superiori (saper interrogare il sistema è fondamentale come passo successivo, condividere con tutta la filiera eccetera) in quanto è necessario acquisire una filosofia di condivisione dei progetti. La formazione è essenziale perché, in ogni caso, arrivati a una certa fase d'evoluzione le pmi saranno "obbligate" a formarsi o in alternativa ad affidarsi a studi tecnici per gestire i loro progetti. Riteniamo che le imprese debbano investire nel Bim perché questo sarà uno dei volani per la pmi 4.0».

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