domenica 29 ottobre 2017
Il presidente della Cei chiude il dibattito a Cagliari. E sottolinea come del giorno festivo abbiamo bisogno tutti. Santoro: iniziative nelle diocesi e un collegamento con la politica
Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti

Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti

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"Ritorniamo a casa, sentendo la responsabilità di dover dare corpo ad alcune iniziative concrete, alle quali qui abbiamo dato un nome, ma che ora attendono di essere concretizzate, in un cantiere nel quale siamo chiamati a spenderci con convinzione", Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, chiude così la Settimana sociale dei cattolici italiani a Cagliari, dedicata al tema del "lavoro che vogliamo".

Una chiusura che in realtà è il rilancio di un impegno, o meglio di una vocazione, una chiamata a prendersi cura dell'uomo e della realtà, che i cattolici possono fare soltanto "a partire da quello che è il nostro specifico, che ci fa dire, con le parole dei martiri di Abitene, che 'Senza la domenica non possiamo vivere' - ha sottolineato il presidente della Cei -. Per noi credenti significa che senza riunirci in assemblea la domenica per celebrare l’Eucaristia, ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà quotidiane e non soccombere".

Ma della domenica, ha sottolineato il cardinale, "ha bisogno anche la nostra società secolarizzata; ne ha bisogno la vita di ogni uomo, ne hanno bisogno le famiglie per ritrovare tempi e modalità per l’incontro, ne ha bisogno la qualità delle relazioni tra le persone. Del “lavoro che vogliamo” la domenica è parte costitutiva: perché, se quando manca il lavoro del lunedì non è mai pienamente domenica, anche quando manca la domenica il lavoro non riesce a essere davvero degno per nessuno".

Santoro: un collegamento con la politica

Un collegamento più forte, sia a livello locale sia nazionale, tra le pastorali per il lavoro e i cattolici impegnati in politica per promuovere l'occupazione partendo dalle buone pratiche. Sarà questo uno dei frutti, assieme alla valorizzazione del metodo utilizzato, della Settimana sociale che chiude la fase di dibattito qui a Cagliari.

Uno sforzo che non si spegne, lo sottolinea il presidente del Comitato organizzatore, monsignor Filippo Santoro, auspicando che "in ogni diocesi si strutturi organicamente un gruppo di collegamento tra cattolici impegnati in politica, stimolato ed animato dall’iniziativa degli Uffici e delle Commissioni per i problemi sociali, del lavoro giustizia, pace e custodia del creato, riprendendo le proposte di questa Settimana. Da cui possono nascere anche nuove leadership". Il dibattito di questi giorni e più ancora il metodo basato su denuncia, ascolto, valorizzazione delle buone pratiche e proposta concreta sono stati per il vescovo di Taranto come "aratura semina e coltura che hanno bisogno di un popolo che raccolga la sfida della realtà". E che promuova, ecco la seconda proposta operativa, "la formazione di uno strumento di coordinamento che possa incidere sulla politica nella prospettiva di una conversione culturale e di una rinnovata presenza dei cattolici nella società, come ci è indicato dai ripetuti interventi del Santo Padre e del Presidente della Conferenza episcopale italiana".

Ciò che è necessario, infatti, è una vera “conversione culturale” legata alla riscoperta del "senso del lavoro come lo ha vissuto nelle sue forme migliori il cattolicesimo democratico e popolare in dialogo con le altre visioni della vita presenti nel Paese. Ciò accade mediante la valorizzazione dei legami sociali e spirituali in un nuovo rapporto tra imprenditore e lavoratore, umanizzando il lavoro", dice il presidente del Comitato organizzatore di questa 48esima Settimana sociale.

Oltre a ricordare le proposte operative emerse, monsignor Santoro ha sottolineato che non bastano gli incentivi per le assunzioni dei giovani ma occorre in particolare superare la distanza tra istituzioni formative e mondo del lavoro, a partire da una migliore alternanza scuola-lavoro. "È urgente investire su una formazione più efficace e più breve per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e prevedere una formazione continua per chi già lavora in modo da gestire adeguatamente un lavoro 4.0".Infine, lo sguardo da rivolgere da un lato al Mediterraneo, dall'altro all'Europa.

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