sabato 11 novembre 2023
In crescita i proventi delle prime cinque banche italiane (+21,8%). In calo i finanziamenti: -5,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Allineata la previsione di Fabi: 43 miliardi di utili nel 2023
L'aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea (nella foto) spinge i proventi operativi delle banche italiane, che invece, rallentano sul credito

L'aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea (nella foto) spinge i proventi operativi delle banche italiane, che invece, rallentano sul credito - IMAGOECONOMICA

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Conti a gonfie vele per i primi cinque gruppi bancari italiani nei primi nove mesi dell’anno. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper hanno messo a segno un aumento dei proventi operativi del 21,8%, grazie a una crescita del margine di interesse del 56,7% rispetto allo stesso periodo del 2022 e nonostante un leggero calo (-2,7%) delle commissioni.

Stabili i costi operativi (-0,3%), in ulteriore riduzione il costo del personale (-1,1%). Di qui il fortissimo aumento degli utili (+78,6%) e l’ulteriore riduzione del cost/income (42,5%). Sono dati che si trovano nell’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl, il sindacato dei lavoratori delle banche, delle assicurazioni, della finanza, della riscossione e delle authority.
Dati che vanno nella stessa direzione si ritrovano anche nella proiezione della Federazione autonoma bancari d'Italia (Fabi) secondo cui l'aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea spinge i risultati delle banche italiane: a fine anno potrebbero crescere del 70% rispetto ai 25 miliardi del 2022 attestandosi a 43 miliardi e 431 milioni. Il risultato atteso dalla Fabi, oltre a essere superiore del 70% rispetto al 2022, è quasi il triplo di quello dei 5 anni precedenti: nel 2021 gli utili si erano attestati a 16,4 miliardi, nel 2019 a 15,7 miliardi e nel 2018 a 15,1 miliardi mentre nel 2020, a causa della pandemia da Covid, il risultato complessivo fu di soli 2 miliardi.
Il 2023, che ha già portato nei primi nove mesi dell'anno 15,7 miliardi di utili ai primi cinque gruppi bancari, sarà ricordato come un anno d'oro per i profitti delle banche italiane, con "il rapido e imponente rialzo dei tassi di interesse" che fa da volano a utili e ricavi. Per la gioia dei loro azionisti, che si attendono in media un pay-out del 46% sugli utili.

Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps hanno raccolto 27,6 miliardi di margine di interesse, in crescita del 56% sul 2022 e pari al 58,3% dell'intera torta dei loro ricavi, pari a poco meno di 50 miliardi, dove l'incidenza delle commissioni (15,9 miliardi) scende al 33,7% mentre il restante 8% (3,7 miliardi) è rappresentato dai ricavi del trading e dai proventi finanziari.

Nonostante questi risultati le prime cinque banche italiane registrano una pesante riduzione dei finanziamenti erogati dalle istituti di credito, gli impieghi (-5,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), in controtendenza con i maggiori Paesi europei.

Secondo i dati Bce (al 30 giugno 2023), che si riferiscono alle banche europee significant, vigilate direttamente da Francoforte, il calo degli impieghi in Italia è del 3,7%, mentre il valore medio Ue è +1,3%, in linea con quello di Spagna e Germania, mentre la Francia registra un incremento addirittura del 3,2%.

Poiché gli utili delle banche sono in crescita, i sindacati tornano sul rinnovo del contratto nazionale. «La fortissima crescita degli utili dei primi cinque gruppi bancari italiani dimostra che la richiesta economica avanzata dai sindacati unitariamente per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari è assolutamente coerente con il contesto» ha spiegato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani. «Gli indicatori di produttività attestano che il contributo dei lavoratori è stato rilevantissimo - aggiunge - per questo è necessario arrivare in tempi brevi alla chiusura della trattativa, in modo che le banche possano corrispondere gli aumenti retributivi già dal mese di dicembre».

La politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea ha di fatto spinto il sistema bancario verso una maggiore prudenza e politiche di erogazione più selettive, per fare un solo esempio i mutui per la casa in Italia che sono in calo del 40%. Secondo Colombani «l'analisi dei bilanci dei primi cinque gruppi mostra un calo preoccupante degli impieghi. I dati Bce certificano la flessione delle banche significant italiane contro un aumento del credito delle significant europee e in particolar modo di quelle francesi. L'andamento dell'economia italiana è però simile a quello delle principali economie europee. Ciò rende ragionevole ipotizzare che non vi siano grandi differenze nella domanda di credito di famiglie e imprese.

È quindi necessario - conclude - monitorare con attenzione l'evoluzione del credito per evitare rischi di ulteriore riduzione, più che mai pericolosi in una fase di rallentamento del ciclo economico».

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