lunedì 9 novembre 2020
L'impresa di Massimo Gatti sul lago Trasimeno è un modello di economia circolare e di rispetto dell'armonia naturale. Gli animali crescono liberi e niente viene sprecato.
Massimo Gatti, 35 anni, nel suo allevamento a Olmini, una frazione di Panicale, in provincia di Perugia

Massimo Gatti, 35 anni, nel suo allevamento a Olmini, una frazione di Panicale, in provincia di Perugia - Alberto Vissani

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"Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche". Una delle frasi più significative che racchiudono l’intera spiritualità dei nativi americani attribuita al grande capo Toro Seduto, ma mai accertata, rende comunque l’idea dell’importanza che gli indiani d’America conferivano all’animale sacro per eccellenza: il bisonte.

Il bisonte americano è una categoria di bisonte che un tempo vagava per tutto il Nord America in vaste mandrie. Questo grandissimo animale, fonte di vita e sostentamento per quasi tutti le culture native delle praterie, si è quasi estinto per cause antropiche, con una combinazione di caccia e macellazione commerciale eccessiva nel XIX secolo, insieme all'introduzione di malattie bovine tramite l'interazione con i bovini domestici. Oggi grazie al ripopolamento controllato si sta pian piano evitando l’estinzione di questo grande animale.

Gatti non abbatte l'animale finché l'intera carne non è stata prodotta

Gatti non abbatte l'animale finché l'intera carne non è stata prodotta - Alberto Vissani


Addirittura in Italia un giovane allevatore di trentacinque anni ha deciso di abbracciare una missione tanto difficile quanto straordinaria: allevare bisonti americani in territorio italiano. Ci troviamo nel confine che divide l’Umbria e la Toscana, in un bellissimo luogo in riva al lago Trasimeno. In una vallata che ricorda le grandi praterie americane, pascolano indisturbati più di trenta esemplari di bisonti. Essi si nutrono di erba del pascolo e fieno coltivato entro trenta chilometri dall’allevamento, con una piccola integrazione di minerali e cereali che ogni giorno una mangiatoia High-tech eroga in modo personalizzato ad ogni capo.

“L’amore che ho nei confronti del bisonte mi impone un profondo rispetto per questo animale. Rispetto, che è divenuto il primo valore nel delineare la nostra filosofia e la nostra etica. Le nostre scelte sempre dettate dall’armonia con la natura e dalla bellezza che essa ci offre, sono volte a mantenere intatto il rapporto ancestrale tra uomo e bisonte”. A parlare è Massimiliano Gatti, l’unico allevatore italiano ad essersi interessato ai bisonti americani, la sua azienda da più di tre anni si è specializzata nelle mandrie dei grandi bisonti scoprendo proprietà incredibili, analoghe a quelle utilizzate dai Nativi Americani più di duecento anni fa.

Anche la gerarchia che il branco si fa in autonomia viene rispettata, la monta è naturale

Anche la gerarchia che il branco si fa in autonomia viene rispettata, la monta è naturale - Alberto Vissani

I bisonti dell’allevamento Gatti vivono liberi, ad uomo assente, monitorati ovviamente da moderni sistemi tecnologici al fine di evitare qualsiasi stress causato dalla presenza umana e dalla sua mania di addomesticare e umanizzare chi nasce libero. Il benessere dell’animale, e il rispetto, è alla base dell’etica dell’allevamento di Massimiliano Gatti. Il fatto che la monta sia naturale e che la selezione genetica sia dettata dalle gerarchie del branco, che i cuccioli di bisonte rimangono con le madri, che l’allattamento sia dettato dai tempi della natura e che gli animali stessi non vengono abbattuti prima dei trenta mesi di età è il segnale di come è ancora possibile attuare i metodi di allevamento antichi di duecento anni, senza stravolgere il risultato.

“Ogni vita è un dono. La nostra, la loro. Quella dell’erba, quella dei fiori, per questo il concetto di economia circolare trova una perfetta attuazione nel nostro progetto d’impresa. Anche per questi motivi abbiamo scelto di non aprire nessun punto vendita fisico, le mie carni devono essere prenotate e sono quando tutte sono state destinate al consumo umano, decidiamo di abbattere l’animale. Inoltra l’uccisione del bisonte viene effettuata direttamente in azienda da noi, senza nessun viaggio al mattatoio evitando una sofferenza inutile per lo stesso bisonte.”

Nell'alleavamento gli animali crescono liberi, mangiano l'erba del pascolo e fieno raccolto nella zona

Nell'alleavamento gli animali crescono liberi, mangiano l'erba del pascolo e fieno raccolto nella zona - Alberto Vissani

Ogni parte dell’animale viene utilizzata (proprio come per gli indiani) creando ancora oggi oggetti eterni, totalmente naturali senza l’utilizzo di materiali inquinanti. Le pelli vengono conciate al vegetale e lavorate da esperti artigiani per realizzare scarpe, giacche, cinture borse e altri accessori. Anche le ossa, come nel passato, hanno un utilizzo più che nobile come occhiali, bottoni oppure gioielli. La lana, persa in estate e raccolta ciuffo per ciuffo a mano, viene lavata, cardata, pettinata e poi filata per la realizzazione di capi di maglieria. Il grasso perirenale, ricco di importanti nutrienti, è destinato alla produzione di saponi artigianali, detergenti e shampoo solido.

“La circolarità della natura, ciò che gli Indiani d’America acquisivano dal bisonte, mi ha fatto riflettere su un indotto che questo tipo poteva generare. Difatti oltre a fornire moltissimi ristoranti della mia carne, mi sono circondato di artigiani esperti per poter realizzare molti oggetti che si possono creare dallo stesso bisonte, tutto senza stressare l’animale più del dovuto. Una tipologia di lavoro lento, ma che da una singola situazione mi ha potuto permettere di affacciarmi su tante realtà che mai avrei potuto avvicinare in altro modo”.

Oltre alla carne, del bisonte si usano le osse per fare oggetti, le pelli e anche la lana

Oltre alla carne, del bisonte si usano le osse per fare oggetti, le pelli e anche la lana - Alberto Vissani

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