L'automobile dà i numeri: scopriamo cosa le accadrà da qui al 2030

Lo studio di AlixPartners: la Cina sosterrà quasi da sola il mercato globale, l'Europa in ulteriore crisi di fatturato, la diffusione dell'elettrico al di sotto delle previsioni
October 29, 2025
L'automobile dà i numeri: scopriamo cosa le accadrà da qui al 2030
Il futuro dei motori, uno dei grandi interrogativi della mobilità/ REUTERS
La Cina che crescerà ancora (ma non a livelli esponenziali) e che quasi da sola sosterrà il mercato globale malgrado un forte assottigliamento dei marchi che oggi cercano spazio sulla scena mondiale. L’Europa che perderà ancora peso specifico e fatturato, e che dovrà cambiare rapidamente approccio per tornare a dire la sua in tema di mobilità. E ancora, la diffusione dei veicoli elettrici che probabilmente avrà un tasso di penetrazione nel nostro Continente al di sotto delle attese. Sono queste le principali previsioni da qui al 2030 secondo il Global Automotive Outlook presentato in apertura del convegno Quattroruote Next da Dario Duse, EMEA leader Automotive and Industrials di AlixPartners, società di consulenza globale.
Secondo lo studio, le vendite globali di veicoli sono attese in crescita del 2% medio annuo nei prossimi cinque anni spinte principalmente dal mercato cinese. In Europa, il 2025 si chiuderà con una contrazione del 2% rispetto al 2024 e sarà seguito da una fase di sostanziale stagnazione (+1% annuo fino al 2030), mentre i costruttori cinesi continueranno a guadagnare quota, con un incremento stimato di 0,8 milioni di veicoli entro il 2030. “L’Europa in particolare è attanagliata tra volumi sostanzialmente stagnanti, competizione di players cinesi, e una regolamentazione che costringe a una transizione imposta dalla normativa e non dalla tecnologia, o dalle scelte dei guidatori. Il risultato è un livello di profitti in forte calo (-61% negli ultimi due anni per gli Europei) e un livello di indebitamento ritornato sopra al trilione di dollari”, ha evidenziato Dario Duse.
In tale contesto, non vanno trascurati due ulteriori aspetti. Da un lato, il tasso di penetrazione dell'elettrico in Europa rimarrà al di sotto delle attese: al 15% quest'anno e al 40% nel 2030 (le aspettative erano rispettivamente di un 25% e di un 50%). Dall'altro, l'industria rimarrà lontana dai livelli produttivi del passato. I 16,8 milioni di veicoli che saranno sfornati quest'anno dalle fabbriche continentali sono pari al 76% dei livelli del 2017. La ripresa è dietro l'angolo, ma sarà moderata e, in ogni caso, sarà sostenuta dalle iniziative di localizzazione proprio dei costruttori del Dragone: nel 2027 produrranno il 5% dei 17 milioni di veicoli attesi e nel 2030 il 7% dei 17,6 milioni.
Nel corso della presentazione dello studio illustrato nel convegno del mensile Quattroruote è stato sottolineato che “anche i costruttori cinesi hanno però i loro problemi: esiste infatti una sovracapacità di circa 30 milioni di veicoli che non è assorbita neppure a tendere da un mercato che cresce moderatamente e che è diventato estremamente competitivo, con prezzi in forte discesa e con sempre maggiori contenuti richiesti a pari prezzo”, spiega Duse. “Questo significa che nei prossimi anni assisteremo a un forte consolidamento che lascerà solo una quindicina dei 130 costruttori attualmente presenti: è un processo necessario (pochissimi marchi producono utili) e spinto dal governo che ha lungamente sovvenzionato lo sviluppo dell’industria”.
Quali quindi le strade percorribili per l’automotive? “Le aziende occidentali possono reagire mutuando un atteggiamento di studio intelligente degli elementi distintivi dei nuovi players, e lavorando per eliminare alcune legacy storiche, che oggi sono diventate una zavorra. La via è tracciata da velocità - esistono opportunità di ridurre il gap di circa 20 mesi in più per lo sviluppo di un veicolo; innovazione - ad esempio applicando innovazioni come l’AI a mercati in crescita come quello dell’ADAS - e ripensando il proprio modello operativo in logica di efficienza e efficacia, anche qui, per esempio applicando AI non solo ad ambiti strettamente manufatturieri ma estendendolo a processi commerciali e di marketing”, conclude Duse.

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