L'Europa riapre ai motori termici dopo il 2035. Ma non sarà esattamente così
La Commissione riconsidera biofuel e abbassa al 90% la soglia di riduzione della Co2. Secondo una proiezione, con le regole attuali almeno l'80% dei propulsori delle auto nuove dovranno comunque essere 100% elettrici

Non è una retromarcia totale ma una correzione di rotta inevitabile, anche se decisamente tardiva perché restituisce ossigeno al comparto automotive continentale dopo averlo tramortito nel recente passato con scelte ideologiche e lontane dalla realtà del mercato. La Commissione Europea ha ufficializzato ieri a Bruxelles le misure destinate a rilanciare l’industria dell’auto, correggendo le decisioni suggerite e poi approvate dal Parlamento Europeo il 14 febbraio di due anni fa quando nell’ambito delle norme “Fit for 55” stabilì l’obbligo della riduzione del 100% delle emissioni di CO2 per le auto nuove a partire dal 2035, decretando in pratica il divieto alla vendita delle vetture con motore a combustione interna (cioè benzina e diesel) da quell’anno in poi.
In particolare, tra le misure previste da questa nuova proposta normativa - che dovrà ora essere negoziata tra Parlamento e Consiglio per l’approvazione definitiva - c’è la riduzione al 90% delle emissioni di anidride carbonica. Quel 10% di differenza rispetto alla decisione che è stata modificata ieri significa molto, perché abolisce di fatto l’ammissibilità del solo elettrico dopo il 2035. Le vetture costruite per la vendita in Europa cioè dovranno essere dotate di propulsori a “emissioni zero” al 90% sulla media totale della produzione di ogni marchio, mentre il restante 10% “dovrà essere compensato mediante l'uso di acciaio a basse emissioni di carbonio prodotto nell'Unione, o di e-fuel e biocarburanti”. Ciò consentirà ai veicoli ibridi a bassissime emissioni come i Plug-in (Phev), ai veicoli con range extender (Erev), ai mild hybrid e a quelli con motore a combustione interna di continuare a svolgere un ruolo anche dopo il 2035, insieme ai veicoli completamente elettrici (EV) e a idrogeno”, aggiunge la Commissione. Le full hybrid non vengono espressamente citate, ma è quasi certo che saranno tra le alimentazioni ammesse.
Almeno l'80% delle auto dovranno essere comunque elettriche?
Mancano in realtà molti elementi per valutare con precisione l’impatto della revisione della normativa. Quando venne emanata nel 2023, la nuova regolamentazione infatti considerava le emissioni allo scarico. Solo quelle del motore 100% elettrico allo scarico sono zero, di qui l’eliminazione del motore a scoppio dal 2035. Ora bisogna vedere se le emissioni continueranno a essere misurate allo scarico oppure su tutto il ciclo di vita del veicolo. Nel primo caso, per far sì che il parco veicoli venduto da una casa automobilistica riduca del 90% le emissioni è necessario che le emissioni medie siano intorno agli 11 grammi di Co2 per chilometro. Un veicolo Plug in emette circa 20-25 g/km. Di conseguenza, secondo alcune stime, nel 2035 almeno l’80-85% delle vendite dovrebbe sempre essere di totalmente elettriche.
Super crediti per le piccole e-car
Per favorire la transizione, il massimo organo esecutivo della Ue ha confermato inoltre la definizione della normativa per la nuova categoria delle E-Car anticipate dal presidente Ursula von der Leyen. La novità riguarda la decisione di introdurre incentivi speciali: fino al 2035, le case automobilistiche potranno beneficiare di “super crediti” per le piccole auto elettriche (fino a 4,2 metri di lunghezza) a prezzi accessibili prodotte nell'Unione Europea. Ciò incentiverà la diffusione sul mercato di un maggior numero di modelli elettrici di piccole dimensioni. Sono poi confermate delle iniziative per le batterie: per accelerare lo sviluppo di una catena del valore europea, saranno resi disponibili 1,8 miliardi di euro, di cui 1,5 sotto forma di prestiti a tasso zero, ed è previsto un “Automotive Omnibus”, ossia un pacchetto di norme per semplificare gli oneri amministrativi e ridurre i costi per i produttori europei, con risparmi quantificati in circa 706 milioni di euro all’anno.
Le conseguenze economiche della "virata" della Ue
La virata verso la possibilità, anche dopo il 2035, di immatricolare auto ibride e modelli a combustione altamente efficienti potrebbe generare un effetto economico rilevante sul mercato automobilistico europeo. Interessante la simulazione fatta del Centro studi di Unimpresa. L’analisi parte da due variabili: la quota di potenziali acquirenti – famiglie e imprese – che, con un obbligo di elettrico puro, rinvierebbero l’acquisto di un nuovo veicolo (stimata tra il 15% e il 20% del mercato), e la quota di questi soggetti che tornerebbero a comprare in uno scenario in cui l’offerta includesse modelli ibridi o termici ad alta efficienza (stimata tra il 30% e il 40%). L’effetto combinato produce un incremento potenziale delle immatricolazioni pari, in media, al 6,3% rispetto allo scenario regolatorio più rigido. Applicando tale percentuale ai volumi attesi per il 2036 – circa 10 milioni di vetture in Europa in uno scenario di solo elettrico – il numero di auto aggiuntive vendute in presenza di una normativa più flessibile si collocherebbe attorno alle 600.000 unità nel primo anno pienamente interessato dalla misura. Considerando un prezzo medio europeo di 30.000 euro per vettura, il beneficio sui ricavi del settore sfiorerebbe i 18 miliardi di euro annui. Secondo la simulazione di Unimpresa, l’allentamento del vincolo regolatorio attenuerebbe la caduta temporanea dei volumi associata a una transizione troppo brusca, ridurrebbe il rischio di sovracapacità negli impianti e stabilizzerebbe il mix produttivo durante la fase di riconversione industriale. A beneficiarne sarebbero anche le piccole e medie imprese della filiera, che avrebbero un arco temporale più lungo per diversificare attività e investimenti senza l’impatto di una contrazione immediata della domanda di componenti tradizionali.
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