L'Italia in pressing sull'Europa per tassare i mini-pacchi

I ministri dell'Ecofin hanno votato per eliminare l'esenzione dai dazi per i pacchi al di poco valore (al di sotto dei 150 euro). In manovra un ememendamento per una tassa da due euro
November 27, 2025
L'Italia in pressing sull'Europa per tassare i mini-pacchi
Sede Amazon di Vercelli
Tassare i pacchi per fermare l’invasione di prodotti cinesi di bassa qualità e basso costo. L’Europa si muove, con una norma approvata due settimane fa e l’Italia prova ad accelerare anticipando la misura con un emendamento alla manovra. A far scattare l’allarme rosso per la crescita fuori controllo delle spedizioni da parte di piattaforme cinesi come Temu, Shein e Aliexpress l’introduzione dei dazi americani anche in questo ambito. Un vero e proprio terremoto nel mondo dell’e-commerce mondiale con le vendite crollate negli States per effetto dell’aumento del prezzo finale e raddoppiate in Europa.
A metà novembre i ministri dell’Economia hanno preso la decisione di eliminare l’esenzione doganale per i pacchi sotto i 150 euro di valore che arrivano fuori dai confini della Ue: a partire dal 2028 dovranno pagare i dazi (se previsti) come tutte le merci importate. Per accorciare i tempi i ministri stanno studiando una soluzione transitoria che possa entrare in vigore dall’anno prossimo e che potrebbe venire discussa al prossimo appuntamento di dicembre dell’Ecofin. Di un passo avanti nella tutela dei consumatori e della concorrenza ha parlato la presidente della commissione Ursula von der Leyen
Le cifre sono impressionanti: solo nel 2024 sono stati importati 4,6 miliardi di articoli (erano 2,4 miliardi nel 2023 e 1,4 miliardi nel 2022) sotto i 150 euro il 91% dei quali provenienti dalla Cina.
È ancora da capire come sarà possibile applicare la nuova norma: sembra probabile che vengano introdotte tariffe medie approssimative non essendoci ancora il Data Hub doganale in grado di gestire i valori su cui applicare i dazi. C’è poi la questione della riscossione (i dazi vanno al 75% al bilancio Ue per il restante 25% allo stato che li riscuote). Sarà inoltre necessario fare verifiche sul rispetto delle regole del Wto. Alcuni Paesi come Romania e Polonia hanno ipotizzato una commissione di gestione (handling fee) che servirebbe per potenziale le attività delle dogane.
L’anticipo della misura sta particolarmente a cuore alla Francia e all’Italia. Per il ministro Giancarlo Giorgetti l’e-commerce di merci cinesi sta distruggendo il commercio al dettaglio. E così l’ipotesi di una tariffa, di fatto una tassa di gestione, si è fatta strada nel dibattito sulla manovra di bilancio. Un emendamento di FdI, primo firmatario Matteo Gelmetti, propone l’istituzione, «nel rispetto della normativa dell’Ue in materia doganale e fiscale, di un contributo alla copertura delle spese amministrative correlate agli adempimenti doganali relativi alle spedizioni di modico valore provenienti da Paesi terzi». Il contributo, si ipotizza di due euro per ciascuna spedizione, si applicherà ai beni provenienti da Paesi extraUe di valore dichiarato non superiore a 150 euro. Le associazioni di categoria, dalla Camera della Moda a Confidustria Moda, parlano di una misura utile a raccogliere risorse per incrementare i controlli alle dogane in modo da evitare che vengano immessi sul mercato prodotti non conformi alla normativa europea. «Chiediamo ai consumatori di acquistare in modo consapevole e responsabile, scegliendo prodotti di qualità che durano nel tempo» sottolinea il presidente di Federazione Moda-Confcommercio Giulio Felloni.Ma come funzioneranno queste norme e che effetto avranno sui consumatori? Andrea Spedale, presidente di Aicel (l’Associazione Italiana Commercio Elettronico, nata nel 2007 che ha oltre 1250 aziende associate) spiega che non si tratta di una nuova tassa ma dell’abolizione dell’esenzione del pagamento dei dazi sui beni di valore limitato. «Trent’anni fa fu ritenuto “anti-economico” incassarli e fu introdotto il livello minimo, poi aumentato sino agli attuali 150 euro. Il problema però è che nel frattempo è nato l’e-commerce. Oggi in Europa arrivano dodici milioni di pacchi al giorno dichiarati al di sotto di quella cifra». Attualmente i controlli sono esigui sia sull’effettivo valore sia sulla conformità della merce. La mossa dell’Ecofin si inserisce in un percorso di equità fiscale iniziato nel 2021 quando venne abolita l’esenzione dall’Iva sempre per questo genere di pacchi. Di fatto ogni prodotto che entrerà in Europa sarà sottoposto ai dazi alla dogana in base alla tipologia, (abbigliamento, giocattoli, ecc) indicata dal codice Taric. «Si parla di dazi dallo 0 o 2% all’8 o 10%. A conti fatti potrebbero entrare nelle casse della Ue circa 40 miliardi di euro se stimiamo che ogni pacco abbia un valore medio di 100 euro». Certo ci saranno degli aumenti sul prezzo di vendita, le associazioni di consumatori sono già sul piede di guerra, ma dovranno essere chiari: spetterà alla piattaforma precisare a quanto ammontano le spese di spedizione, l’Iva e gli eventuali dazi. Previsto anche un sistema di controlli a campione e di multe elevate che funzionerà da deterrente per chi non rispetta le regole. «È probabiIe che si arrivi ad un riallineamento del mercato con i consumatori che si rivolgeranno a venditori Ue. Del resto oggi siamo di fronte ad una concorrenza sleale». Un tema che sta particolarmente a cuore anche al presidente di Netcomm, il consorzio del Commercio digitale italiano che riunisce oltre 480 aziende ed è tra i fondatori dell’associazione Ecommerce Europe, Roberto Liscia. «Le regole in vigore nella Ue devono essere rispettate da tutti, noi siamo favorevoli alla parità di competizione tra i diversi operatori». Liscia sottolinea come la proposta inserita nella manovra, relativa ad una tariffa di 2 euro per ogni pacco in arrivo rischi però di rivelarsi un boomerang. «Aggirarla sarebbe facile visto che le piattaforme potrebbero spedire i prodotti in un altro Paese europeo e da lì farli arrivare in Italia». Discorso diverso è se si procederà in maniera congiunta ad una riforma sull’applicazione dei dazi. «In quel caso ovviamente dovremo adeguarci, ma la proposta di FdI di una tariffa “doganale” per rafforzare i controlli, ha senso solo se anticipa una norma europea».
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