L'allarme della Fipe sui contratti pirata

Il presidente Stoppani: danneggiano i diritti dei lavoratori e le imprese che rispettano le regole. Il 60% degli addetti è donna e il 30% giovani
November 13, 2025
L'allarme della Fipe sui contratti pirata
L'assemblea annuale della Fipe/ WEB
Un’assemblea annuale dedicata al tema dell’Impresa come bene comune. Così la Fipe-Confcommercio ha riaffermato come l’attività imprenditoriale non produce solo ricchezza, ma contribuisce al benessere collettivo, alla creazione di lavoro dignitoso e alla crescita del Paese e confermando la responsabilità sociale e il valore civico delle aziende nel contesto nazionale. La parte pubblica dell’evento è stata caratterizzata dagli interventi del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, dal presidente della Fipe, Lino Stoppani. E dalla lectio magistralis del presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato, che ha ricordato i passaggi che hanno portato alla stesura degli articoli 41 e 43 della Carta dall’Assemblea costituente fino alla definitiva approvazione.
«Fare impresa – ha spiegato Sangalli – è un vero e proprio strumento di cittadinanza attiva. Il valore dell’impresa non risiede solo nel produrre ricchezza, ma nel trasformare l’economia in esperienza di cittadinanza, soprattutto per giovani, donne e stranieri». E ha aggiunto: «La libertà d’impresa è parte integrante del progetto democratico: non la libertà di pochi, ma quella che genera opportunità per molti. Opportunità, innanzitutto, di lavoro, con la dignità che il buon lavoro, quello dell’articolo 36 della Costituzione, implica». Il presidente di Confcommercio ha poi ribadito l’impegno dell’organizzazione nella difesa dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi: «Quando ci battiamo per far certificare la rappresentanza non difendiamo un orticello. Facciamo una battaglia per il Paese, per la democrazia del Paese. Al Cnel sono depositati oltre mille contratti collettivi, ma molti sono contratti pirata che non garantiscono né lavoratori né imprese e creano dumping rispetto a quelli firmati dalle parti più rappresentative». «I contratti pirata – ha ammonito il presidente di Confcommercio – abbassano i diritti e abbassano il salario. L’impresa diventa bene comune solo quando si fa carico di applicare i contratti che concorrono a generare il bene comune. Questa è la nostra missione. Questa è la nostra identità».
Il presidente Stoppani ha ricordato come «i pubblici esercizi rappresentano anche un formidabile ascensore sociale: su oltre 1,1 milioni di addetti, quasi il 60% sono donne e il 30% giovani sotto i 35 anni». «Un settore – ha sottolineato il presidente della Fipe – che offre opportunità di lavoro, di formazione e di crescita, contribuendo alla coesione sociale e alla vitalità dei territori. Dietro ogni bar, ristorante o locale c’è una storia di impresa, di famiglia, di sacrificio e di passione che rappresenta l’anima autentica del nostro Paese».
Guardando al futuro, il presidente Fipe ha dichiarato che «vogliamo costruire un sistema di imprese capace di coniugare libertà economica e responsabilità sociale, innovazione e tradizione, competitività e umanità. La sfida è far sì che il successo economico coincida con il progresso civile». «La Fipe – ha concluso Stoppani – continuerà a essere voce e casa delle imprese del fuori casa, luogo di rappresentanza e di dialogo, presidio di valori e di cultura economica. Perché l’impresa non è un fatto privato, ma un bene comune. E senza impresa, semplicemente, non c’è futuro».

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