Tonno Callipo: quel buon sapore del welfare d'azienda
Il rispetto per 'la qualità' e l’attenzione ai bisogni dei lavoratori e la lotta alla mafia sono gli assi portanti della filosofia di vita della famiglia di imprenditori calabresi

«Siamo come una grande famiglia allargata, noi e i dipendenti. Per questo mi sembra doveroso, quando l’azienda incrementa gli utili, venire incontro alle esigenze delle loro famiglie e del territorio in cui siamo nati e cresciuti, la Calabria». Filippo Callipo, per gli amici Pippo, misura a lunghi passi i locali del grande stabilimento di Maierato, nel Vibonese. Il soprannome di 're del tonno' non lo definisce appieno. Il carattere forte, vulcanico, c’è, ma non quello del monarca autoritario. L’impegno sociale, la solidarietà fanno parte della sua vita come il profumo di mare e di agrumi che arriva dalla costa. E i progetti di inclusione e welfare che l’azienda sostiene non servono per alimentare santini o brochure, ma partono dal basso, da una lettura di bisogni reali, che siano quelli di un operaio che manda i figli all’università o di un detenuto che vuole riscattarsi. E sono realizzati in modo meticoloso (Pippo ha una 'maniacale' cura dei dettagli) per renderli fortificanti come quel tonno del Mediterraneo che da oltre un secolo mani sapienti lavorano qui, sulla costa tirrenica calabrese, trasformandolo in una leccornia acquistata in tutto il mondo. Il rispetto per 'la qualità' è la filosofia ispiratrice di una famiglia d’impresa giunta alla quinta generazione: dal fondatore Giacinto, che costituì la società il 14 gennaio 1913, per arrivare a Filippo Maria e Giacinto, manager laureati a Milano, uno in Bocconi e l’altro in Cattolica, con gli occhi sui mer- cati esteri ma i piedi ben piantati in Calabria.
Il no alle mafie e ai 'prenditori'. Oggi Callipo senior ha 75 anni. Quando è entrato in azienda, nel maggio 1970, nello stabilimento lavoravano 40 persone. Ora sono 400, in un gruppo di 7 imprese (che si occupano anche di conserve alimentari, turismo e sport), con un bilancio 2021 che riporta un fatturato di 73 milioni di euro (+6%). Ma per Pippo affiancato da Cinzia Ieracitano, compagna e braccio destro - la crescita dell’impresa non è mai stata disgiunta dalla responsabilità verso la 'sua' Calabria, bella e disastrata, ultima nelle classifiche di indicatori positivi e prima in quelle di disoccupazione e povertà. Nel 2006, da presidente della Confindustria regionale scrisse una lettera al capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, denunciando i tentacoli della ’ndrangheta, a cui non si è mai arreso, pagando il prezzo di minacce e attentati intimidatori. Fustigatore della burocrazia inefficiente, della 'mafia con la penna' e dei 'prenditori', finti manager che arraffano contributi pubblici, nel 2010 e nel 2019 si è candidato alla presidenza regionale con liste sostenute dalla società civile. E nel frattempo, non ha mai smesso di trovare modi ingegnosi per finanziare interventi che alla fine rappresentano un piccolo catalogo del buon welfare privato al servizio della collettività, in un territorio dove le cosche predicano invece furbizia e individualismo.
Il tetris che edifica pezzi di futuro. Chi lavora alla Callipo può contare su visite di prevenzione medica, su un premio annuale in busta paga, ma anche su un fondo di un milione di euro per prestiti agevolati ai dipendenti, al tasso dell’1%, da usare per impegni di famiglia o anche per cancellare le rate di finanziarie che strozzano. E i progetti sociali sono un creativo tetris di interventi che punta a costruire pezzi di futuro. Una convenzione con l’Università della Calabria finanzia 2 borse di studio per tesi di laurea. Nel 2016 è partito in diversi ospedali il progetto 'Special Cook', un talent show di cucina per i pazienti. Poi c’è l’impegno attraverso la Callipo Sport, squadra di pallavolo di Vibo Valentia nata nel 1993 dalla C2 e arrivata, a suon di muri e schiacciate, in A1. Ancora, una collaborazione col penitenziario vibonese consente da sei anni a 7 detenuti di essere assunti per due mesi, prima delle feste natalizie, per confezionare in carcere le scatole delle strenne (ventresca sott’olio, olive farcite, la celebre ’nduja di Spilinga) ordinate dai clienti: «Quei pacchi avrebbero potuto essere confezionati, con costi minori, nello stabilimento – considera Angela Marcello, direttrice del penitenziario –, ma farlo in carcere offre opportunità di lavoro e possibile reinserimento».
La bussola della qualità. Poi c’è il Mediterraneo, risorsa da studiare e da proteggere, non da saccheggiare. Alla Callipo c’è un’attenzione costante all’impatto ambientale. Inserita nel 2005 dal ministero del Lavoro fra le 30 aziende italiane più impegnate nelle problematiche sociali ed ecologiche, l’impresa sostiene enti come il Centro di recupero tartarughe marine di Brancaleone e collabora con l’Università di Reggio Calabria per la valorizzazione degli scarti di lavorazione del pesce, finanziando dottorati di ricerca. Tutto questo, Callipo senior lo racconta con semplicità. 'Fai beni e parra pocu', fai del bene e non ti vantare, recita un vecchio detto calabrese. Mentre tiene le mani sul timone, il capitano guarda avanti: «Stiamo vivendo il passaggio da una generazione imprenditoriale a una manageriale. Per me lo stabilimento non ha segreti. I miei figli magari non ripareranno mai l’aggraffatrice delle scatole, come facevo da ragazzo, ma conoscono cose che io non so». Tutto si trasforma, ammoniva Eraclito. Ma in 109 anni di attività, fra le mura di un’impresa partita dalla storica Tonnara di Pizzo e divenuta un brand internazionale, una cosa non è mai cambiata. «Qualità, prima di tutto la qua-lità, soprattutto la qualità», ripete il pater familias Pippo. Non un mantra, ma il 'primo comandamento' produttivo. E nei 34mila metri quadri dello stabilimento di Maierato le foto in bianco e nero sulle pareti fanno da contraltare ai macchinari all’avanguardia in un continuum fra tradizione e modernità. «La nostra forza, la nostra fortuna, la nostra marcia in più, è il controllo e il rispetto della qualità», conclude il presidente. Filippo Callipo, per gli amici Pippo, soprannominato 're del tonno', nel grande stabilimento di Maierato, nel Vibonese
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