Leader nuovi per nuove responsabilità

In "Oltre", Tommaso Arenare propone di rileggere ambizioni, obiettivi (e frustrazioni) per scoprire che - anche nel lavoro - l'io e il noi sono indissolubilmente legati
November 17, 2025
Leader nuovi per nuove responsabilità
Responsabilità reciproche/ ICP
Visti da dentro, siamo diversi che visti da fuori. Di solito un po’ meglio. Capita spesso, e il lavoro non fa differenza: il crederci indispensabili fa parte del bagaglio di finte sicurezze che tendiamo a portarci dietro. Niente di strano, dunque, se l’84% dei dirigenti sondati da Ipsos Doxa per l’Osservatorio di Mindwork uscito pochi giorni fa si ritenga in grado di promuovere un clima di fiducia e ascolto. Peccato che quando la stessa domanda viene girata ai loro colleghi ecco che quella percezione si dimezza: solo il 42% dei collaboratori riconosce l’esistenza di questa qualità nei propri capi. Peggio ancora se l’aria si fa pesante: l’81% dei leader si dice in grado di riconoscere i segnali di malessere dal proprio team, dove però questa capacità viene attribuita dal 40% degli interpellati.
Segnali di ordinaria insoddisfazione, che si aggiungono ai tanti che cogliamo empiricamente o scientificamente intorno a noi: la fase storica in cui viviamo e lavoriamo è di profonda trasformazione, la sensazione di disorientamento è comune e fisiologica. Così come il riflesso condizionato: la colpa è del contesto, è delle strutture in cui operiamo, delle leggi a cui sottostiamo, di un sistema di persone e cose che non è in grado di capirci e valorizzarci. Attribuire le responsabilità ad altri è una pratica di ordinaria sopravvivenza, che ci fa stare meglio ma senz’altro non aiuta ad andare a fondo, guardando a noi e dentro di noi, per trovare quelle risorse necessarie per provare a uscire da questa spese di sabbie mobili.
Una guida per andare letteralmente oltre l’ha scritta Tommaso Arenare, mettendoci dentro vent’anni di lavoro in una società leader globale nella consulenza per la leadership e il suo vissuto personale, che - non a caso - l’ha portato a chiudere questo capitolo e ad aprirne uno nuovo proprio in questi mesi. Dietro all’apparenza di un manuale si nasconde la guida lungo un itinerario semplice e lineare che tocca alcuni punti nodali: le ambizioni di carriera, la gestione della complessità e dell’energia che serve a non cadere vittima dello stress, la capacità di scegli ere le persone e di costruirsi un “portafoglio di lavori” che non appiattisca e al tempo stesso consenta di cambiare quando un filone si rivela esaurito. Chi ha dubbi troverà risposte o almeno indicazioni per andare a cercarle, anche e soprattutto nel capitolo finale che prende in considerazione alcune delle situazioni più problematiche, a partire da come si fa a capire quando è il momento giusto per cambiare strada nel proprio percorso di carriera.
Non spoileriamo oltre. Piuttosto vale la pena rilanciare ciò che rende questo lavoro particolarmente stimolante e quasi urgente, visto anche e soprattutto il momento storico in cui viene proposto: la capacità non dichiarata e forse neanche del tutto cercata, di costruire e raccontare il ponte che unisce l’io al noi, tra la dimensione personale in cui spesso tendiamo a confinare le questioni lavorative o (peggio ancora?) di carriera e le dinamiche di contesto. Di cui sono causa ed effetto, che ci piaccia o no.
Come opportunamente ricordato all’inizio del volume, sono due le mentalità con cui è possibile «capire la nostra piena, personale e assoluta responsabilità». Una mentalità fissa, che «ci suggerisce che le nostre capacità e intelligenza siano innate e immutabili e in alternativa una mentalità «di crescita», vale a dire «un modo di considerare noi stessi più libero e dinamico». La prima è una resa, la seconda una sfida. Una sfida non solo per carrieristi assetati di soldi e successo, ma anche di chi ha l’onestà intellettuale e valoriale di rendersi «consapevole e agire in modo deliberato, e in altre parole di essere responsabile». È qui che prende forma il legame indissolubile tra l’io e il noi, con l’effetto di dare una rinnovata importanza all’io proprio per la sua capacità di impattare sul noi. Un vero passo oltre, e non da poco. Perché così anche il percorso logico suggerito non si riduce a un mero esercizio motivazionale e non si ritrova ingabbiato in quella autoreferenzialità dominante quando si parla di lavoro e di carriera.
Camminando sullo spartiacque tra metodo e merito, chi legge si misura con un alfabeto valoriale che può diventare uno stimolo per farsi delle domande, per alzare l’asticella, per trovare alleati e costruire alleanze. E ce n’è un disperato bisogno, visti i “vuoti” a livello di classe dirigente, in tutto l’Occidente e senz’altro anche in Italia, e il fabbisogno crescente di persone disposte a mettersi in gioco in tanti posti chiave della società civile, pubblica o privata che sia. Il libro, dichiara l’autore, intende porsi come una sollecitazione a mettersi in moto. Chiederci, tutti, cosa possiamo dare oltre a cosa ne viene per noi è senza dubbio un buon primo passo.
Tommaso Arenare, Oltre. La tua nuova leadership: cambiare, scegilere, sfidarsi per una vita di valore e felicità, Rizzoli, Milano 2025, 256 pagine, 18 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA