Caffé amaro per Starbucks: un passo indietro in Cina
di Cinzia Arena
La multinazionale di Seattle ha deciso di cedere il 60% della divisione cinese ad un fondo locale per tentare il rilancio. Quello cinese, con 8mila punti vendita, è il secondo mercato

Caffè amaro per Starbucks in Cina. La multinazionale americana ha deciso di cedere il 60% della sua filiale cinese alla società di investimenti Boyu Capital con sede a Hong Kong per 4 miliardi di dollari. Non si tratta di un addio però ma del tentativo di recuperare terreno in un mercato particolarmente scivoloso tra consumi stagnanti, l'effetto dei dazi e la concorrenza di altri brand. Le due aziende creeranno una joint venture, di cui Starbucks controllerà il 40%. La Cina è il secondo mercato più grande dopo gli Stati Uniti, con circa 8mila punti vendita. L’obiettivo è arrivare a 20mila punti vendita nel giro di qualche anno.
La scelta è di quelle destinate a far discutere perché la multinazionale di Seattle è in Cina dal lontano 1999. Il cambio di rotta è stato dettato dalla performance deludenti degli ultimi anni, con il calo dei consumi e l’aumento del costo della materia prima, e alla concorrenza di altri marchi come Luckin Coffee. La nuova joint venture gestirà il business nel Dragone e Starbucks continuerà a detenere e a concedere in licenza il marchio e la sua proprietà intellettuale. Starbucks ha stimato vendite totali al dettaglio in Cina a oltre 13 miliardi. L’accordo verrà finalizzato entro marzo, dopo le necessarie autorizzazioni normative.
Da tempo gli affari per Starbucks non vanno a gonfie vele. Di recente il marchio ha annunciato un piano di licenziamenti e una serie di chiusure di store.
Alla fine dell'esercizio finanziario a settembre, Usa e Cina pesano per il 61% dei punti vendita Starbucks nel mondo, con quasi 17mila locali in America e 8mila in Cina. Malgrado il business nel Dragone abbia mostrato segnali di miglioramento (+2% vendite nel trimestre a fine settembre), lo scontrino medio è sceso del 7%.
"La profonda conoscenza e competenza locale di Boyu aiuterà ad accelerare la nostra crescita in Cina, soprattutto con l'espansione in città più piccole e in nuove regioni", ha commento Brian Niccol, presidente e ceo di Starbucks, in una nota. "Abbiamo trovato un partner che condivide il nostro impegno per un'esperienza di partnership eccellente e un servizio clienti di livello mondiale. Insieme scriveremo il prossimo capitolo della gloriosa storia di Starbucks in Cina", partita appunto nel 1999.
"Insieme, puntiamo a combinare la leadership globale di Starbucks nel settore del caffè con la profonda conoscenza del mercato e l'esperienza di Boyu per accelerare la crescita e le esperienze eccezionali per milioni di clienti", ha aggiunto Alex Wong, partner di Boyu.
Fondato nel 2011, il private equity cinese ha uffici a Hong Kong, Pechino e Shanghai, oltre che a Singapore. Tra i suoi fondatori figurano Alvin Jiang, nipote dell'ex presidente cinese Jiang Zemin.
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