Tutti i Santi dei poveri, una festa nella compagnia della “Dilexi te”
La solennità di Tutti i Santi ci ricorda che la santità è vocazione di ogni battezzato. Ed è conformazione a Cristo: che possiamo riconoscere e amare nel servizio agli ultimi. Come attestano le sante e i santi citati nell'esortazione apostolica di Leone XIV

«La liturgia ci ricorda oggi che la santità è l’originaria vocazione di ogni battezzato», diceva Benedetto XVI all’Angelus del 1° novembre 2011, solennità di Tutti i Santi. Nella luce di questa festa siamo invitati «a guardare la Chiesa non nel suo aspetto solo temporale ed umano, segnato dalla fragilità – aggiungeva Ratzinger – ma come Cristo l’ha voluta, cioè “comunione dei santi”». Ebbene: ci sono vie molteplici per arrivare al cuore della solennità di Tutti i Santi e per avvicinarsi al nucleo di quella realtà della fede che è la comunione dei santi. Una di queste si fa incontro dalle pagine della Dilexi te. L’esortazione apostolica di Leone XIV sull’amore verso i poveri si offre infatti quale mappa preziosa per scoprire – o riscoprire – la via della conformazione a Cristo nella “compagnia” di quanti hanno testimoniato «la cura della Chiesa per i poveri e con i poveri».
Una via? Molte vie, in realtà. Ogni santo ha vissuto in modo originale la conformazione a Cristo facendosi povero con i poveri e prossimo degli ultimi, dei fragili, degli oppressi. Nella Dilexi te la fantasia della carità si manifesta in tutta la sua ricchezza, in relazione alla personalità, ai doni, ai carismi di ciascun “samaritano”, dentro il mutare dei contesti storici e sociali e di fronte alle differenti forme di povertà, antiche e nuove. È dunque significativo che un’ampia parte della Dilexi te – ripercorrendo il cammino della Chiesa nel servizio ai poveri – si offra come una vera e propria galleria di ritratti di santi. Chi si è dedicato alla cura dei malati, come Giovanni di Dio e Camillo de Lellis; chi alla liberazione dei prigionieri come Giovanni de Matha, Felice di Valois, Pietro Nolasco; chi all’educazione dei poveri, come Giuseppe Calasanzio, Giovanni Battista de La Salle, Giovanni Bosco; chi all’accompagnamento dei migranti, come Giovanni Battista Scalabrini e Francesca Cabrini; chi alla prossimità agli ultimi fra gli ultimi, come Teresa di Calcutta e Dulce dei Poveri. E sono solo alcuni, fra i molti citati nel testo – numerosi dei quali fondatori di opere, congregazioni e istituti, perché la carità cristiana non è avventura per eroi solitari ma è generatrice di fraternità.
Dilexi te non manca inoltre di rievocare come si intese e si praticò il servizio dei poveri fra i padri della Chiesa, nel mondo monastico, negli ordini mendicanti: ed ecco i nomi di Ignazio di Antiochia e Giovanni Crisostomo, Ambrogio e Agostino, Basilio Magno e Benedetto da Norcia, Francesco e Chiara d’Assisi. Un filo che si snoda fino a oggi, con le pagine dedicate ai movimenti popolari. Leone XIV ci ricorda come «il primo discepolo a dare testimonianza della sua fede in Cristo fino allo spargimento del proprio sangue sia stato Stefano», un diacono, cioè un uomo scelto dalla comunità delle origini «per il servizio dei più poveri». In lui «si uniscono la testimonianza di vita nella cura dei poveri e il martirio». Come accadrà a Lorenzo. E poi ad altri, anche nel nostro tempo: come Oscar Romero.
Guardare ai santi della Dilexi te – e farlo nella solennità di Tutti i Santi – ci salva da una tentazione: quella di ridurre i santi a “santini”, a divinità minori alle quali accostarsi dentro una religiosità tutta intimista e individuale, dentro una fede ridotta a fatto privato. No: questi santi – colti nella loro umanità e restituiti come nostri contemporanei, quali li rende la conformazione a Cristo – ci ricordano che «non si può separare il culto a Dio dall’attenzione ai poveri». «La carità – insiste Prevost – non è un percorso opzionale, ma il criterio del vero culto». E ci ricordano che la sfida non è solo portare Gesù ai poveri, ma lasciarsi evangelizzare dai poveri. E che la scelta prioritaria dei poveri rigenera la Chiesa e la società, e chiama a combattere culture e strutture di peccato generatrici di ingiustizia. E che nel servizio dei poveri – come insegna Gesù nella parabola del giudizio finale – riconosciamo, amiamo e serviamo Cristo stesso.
Nella Dilexi te Leone XIV afferma di condividere il desiderio di papa Francesco «che tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste fra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri». Anche lui ritiene «necessario insistere su questo cammino di santificazione, perché nel “richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti - come si legge nella Gaudete et exsultate - si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi”». E noi con loro, sul loro esempio, con il loro aiuto, se prendiamo sul serio la santità come vocazione e la «comunione dei santi» come condivisione di beni spirituali che ci aiuta a crescere – dentro le incandescenze della storia – nella conformazione a Cristo, «il Messia povero, dei poveri e per i poveri».
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