Prima fumata nera. Oggi previsti quattro scrutini
di Mimmo Muolo
Niente di fatto nella votazione inaugurale del Conclave. I porporati elettori sono 133 di 71 Paesi. Parolin: «Tutta la Chiesa invoca la grazia dello Spirito, perché sia eletto il Papa»

Fumata nera. È arrivata alle 21. Dopo una lunga attesa, scandita in piazza San Pietro da diversi applausi dei 30mila che attendevano con gli occhi fissi sul comignolo. Il primo scrutinio dunque non ha raggiunto il quorum di 89 voti. Ma nessuno realmente se lo aspettava. Si riprende questa mattina. E gli scrutini saranno quattro, due al mattino, due al pomeriggio. A meno che, in uno dei primi tre, non si riesca ad eleggere il Papa.
Il primo esito, comunque, ha dato alcune indicazioni, se non altro sui tempi di scrutinio. Gli elettori sono 133 di 71 Paesi diversi. Non 115 come nel Conclave del 2013. E questo dilata inevitabilmente le operazioni di voto e di scrutinio delle schede. L'attesa di oggi, ad esempio, è durata tre ore e 15, dalle 17,45 è stata chiusa la porta della Sistina, alle 21,00 quando è arrivata la fumata nera. C'era, è vero, anche la meditazione del cardinale Raniero Cantalamessa, che giovedì non ci sarà, ma ci vorrà sicuramente un paio d'ore e forse più per ogni scrutinio. Impossibile sapere invece l'esito in termini di consensi per questo o quel candidato. Ma è importante che i cardinali abbiano scelto di votare fin dal primo giorno (teoricamente potevano anche non farlo), per cominciare un confronto costruttivo anche in fatto di voti.
Al di là di questo, il Conclave 2025 ci ha già consegnato immagini memorabili. La Cappella Sistina mercoledì pomeriggio li ha accolti come un grande grembo materno. E tornerà ad accoglierli fino alla fumata bianca. 133 uomini di 71 Paesi dei cinque continenti, come già detto. Tutti con la mozzetta e la veste purpurea. Gli orientali con l'abito corale. Uno solo ne uscirà vestito di bianco. E a loro tocca individuarlo ed eleggerlo. Si chiama Conclave, perché si svolge in un ambiente chiuso a ogni influenza umana esterna. Ed è iniziato questo pomeriggio in forma solenne. Alle 17.42 è stato pronunciato l'Extra omnes. Da quel momento è cominciata l'attesa per la eventuale prima fumata. Sono già molte migliaia i fedeli in piazza San Pietro, con gli occhi puntati sul comignolo.
Il rito è iniziato nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, con la processione che poi ha portato i cardinali elettori davanti al grandioso affresco di Michelangelo, accompagnati dal canto delle liturgie dei Santi. Il volto concentrato sul compito che li attende. Immagini già entrate nella storia della Chiesa. Insieme alle parole fissate nel rito, ma diverse ogni volta, perché ogni Conclave fa storia a sé. «Tutta la Chiesa, unita a noi nella preghiera – ha detto all’inizio il cardinale Pietro Parolin –, invoca instantemente la grazia dello Spirito Santo, perché sia eletto da noi un degno Pastore di tutto il gregge di Cristo». È lui, già segretario di Stato di papa Francesco, il più anziano per creazione dei cardinali dell’ordine dei vescovi. Nella Sistina non sono potuti entrare per aver superato gli 80 anni né il cardinale decano, Giovanni Battista Re (che durante la Messa per l’elezione del Papa gli ha fatto «doppi auguri»), né il vicedecano Leonardo Sandri. Toccherà dunque proprio a Parolin dirigere in questi giorni i lavori del Conclave. «Il Signore diriga i nostri passi nella via della verità – ha detto –, affinché per intercessione della beata sempre Vergine Maria, dei santi apostoli Pietro e Paolo e di tutti Santi, facciamo sempre ciò che gli è gradito».
Compito sicuramente non semplice. Ma nemmeno impossibile. Grazie all’aiuto dello Spirito Santo che è stato invocato nel corso di tutta la cerimonia. Una doppia fila purpurea che si è mossa alle 16,30, ha attraversato gli ambienti che separano la Cappella Paolina da quella Sistina ed è giunta nel luogo in questi giorni più osservato del mondo qualche minuto dopo. Prima i cerimonieri con due candelieri, poi i cantori e due membri di ciascuno dei collegi dei prelati uditori della Rota Romana e dei protonotari apostolici. Quindi il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, che avrebbe tenuto da lì a poco la meditazione prima dell’inizio del voto, il vicecamerlengo Ilson de Jesus Montanari, e il segretario del collegio dei cardinali, Fabio Fabene. Infine i cardinali elettori secondo l’ordine: diaconi, presbiteri e vescovi. L’ultimo a entrare in Sistina è stato proprio Parolin, accompagnato dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, Diego Ravelli.
Nella Cappella ogni elettore ha preso il posto a lui assegnato e segnalato da un “cavaliere” con il proprio nome. Gli occhi di tutti fissi sul libro del Vangelo posto sotto l’affresco michelangiolesco. E qui è stato intonato il Veni Creator Spiritus, cui è seguito il giuramento, svolto come prescrive la Universi Dominici Gregis, cioè la Costituzione apostolica che regola il Conclave, in due parti. La prima letta dal cardinale presidente, Pietro Parolin a nome di tutti. Nella formula generale il porporato ha detto: «Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute» nel documento citato. «Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede». Le altre promesse del giuramento riguardano l’impegno a mantenere il segreto e a «non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice».
Poi ognuno degli elettori, avvicinandosi al libro del Vangelo e ponendovi sopra la mano aggiunge: «Ed io prometto, mi obbligo e giuro. Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano». Il giuramento individuale si svolge in ordine inverso all'ingresso. Prima i cardinali vescovi, poi i presbiteri, infine i diaconi. Dopo l'Extra omnes, nella Cappella Sistina sono rimasti i cardinali elettori, monsignor Ravelli e il cardinale Cantalamessa che ha tenuto la sua meditazione. Al termine sono usciti anche loro e i porporati potranno procedere alla prima votazione. Che è terminata come sappiamo.
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