Notte tranquilla per il Papa. «Da qui la guerra appare ancora più assurda»
di Matteo Liut
Il resoconto di oggi: non c'è febbre, non c'è stata ventilazione meccanica. La prognosi ancora riservata. Nel testo dell'Angelus una riflessione sulla sua degenza: nella fragilità una benedizi

Il Papa ha dormito bene tutta la notte: la breve comunicazione mattutina della Sala Stampa vaticana descrive ancora una nottata - la diciassettesima in ospedale per Francesco - tranquilla.
Ieri per il Pontefice è stata una giornata nel segno del riposo e della preghiera e il bollettino medico diffuso in serata parla di «condizioni cliniche che si sono mantenute stabili». In particolare, ieri «il Papa non ha necessitato di ventilazione meccanica non invasiva, ma unicamente di ossigenoterapia ad alti flussi». E, infine, notazione importante è «apiretico», cioè non ha febbre.
Segnali che fanno pensare a una situazione tranquilla, ma sempre all'interno di un quadro clinico complesso, come sottolinea lo stesso bollettino, e per questo «la prognosi rimane riservata».
Ieri mattina, nota poi il comunicato serale vaticano, Francesco ha partecipato alla Messa, «assieme a quanti in questi giorni di degenza si prendono cura di lui, quindi ha alternato il riposo alla preghiera».
Secondo il quadro tracciato dal bollettino, quindi, sembrerebbe che il broncospasmo di venerdì, che aveva provocato vomito poi inalato, non avrebbe lasciato conseguenze dirette, ovvero non avrebbe provocato una polmonite "ab ingestis". Una lettura confermata anche da fonti vaticane, che però ci hanno tenuto a sottolineare che il rischio di criticità permane.
E sono in tanti nel mondo a preoccuparsi e a pregare per la salute del Pontefice, al quale continuano ad arrivare messaggi di vicinanza e di incoraggiamento. Così nel testo dell'Angelus diffuso ieri mattina, Francesco ha voluto ringraziare per l'affetto ricevuto: «Vorrei ringraziarvi per le preghiere, che si elevano al Signore dal cuore di tanti fedeli da molte parti del mondo: sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come “portato” e sostenuto da tutto il Popolo di Dio. Grazie a tutti!»
E poi un pensiero alle popolazioni segnate dai conflitti: «Anch’io prego per voi. E prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu».
Nel testo dell'Angelus, che per la terza domenica papa Francesco non ha potuto guidare, ma il cui testo è stato diffuso dalla Sala Stampa vaticana, il Pontefice si è soffermato anche sulla propria degenza, su come sta vivendo questi giorni in ospedale in comunione con i tanti malati e sul senso della fragilità umana.
Dopo aver riflettuto sul Vangelo del giorno, nel quale «Gesù ci fa riflettere su due dei cinque sensi: la vista e il gusto», Bergoglio ha lanciato alcuni spunti di meditazione: «Possiamo chiederci: io come guardo le altre persone, che sono miei fratelli e sorelle? E come mi sento guardato da loro? Le mie parole hanno un gusto buono, oppure sono intrise di amarezza e di vanità?».
«Sorelle e fratelli - aggiunge poi il Papa -, vi mando questi pensieri ancora dall’ospedale, dove come sapete mi trovo da diversi giorni, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, che ringrazio per l’attenzione con cui si prendono cura di me. Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti».
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