L’onomastico del Papa. «Gaza, situazione inaccettabile. Sorga un'alba di pace»

In piazza San Pietro Leone XIV celebra la memoria di san Roberto Bellarmino. L'appello al cessate il fuoco e ai negoziati. Il monito: corriamo per produrre; la vita non dipende da ciò che facciamo
September 16, 2025
L’onomastico del Papa. «Gaza, situazione inaccettabile. Sorga un'alba di pace»
Reuters | Leone XIV in piazza San Pietro saluta i pellegrini che mostrano i cartelli in cui si ricorda l'onomastico del Papa
Dopo il compleanno, l’onomastico. Domenica Leone XIV ha festeggiato i 70 anni; oggi papa Robert Prevost celebra il santo di cui porta il nome, san Roberto Bellarmino, il teologo gesuita dottore della Chiesa la cui memoria liturgica cade il 17 settembre. Ricorrenza che coincide con il giorno dell’udienza generale in piazza San Pietro. Lo ricordano alcuni cartelli e striscioni di "buon onomastico" che vengono mostrati fra la folla mentre il Pontefice attraversa la piazza in papamobile prima dell'udienza per salutare i pellegrini. «Tante grazie per gli auguri», dirà Leone XIV a conclusione dell’incontro.

Udienza che il Papa termina con una nuova denuncia di ciò che accadendo a Gaza e con un nuovo accorato appello alla pace. Leone XIV parla di «condizioni inaccettabili» in cui «il popolo palestinese» della Striscia sopravvive anche «nella paura». Popolo che, continua il Pontefice, è «costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre». Il Papa esprime la sua «profonda vicinanza» alla gente di Gaza. E ammonisce: «Davanti al Signore onnipotente che ha comandato “Non ucciderai” e davanti al cospetto dell'intera storia umana, ogni persona ha sempre una dignità inviolabile da rispettare e da custodire». Poi Leone XIV ribadisce l’urgenza di un «cessato in fuoco», del «rilascio degli ostaggi» e chiede subito una «soluzione diplomatica negoziata» che implica anche il «rispetto integrale del diritto umanitario internazionale». Infine l’invito a «tutti ad unirsi alla mia accorata preghiera, affinché sorga presto un’alba di pace e di giustizia».
Papa Leone XIV durante l'udienza generale in piazza San Pietro - Ansa
Papa Leone XIV durante l'udienza generale in piazza San Pietro - Ansa
Al centro della catechesi il Papa pone la necessità del riposo in una società segnata dalla frenesia. «Noi facciamo fatica a fermarci e a riposare – ammonisce il Pontefice –. Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno. Ma il Vangelo ci insegna che saperci fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare a compiere». A fare da spunto alla riflessione è il Sabato Santo, il giorno in cui Cristo giace nel sepolcro che rimanda al settimo giorno della creazione in cui Dio si riposò. «Il Sabato Santo ci invita a scoprire che la vita non dipende sempre da ciò che facciamo, ma anche da come sappiamo congedarci da quanto abbiamo potuto fare – afferma il Papa –. Dio non ha paura del tempo che passa, perché è Signore anche dell’attesa. Così, anche il nostro tempo “inutile”, quello delle pause, dei vuoti, dei momenti sterili, può diventare grembo di risurrezione. Ogni silenzio accolto può essere la premessa di una Parola nuova. Ogni tempo sospeso può diventare tempo di grazia, se lo offriamo a Dio». E poi aggiunge: «Noi, in quel sabato sospeso, impariamo che non dobbiamo avere fretta di risorgere: prima occorre restare, accogliere il silenzio, lasciarci abbracciare dal limite».
Leone XIV in piazza San Pietro saluta i pellegrini nel giorno del suo onomastico - Ansa
Leone XIV in piazza San Pietro saluta i pellegrini nel giorno del suo onomastico - Ansa
La vita non ha bisogno di ricette facili e a buon mercato. «A volte cerchiamo risposte rapide, soluzioni immediate – sottolinea Leone XIV –. Ma Dio lavora nel profondo, nel tempo lento della fiducia. Il sabato della sepoltura diventa così il grembo da cui può sgorgare la forza di una luce invincibile, quella della Pasqua». Il Pontefice cita la dimensione al centro del Giubileo. «La speranza cristiana non nasce nel rumore, ma nel silenzio di un’attesa abitata dall’amore. Non è figlia dell’euforia, ma dell’abbandono fiducioso». E richiama la Vergine. «Lei incarna questa attesa, questa fiducia, questa speranza. Quando ci sembra che tutto sia fermo, che la vita sia una strada interrotta, ricordiamoci del Sabato Santo. Anche nel sepolcro, Dio sta preparando la sorpresa più grande. E se sappiamo accogliere con gratitudine quello che è stato, scopriremo che, proprio nella piccolezza e nel silenzio, Dio ama trasfigurare la realtà, facendo nuove tutte le cose con la fedeltà del suo amore. La vera gioia nasce dall’attesa abitata, dalla fede paziente, dalla speranza che quanto è vissuto nell’amore, certo, risorgerà a vita eterna».
Nei saluti ai pellegrini di lingua tedesca, il Papa invita «tutti a trovare ogni giorno un tempo dedicato al silenzio e alla preghiera, per incontrare Gesù Cristo». E, parlando ai pellegrini di lingua araba, sottolinea che la «speranza cristiana nasce nel silenzio dell’attesa colma d’amore e nell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio». Rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana, Leone XIV saluta in particolare i gruppi parrocchiali di Vasto, San Giovanni Rotondo, Rometta Marea, Milazzo e l’Unità pastorale San Paolo VI di Concesio; e poi i devoti del Santuario dell’Addolorata di Tuscania, il coordinamento della Divina Misericordia, gli alpini di Albate e il gruppo Fenimprese Sicilia.

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