La visita storica: il Papa e il re d'Inghilterra hanno pregato insieme dopo 500 anni
di Giacomo Gambassi, Roma
Nella Cappella Sistina la liturgia ecumenica con Leone XIV e Carlo III. Al centro la tutela del Creato, terreno d'incontro oltre le divisioni dello scisma. A San Paolo fuori le Mura lo scranno che sarà riservato sempre al sovrano inglese

«Ut unum sint». Il richiamo del Vangelo all’unità è impresso sotto lo stemma reale della Gran Bretagna. E compare nello scranno che da una manciata di ore è riservato al sovrano del Regno Unito nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. Sedia che è un omaggio a re Carlo III, il primo che l’ha utilizzata questo pomeriggio. Ed è il lascito “tattile” di una visita storica: quella in cui un Papa e un monarca inglese regnante tornano a pregare insieme l’uno accanto all’altro dopo cinquecento anni. Come è accaduto al mattino nella Cappella Sistina davanti agli affreschi del Giudizio universale di Michelangelo. Il successore di Pietro che guida la Chiesa cattolica; e il sovrano che è “supremo governatore” della Chiesa d’Inghilterra: quella che tutti chiamano Chiesa anglicana e che è “figlia” dello scisma di Enrico VIII con Roma.

Nella visita nessuno ha pronunciato né la parola “scisma”, né la parola “scomunica”. Perché ogni momento, ogni gesto e ogni vocabolo è stato nel segno della riconciliazione. E della «comunione spirituale», come l’ha definita il cardinale James Harvey, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, accogliendo Carlo III. Il solo che di fatto ha pronunciato un intervento pubblico di fronte al sovrano nelle sei ore in cui il re, con la consorte Camilla, è rimasto in territorio vaticano: prima nel Palazzo Apostolico fra le Mura leonine; poi nella chiesa che custodisce la tomba dell’Apostolo delle genti. Un progetto voluto dallo stesso Carlo che gli ha permesso di incontrare per la prima volta Leone XIV dall’inizio del pontificato. L’occasione gli è stata offerta dal Giubileo. Era accaduto anche con la regina Elisabetta per l’Anno Santo del 2000 quando era stata ricevuta in udienza da Giovanni Paolo II. Stavolta, alla dimensione politica che c’è stata tutta, si è aggiunta la visita religiosa. «Ecumenica», secondo la dizione impiegata dalla Casa reale. Con il passaggio della Porta Santa da parte della coppia reale. E con la preghiera «guidata dal Papa» e «alla presenza di Sua Maestà Carlo III e della regina Camilla», è stato specificato nel libretto. Assieme a loro l’arcivescovo anglicano di York, Stephen Cottrell, reggente ad interim della Chiesa d’Inghilterra dopo l’addio di Justin Welby, dimessosi per le accuse di aver coperto molestie nei confronti di minorenni, e che a marzo sarà sostituito da Sarah Mullally, prima donna ad essere stata nominata arcivescovo di Canterbury meno di venti giorni fa. Fra i canti eseguiti anche quelli firmati da san John Henry Newman, il grande convertito che aveva lasciato la Comunione anglicana per abbracciare il cattolicesimo e che dal 1° novembre sarà dottore della Chiesa.

Liturgia semplice, durata meno di mezz’ora, quella nell’aula dove si eleggono i Pontefici. E incentrata sulla salvaguardia del Creato. Tema caro sia a Leone XIV, sia a Carlo III e da tempo punto di riferimento nel dialogo fra le Chiese. Un’attenzione che si è concretizzata anche nell’incontro del Papa e del sovrano inglese in Sala Regia con i gruppi e le associazioni impegnati nella sostenibilità ambientale. Fra i delegati Gabriel Solnita e Nicla Cristiano, animatori del circolo Laudato si’ della diocesi di Aversa in rappresentanza del Movimento internazionale ispirato all’enciclica di papa Francesco. «Sia il Papa sia il re hanno mostrato un sincero interesse e apprezzamento per chi, come noi, lavora quotidianamente per la custodia del Creato - raccontano i due giovani -. È un percorso condiviso di confronto, riflessione e responsabilità che unisce persone, comunità e istituzioni. Tutto ciò ci rafforza nella consapevolezza che la cura della casa comune non è solo una sfida ecologica, ma un cammino spirituale e umano che coinvolge le generazioni». Parlando con il Pontefice, Carlo III si è definito «entusiasta» della visita. A suggellare il clima disteso anche la lingua comune: l’inglese.

La preghiera è stata preceduta dal colloquio del sovrano con Leone XIV e da quello con i vertici della segreteria di Stato: il cardinale Pietro Parolin e il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. «Cordiali» i toni, riferisce la Sala Stampa vaticana, che testimoniano «i buoni rapporti bilaterali esistenti». Nell’agenda sono entrate le questioni della «tutela dell’ambiente» e della «lotta alla povertà», ma anche «l’impegno comune per promuovere la pace e la sicurezza di fronte alle sfide globali». Non è mancata una «riflessione congiunta sulla necessità di continuare a promuovere il dialogo ecumenico». Dialogo che alcune controverse scelte della Chiesa anglicana rischiano, però, di frenare: dalle ordinazioni femminili ai matrimoni omosessuali, passando per la stessa decisione di avere una primate donna.

La visita di Carlo III, invece, racconta la volontà di riavvicinamento della Casa reale. Ricambiata da parte cattolica. Come testimonia la scelta di far diventare Carlo III “confratello reale” della Basilica e dell’Abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura. Chiesa legata alla Corona inglese che aveva anche contribuito alla manutenzione della tomba dell’Apostolo ma in cui nessun sovrano del Regno Unito aveva mai messo piede fino a ieri. La proposta del particolare “dono” al re è partita dall’abate Donato Ogliari e ha ricevuto l’approvazione di Leone XIV. Tutto ciò riflette, ha chiarito il cardinale Harvey, «il rispetto reciproco tra papa Leone e Sua Maestà come capi di Stato, nonché la profonda amicizia tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa d’Inghilterra» dopo quella «separazione» che ha portato «per molti anni a relazioni segnate da reciproca incomprensione e sospetto». In cambio, con il via libera di Carlo, il decano e i canonici del Collegio di San Giorgio di Windsor hanno offerto a Leone XIV di essere “confratello papale” nel Castello di Windsor. «E il Papa ha accettato», fa sapere la Casa reale. Intorno alla tomba di Paolo la seconda preghiera ecumenica della giornata. Fra le stesse navate in cui Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, si erano incontrati nel 1966 avviando il primo dialogo formale tra anglicani e cattolici romani dopo la scomunica. Ed è stato lo stesso Harvey a spiegare che i recenti passi compiuti sulla strada dell’unità, compresa la visita di oggi, sono «un segno di speranza per il futuro». Nonostante le distanze che rimangono.
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