La Sede Vacante, le Congregazione dei cardinali: chi governa ora la Chiesa
di Mimmo Muolo
Stamattina l'incontro che stabilirà la modalità della traslazione e la data dei funerali. Ieri sera sono stati posti i sigilli all’appartamento in cui ha vissuto il Pontefice a Casa Santa Marta

In Vaticano è il momento della Sede Vacante. In pratica, morto il Papa, il governo della Chiesa – solo per il disbrigo degli affari ordinari o di quelli indilazionabili – passa al Collegio dei cardinali, con i vari compiti assegnati a ciascuno. La legge fondamentale da questo punto di vista è la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, emanata da san Giovanni Paolo II nel 1996 e aggiornata da Benedetto XVI nel 2013, poco prima dell’inizio della Sede Vacante determinata dalla sua rinuncia.
Già questa mattina si riunirà la prima Congregazione generale dei cardinali. Naturalmente vi prenderanno parte tutti quelli che risiedono a Roma e che sono già giunti in Vaticano dalle varie parti del mondo. Poi nei prossimi giorni si aggiungeranno anche tutti gli altri. Alle Congregazioni generali possono partecipare non solo i cardinali elettori (cioè con meno di 80 anni), ma anche quelli che a motivo del compimento di questa soglia di età hanno perso il diritto di entrare in Conclave. Attualmente gli elettori sono 135, mentre in totale il Collegio cardinalizio è composto da 252 porporati (117 i non elettori).
Tra le prime decisioni che le Congregazioni generali dovranno prendere c’è quella della traslazione della salma di papa Francesco nella Basilica Vaticana. Quindi la data dei funerali e infine anche l’inizio del Conclave.
Quando alla prima questione, ieri, rispondendo alle domande dei giornalisti, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha comunicato che «la traslazione della salma del Santo Padre nella Basilica Vaticana per l’omaggio di tutti i fedeli potrebbe avvenire mercoledì mattina, 23 aprile 2025, secondo le modalità che verranno stabilite e comunicate a seguito della prima Congregazione dei cardinali».
Per quanto concerne invece i funerali, sempre secondo la Universi Dominici Gregis, le esequie del Papa defunto devono avvenire tra il quarto e il sesto giorno dalla morte. Il che, tradotto in termini di date, significa che i funerali di papa Francesco potrebbero svolgersi tra venerdì 25 e domenica 27 aprile. Il che porta a una quasi coincidenza con il Giubileo degli adolescenti, nel cui programma era inizialmente inserita anche la canonizzazione del beato Carlo Acutis. Quest’ultima cerimonia è stata sospesa in seguito alla morte del Pontefice. Resta, però, confermata la celebrazione della Messa del Giubileo degli adolescenti. Salta invece il momento di festa musicale al Circo Massimo prevista per sabato 26 aprile.
Ieri, intanto, secondo le disposizioni vigenti, sono stati apposti i sigilli sia all’appartamento papale che si trova al secondo di Casa Santa Marta, sia a quello al terzo piano del Palazzo apostolico. E sono cominciate le preghiere per il Papa defunto. Alle 19.30 il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Vaticana, ha guidato il Rosario in piazza San Pietro, ricordando che Francesco chiedeva sempre di pregare per lui.
Al Collegio dei cardinali, stabilisce la Universi Dominici Gregis, «nel tempo in cui la Sede Apostolica è vacante, è affidato il governo della Chiesa solamente per il disbrigo degli affari ordinari o di quelli indilazionabili , e per la preparazione di quanto è necessario all’elezione del nuovo Pontefice. Dovranno perciò essere assolutamente esclusi gli affari, che – sia per legge sia per prassi – o sono di potestà del solo Romano Pontefice stesso, o riguardano le norme per l’elezione del nuovo Pontefice secondo le disposizioni della presente Costituzione». Inoltre il Collegio cardinalizio non può «in alcun modo disporre circa i diritti della Sede Apostolica e della Chiesa Romana, ed ancor meno lasciar cadere, direttamente o indirettamente, alcunché di essi, sia pure al fine di comporre dissidi o di perseguire azioni perpetrate contro i medesimi diritti dopo la morte o la valida rinuncia del Pontefice».
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