Il Papa: lo sterminio degli ebrei non può essere né dimenticato né negato
di Redazione
All'Angelus il richiamo alla Giornata della memoria. Il sogno dei bambini: i grandi della terra passino la Porta Santa mano nella mano. L'omelia nella Domenica della Parola: il Vangelo non del

L’invito è impegnativo e pressante: costruiamo insieme un mondo più fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e della pace. All’Angelus il Papa, nel ricordo della Shoah, dello sterminio degli ebrei da parte del nazifascismo, richiama il dovere di impegnarsi tutti per realizzare società più inclusive e attente agli altri. Molto chiare, in proposito, le parole del Pontefice in occasione della Giornata Internazionale di Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto, che si celebra il 27 gennaio e che nel 2025 ricorda gli ottant’anni dalla liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz. «L’orrore dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi avvenuto in quegli anni – sottolinea in proposito il Pontefice - non può essere né dimenticato né negato. Ricordo la brava poetessa ungherese Edith Bruck, che abita a Roma. Lei ha sofferto tutto questo – continua Bergoglio -. È una brava donna. Ricordiamo anche tanti cristiani, tra i quali numerosi martiri. Rinnovo il mio appello affinché tutti collaborino a debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa».
Affacciati alla finestra accanto al Papa un ragazzo e una ragazza portavoci dell’iniziativa “Carovana della pace” promossa dall’Azione cattolica insieme alle parrocchie e alle scuole cattoliche di Roma. «Possiamo dirti un sogno? – chiede il ragazzo al Papa -. Stamattina, insieme, noi dell’Azione cattolica ragazzi, abbiamo gridato forte il nostro desiderio di pace. Quanto sarebbe bello se anche i grandi della terra passassero la Porta Santa mano nella mano. È un sogno sì, ma ci crediamo tanto. Sarebbe un regalo se passassero la Porta Santa, ripensando a tutti i bambini vittime della violenza, soli o malati, segnati dalla guerra, e pensando alle lacrime di tante mamme, papà, nonni e nonne». Parole molto belle, commenta il Pontefice. «Così riuscirebbero a far star zitte le armi», legge il ragazzo. «Far star zitte le armi» conferma Francesco che aveva dedicato la sua catechesi al passo del Vangelo di Luca in cui Gesù si presenta come il Messia suscitando lo sconcerto di tanti suoi concittadini di Nazaret. Di qui la domanda: e noi «avvertiamo l’autorità unica con cui parla Gesù di Nazaret? Riconosciamo che Lui è portatore di un annuncio di salvezza che nessun altro può darci? E io, mi sento bisognoso di questa salvezza? Sento che anch’io in qualche modo sono povero, prigioniero, cieco, oppresso? Allora, solo allora, “l’anno di grazia” sarà per me!». Al termine della riflessione l’appello per il conflitto in Sudan che dal 2023 «sta causando la più grave crisi umanitaria nel mondo, con conseguenze drammatiche anche nel Sud Sudan. Sono vicino alle popolazioni di entrambi i Paesi – ha continuato il Papa - e le invito alla fraternità, alla solidarietà, ad evitare ogni sorta di violenza e a non lasciarsi strumentalizzare. Rinnovo l’appello alle parti in guerra in Sudan affinché cessino le ostilità e accettino di sedere a un tavolo di negoziati. Esorto la comunità internazionale a fare tutto il possibile per far arrivare gli aiuti umanitari necessari agli sfollati ed aiutare i belligeranti a trovare presto strade per la pace». Al termine della preghiera mariana anche un saluto «ai giornalisti e gli operatori della Comunicazione che hanno vissuto in questi giorni il loro Giubileo: li esorto ad essere sempre narratori di speranza».

La Messa nella Domenica della Parola
In mattinata, Francesco aveva celebrato in San Pietro l’Eucaristia nella Domenica della Parola a conclusione del Giubileo della comunicazione. All’omelia l’auspicio che ci si abitui ad accostarsi quotidianamente alla Buona novella. «Dobbiamo essere più abituati alla lettura delle Scritture – ha aggiunto il Pontefice -. A me piace consigliare che tutti abbiano un piccolo Vangelo, un piccolo Nuovo Testamento tascabile, e lo portino nella borsa, lo portino sempre con sé, per prenderlo durante la giornata e leggerlo. Un brano, due brani… e così, durante la giornata, c’è questo contatto con il Signore. Un Vangelo piccolino è sufficiente». E se la rendiamo parte della nostra vita «la Parola di Dio sempre ci stupisce, sempre ci rinnova, entra nel cuore e ci rinnova sempre». Ed è proprio con questo atteggiamento siamo chiamati a soffermarci «sulle cinque azioni che caratterizzano la missione del Messia: una missione unica e universale; unica, perché Lui, solo Lui, la può compiere; universale, perché vuole coinvolgere tutti». E le cinque azioni sono: portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, donare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di grazia del Signore. Attraverso queste cinque azioni - spiega il Papa – Gesù realizzando la nostra liberazione «ci annuncia che Dio si fa vicino alla nostra povertà, ci redime dal male, illumina i nostri occhi, spezza il giogo delle oppressioni e ci fa entrare nel giubilo di un tempo e di una storia in cui Egli si fa presente, per camminare con noi e condurci alla vita eterna. La salvezza che Egli ci dona non è ancora attuata pienamente, lo sappiamo; e tuttavia guerre, ingiustizie, dolore, morte non avranno l’ultima parola. Il Vangelo è infatti parola viva e certa, che mai delude. Il Vangelo non delude mai». Durante la celebrazione Francesco ha conferito il lettoreato a 40 laici provenienti da diversi Paesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






