Il Papa: la Chiesa alzi la voce per cambiare il mondo e renderlo migliore

Leone XIV dialoga a braccio con le équipe sinodali per il loro Giubileo. «Giovani e famiglie siano strumento di pace. Nella Chiesa si evitino fratture. Poco spazio alle donne? Vanno rimossi gli ostacoli culturali. L'impegno per il clima, una priorità»
October 24, 2025
Il Papa: la Chiesa alzi la voce per cambiare il mondo e renderlo migliore
Il Papa saluta le équipe sinodali nell'Aula Paolo VI / ANSA
«La Chiesa deve far sentire la propria voce, anzi deve alzarla per cambiare il mondo e renderlo migliore». Leone XIV ha ll volto sereno ma il tono deciso. Davanti a sé, ha le équipe sinodali di tutto il mondo giunte a Roma per il loro Giubileo. Compresi i delegati del Cammino sinodale della Chiesa italiana che sabato 25 ottobre si ritrovano per votare il Documento di sintesi di quattro anni di ascolto e partecipazione. Il Papa li incontra tutti questo pomeriggio 24 ottobre nell’Aula Paolo VI, la stessa che ha ospitato le due assemblee del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità che papa Francesco ha aperto all’intero popolo di Dio, ricorda suor Nathalie Becquart, sottosegretaria del Sinodo dei vescovi. Leone XIV dialoga con loro per oltre un’ora e mezzo parlando sempre a braccio, come mai ha fatto in cinque mesi di pontificato. E risponde alle domande che arrivano dai rappresentanti dei cinque continenti stilando una sorta di agenda per la comunità ecclesiale.
Il dialogo di papa Leone XIV con le équipe sinodali per il loro Giubileo nell'Aula Paolo VI / ANSA
Il dialogo di papa Leone XIV con le équipe sinodali per il loro Giubileo nell'Aula Paolo VI / ANSA
Anzitutto, il Papa immagina una Chiesa che «raggiunga giovani e famiglie affinché tutti diventino strumenti di pace». Poi invita a fare proprio il «grido urgente dei poveri che denunciano ingiustizie, povertà e cambiamento climatico». Definisce la custodia del Creato una sfida «importantissima»; esorta a recepire «seriamente l’appello che papa Francesco ha fatto al mondo dieci anni fa con la Laudato si’»; sprona a non «restare passivi» di fronte a ciò che avviene, dice rispondendo a Susan Sela delle isole Fiji in Oceania. La riflessione del vescovo maronita Mourin Khairallah è l’occasione offerta al Pontefice per chiedere di essere accanto ai «cristiani del Medio Oriente e della diaspora» che sono volti e voci della Chiesa nella terra «in cui Cristo è nato, morto e risorto». «Il Medio Oriente ha bisogno di segni di speranza», spiega. Quindi richiama tutti i fedeli a «testimoniare la carità e l’amore fraterno» in un momento storico segnato da «guerre e violenze». E a essere «promotori di perdono e riconciliazione» che «possono favorire l’unità fra i popoli». La sinodalità ha anche una valenza politica. Perché, osserva il Papa, è «modello di dialogo» da proporre alle nazioni che, aggiunge rispondendo al vescovo canadese Alain Faubert, può aiutare anche Usa e Canada «un tempo alleati e ora in via di separazione».
Il dialogo di papa Leone XIV con le équipe sinodali per il loro Giubileo nell'Aula Paolo VI / REUTERS
Il dialogo di papa Leone XIV con le équipe sinodali per il loro Giubileo nell'Aula Paolo VI / REUTERS
Su sollecitazione di don Rafael Simbine Junior, prete del Mozambico, Leone XIV ribadisce che la parola chiave per la Chiesa è missione. «Il processo sinodale la aiuta ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra». E aggiunge: «La Chiesa può essere ponte». Specialmente «con le altre religioni». Il Pontefice torna più volte sull’importanza della «vita spirituale, sia personale sia comunitaria» che parte «dall’ascolto della Parola» e dello «Spirito». «Solo vivendo la vicinanza a Cristo possiamo essere discepoli missionari e contagiare gli altri». Quindi indica la formazione come «una priorità». Una «formazione a tutti i livelli», chiarisce. Altra dimensione cara al Papa è l’unità nella Chiesa. «Non tutti corrono alla stessa velocità – avverte –. Dobbiamo aspettarci evitando fratture». Non solo. «C’è bisogno di strutture più inclusive»: vale per «parrocchie e diocesi». Perché «tutti devono prendervi parte e sentire il senso di appartenenza alla vita della Chiesa». È Klara Antonia Csiszar, professoressa di teologia a Linz in Austria, a reclamare più spazio per le donne nella comunità ecclesiale. «Mia mamma diceva a chi le chiedeva se volesse essere uguale agli uomini: “No, siamo già migliori”», scherza il Papa. E parla di «ostacoli che ancora esistono» per il mondo femminile. «Vescovi o sacerdoti che non permettono alle donne di esprimere il proprio dono», fa sapere. Ma soprattutto ostacoli di natura «culturale». «Contesti segnati da pregiudizi e disuguaglianze che sono contro il Vangelo»: sia di genere, sia di «classe e rango», tiene a precisare. «Come Chiesa – indica il Papa – dobbiamo aiutare a rimuovere le discriminazioni perché ogni persona sia realmente rispettata e valorizzata». E all’interno della comunità ecclesiale occorre la «co-partecipazione di tutti, secondo la propria vocazione».
Leone XIV definisce la sinodalità «un modo di essere Chiesa» che «non è uniformità» e che ha al centro l’«ascolto». Un «dono», come lo chiama il Papa, che «a volte si perde». Di fronte alle preoccupazioni di sacerdoti e vescovi di vedere intaccata la propria autorità, il Pontefice li invita «ad aprire il proprio cuore» e a vincere le «resistenze» che nascono «dalla paura o dalla mancanza di conoscenza». Infine una battuta: «Non mi sento trascinato da un processo, ma dall’entusiasmo delle persone». Come quello che incontra nell’Aula Paolo VI. 

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