Elise Ann Allen, la giornalista che ha intervistato il Papa: ve lo racconto
Statunitense, per tutti “amica” del Pontefice, conosce Prevost da quando era priore generale degli agostiniani: «È preoccupato dalla polarizzazione che domina il mondo. Vuole costruire ponti»

Ottobre 2024. Appartamento della famiglia Allen a Roma. Intorno alla stessa tavola siedono i padroni di casa, Elise Ann e John, moglie e marito, entrambi giornalisti, e poi il cardinale Robert Francis Prevost. Tutti e tre statunitensi. E tutti e tre legati al Perù: gli Allen per le loro inchieste giornalistiche; l’allora prefetto del Dicastero per i vescovi per gli anni da missionario e poi da vescovo nel Paese latinoamericano. «Quando l’abbiamo invitato a cena – racconta Elise – gli ho chiesto che cosa volesse mangiare. E lui mi ha risposto subito: “Quello che avete preparato”. Poi gli ho domandato a quale orario preferisse venire. E lui: “Ditemi voi l’orario…”. Tutto questo testimonia come papa Leone metta sempre a proprio agio le persone e sia attento agli altri». Serata dal tono familiare. «Abbiamo dibattuto del Sinodo che in quei giorni si stava svolgendo in Vaticano. Poi del Perù e dello sport. Una bellissima chiacchierata», dice Elise Ann Allen.
Non ama molto chi la definisce l’“amica del Papa”. «Ci conosciamo da quando padre Prevost era priore generale degli agostiniani», chiarisce. Un rapporto che si è consolidato nel tempo e che adesso l’ha portata a essere la giornalista a cui il nuovo Pontefice ha concesso la prima intervista ufficiale a tavolino. Oltre tre ore di conversazione che sono entrate nel libro Leone XIV: cittadino del mondo, missionario del XXI secolo (“León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI”). Il volume edito da Penguin Perù esce in spagnolo nel Paese latinoamericano il 18 settembre ma oggi, giorno in cui il Papa compie settant’anni, alcuni estratti vengono anticipati anche dalla testata americana degli Allen, Crux, di cui John è direttore ed Elise corrispondente senior da Roma. Una biografia che va dagli anni della formazione di Prevost a quelli nella Curia Romana, passando per l’esperienza missionaria in Perù, l’impegno alla guida dell’Ordine di Sant’Agostino, il ministero di vescovo a Chiclayo. Cuore della pubblicazione è l’intervista al Papa.
«Penso che abbia accettato perché si era instaurato un clima di fiducia; e poi perché si tratta appunto di una biografia, senza la pressione di commentare l’attualità», sostiene Elise. Primo appuntamento fra i due il 10 luglio a Villa Barberini, la residenza di Castel Gandolfo dove Leone XIV ha trascorso il suo periodo di riposo estivo. «Quando mi sono permessa di sottolineare che serviva più tempo per approfondire i temi, lui si è reso immediatamente disponibile per un nuovo colloquio». Secondo incontro il 30 luglio nell’appartamento dove il Papa vive all’interno del Palazzo del Sant’Uffizio. «Nella conversazione mi ha confermato che intende abitare nel Palazzo Apostolico. Forse non nell’appartamento grande. Magari in spazi più piccoli», riferisce la giornalista.
Nell’intervista è entrato anzitutto il Conclave. «Per lui l’elezione è stata una sorpresa. Certo, sapeva che il suo nome era in ballo. Ma non pensava che sarebbe stato scelto. Perché è uno statunitense e questo era, a suo giudizio, un ostacolo insormontabile. Voleva restare cardinale e immaginava anche di tornare in Perù, la nazione che ama. Quando si è reso conto che il consenso su di lui cresceva, è rimasto stupito. Ma la sua storia personale è costellata di incarichi di responsabilità che Prevost ha sempre letto come segni della volontà di Dio. Con umiltà ha accettato l’elezione in Sistina. A distanza di quattro mesi posso affermare che non è intimorito. Però è solito ripetere: “C’è ancora da imparare”». La corrispondente di Crux ha visto “dietro le quinte” le giornate del Papa. «Continua ogni tanto a fare sport, come in passato. Quando ci siamo incontrati a Castel Gandolfo, mi ha spiegato di aver apprezzato che ci fosse la piscina e che potessero esserci campi da tennis. In molti mi hanno detto che lui risponde ai messaggi e alle mail di quanti gli sono stati vicini nel corso degli anni. Desidera restare in contatto con loro: penso alla gente in Perù oppure agli agostiniani. Perché per lui la dimensione comunitaria è davvero importante».
Nell’intervista è entrato anzitutto il Conclave. «Per lui l’elezione è stata una sorpresa. Certo, sapeva che il suo nome era in ballo. Ma non pensava che sarebbe stato scelto. Perché è uno statunitense e questo era, a suo giudizio, un ostacolo insormontabile. Voleva restare cardinale e immaginava anche di tornare in Perù, la nazione che ama. Quando si è reso conto che il consenso su di lui cresceva, è rimasto stupito. Ma la sua storia personale è costellata di incarichi di responsabilità che Prevost ha sempre letto come segni della volontà di Dio. Con umiltà ha accettato l’elezione in Sistina. A distanza di quattro mesi posso affermare che non è intimorito. Però è solito ripetere: “C’è ancora da imparare”». La corrispondente di Crux ha visto “dietro le quinte” le giornate del Papa. «Continua ogni tanto a fare sport, come in passato. Quando ci siamo incontrati a Castel Gandolfo, mi ha spiegato di aver apprezzato che ci fosse la piscina e che potessero esserci campi da tennis. In molti mi hanno detto che lui risponde ai messaggi e alle mail di quanti gli sono stati vicini nel corso degli anni. Desidera restare in contatto con loro: penso alla gente in Perù oppure agli agostiniani. Perché per lui la dimensione comunitaria è davvero importante».
A far incrociare Elise e Prevost è stato anche il caso “Sodalitium Christianae Vitae”, la società di vita apostolica laicale soppressa lo scorso aprile per volontà di papa Francesco dopo le accuse di abusi e corruzione che avevano riguardato anche il fondatore Luis Fernando Figari, originario del Perù. «Nel 2018 ero andata nel Paese per investigare su “Sodalicio” – continua la reporter –. Volevo parlare con il presidente della Conferenza episcopale peruviana. Ma in tanti mi hanno raccomandato di rivolgermi all’allora vescovo Prevost che era il vice-presidente e anche il presidente della Commissione per la tutela dei minori. Nel dialogo che ho avuto con lui, era stato molto trasparente e onesto. Mi aveva colpito perché non ho conosciuto molti vescovi così aperti». Una volta nominato prefetto del Dicastero per i vescovi, «con John lo abbiamo rivisto nel suo ufficio di curia». E, dopo che un gruppo di tre cronisti fra cui Elise è stato ricevuto da Francesco alla fine del 2024 per riferire di “Sodalicio” e delle loro inchieste, «due giorni dopo abbiamo avuto anche un appuntamento con il cardinale Prevost», ripercorre lei. E tiene a far sapere: «Prevost è stato un protagonista della protezione dei più vulnerabili in Perù. Ha svolto un ruolo cruciale nelle indagini su “Sodalicio”. Ha ascoltato le vittime ed è stato al loro fianco. Anche nel libro abbiamo affrontato la questione degli abusi. Ha un progetto chiaro e concreto su come vada portata avanti la lotta a questa piega».
Se il Perù ha segnato la vita di Leone XIV, ne marca ancora l’approccio ecclesiale, secondo la giornalista di Crux. «La Chiesa che ha in mente papa Leone è una Chiesa sinodale che accoglie tutti e che valorizza le comunità, ma che ha sempre Cristo al centro con l’urgenza dell’annuncio. Una visione che gli deriva del suo periodo in America Latina e che per questo ha in comune con papa Francesco, anche lui sudamericano. Tuttavia tale visione non è perfettamente sovrapponibile a quella di Bergoglio: è un po’ diversa e plasmata sulle sue sensibilità».
Elise tratteggia il carattere di Prevost. «È calmo. Osserva e ascolta molto. Non vuole che l’attenzione sia rivolta a lui. Però agisce con decisione. La sua biografia mostra che è stato un’ottima guida, attento ai bisogni delle persone e alle sfide del tempo». Sfide che in questo primo scorcio di pontificato sono anche quelle della guerra e della pace. «Lui è uomo del dialogo – conclude la giornalista Usa –. Nell’intervista abbiamo discusso dei conflitti in Terra Santa e in Ucraina ma anche della Cina. Ciò che lo preoccupa è la polarizzazione che oggi sembra dominare: polarizzazione nel mondo, ma anche all’interno della Chiesa. Nella prima conversazione Leone mi ha ribadito che intende costruire ponti». Oltre ogni barriera e confine.
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