sabato 18 dicembre 2021
Lettera-appello di otto vescovi per riprendere il cammino di educazione e formazione per crescere insieme e contrastare il triste e pericoloso fenomeno dell'inquinamento legato alla criminalità
Rifiuti illegali a fuoco ad Afragola. Un territorio devastato e avvelenato, a rischio anche la salute degli abitanti

Rifiuti illegali a fuoco ad Afragola. Un territorio devastato e avvelenato, a rischio anche la salute degli abitanti - Mira

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Gli otto vescovi della “terra dei fuochi” sono preoccupati “perché sembra che la sensibilità alla custodia del Creato non sia ancora passata nel vissuto concreto delle nostre comunità, in particolare negli itinerari di fede e nella nostra predicazione”.

Lo scrivono in una lettera inviata oggi ai Presbiteri e Diaconi delle Diocesi di Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola, Sessa Aurunca, Sorrento-Castellammare di Stabia, Teano-Calvi e Alife-Caiazzo, il territorio tra Napoli e Caserta tristemente noto per il dramma degli sversamenti illegali e dei roghi dei rifiuti. Non solo denuncia ma proposta di iniziative concrete per le comunità.

Un messaggio-appello che prende spunto dal recente incontro del 5 ottobre a Casapesenna, proprio su questo tema, momento di riflessione, grazie anche all’intervento di monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e coordinatore delle Comunità Laudato si’ in Italia, e parte di un cammino iniziato il 14 gennaio 2020 a Teano quando i vescovi con 400 presbiteri e diaconi si confrontarono sull’inquinamento ambientale e sulla salvaguardia del Creato.

Un percorso purtroppo ostacolato dalla pandemia, ma non fermato. “Ora vogliamo dare continuità al cammino avviato”, scrivono infatti i pastori Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana, Angelo Spinillo, Salvatore Visco, Pietro Lagnese, Francesco Marino, Orazio Francesco Piazza, Francesco Alfano, Giacomo Cirulli.

A partire da precise iniziative per tenere alta l’attenzione e accrescere la sensibilità delle comunità di questo territorio tra Napoli e Caserta, così ampio e devastato. “Almeno una volta all’anno - è la prima iniziativa -, preferibilmente a conclusione del Tempo del Creato (in concomitanza con la festa di S. Francesco), desideriamo incontrarvi e rivivere l’esperienza già vissuta in questi due anni”. Inoltre, scrivono i vescovi “ci impegniamo a dedicare al tema della custodia del Creato qualche incontro di formazione nei presbiteri diocesani, e a costituire (o consolidare) nelle nostre Diocesi l’Ufficio diocesano per l’educazione alla pace, alla giustizia e alla custodia del creato”.

E questo perché, insistono, “siamo preoccupati dell’“affievolimento” della dimensione profetica del nostro ministero non solo per quanto riguarda la custodia del creato, ma, in genere, per tutto ciò che riguarda la dimensione sociale della fede”. Parole chiare che raccolgono e rilanciano quelle dei Pontefici. “Il nostro impegno per la vita o per quella “ecologia integrale”, di cui già parlava Benedetto XVI, deve essere, appunto, “integrale”: per la difesa della vita nascente e di quella morente, ma anche per la pace, la giustizia e la custodia del Creato”.

Proprio per questo, perché sono fondamentali educazione e formazione, i vescovi informano che “è già al lavoro un’equipe di esperti per l’elaborazione di un sussidio catechistico per l’educazione alla custodia del Creato nelle nostre comunità”. E questo perché, concludono gli otto vescovi della “terra dei fuochi, ”siamo convinti, infatti, che, se l’educazione alla custodia del Creato non entra nei cammini ordinari di educazione alla fede (predicazione e catechesi), di fatto non passerà”.




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