sabato 16 marzo 2024
Aperta dal vescovo Ricciardi l'iter diocesano per il sacerdote camilliano, originario del Burkina Faso, morto in Italia a soli 28 anni. Il postulatore: visse l'ordinario in modo straordinario
Un'immagine di padre Alexandre Toé

Un'immagine di padre Alexandre Toé - Siciliani

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Una storia di umiltà, di rinuncia a sé, di abbassamento per farsi abitare da Dio. Una testimonianza quanto mai attuale, di abbandono all'amore, nel segno del servizio agli altri, soprattutto i malati. Una scelta di vita riassunta in semplici, toccanti parole: «Dammi la forza di reagire vigorosamente contro ogni ambiente ostile allo spirito dei miei voti religiosi. Io voglio restare “il povero burkinabè” (cioè abitante del Burkina Faso) solidale e amante del suo popolo nella “ricca” Roma». Così scriveva padre Alexandre Toé nel suo “Diario spirituale” nel 1991. Si sarebbe spento cinque anni dopo, il 9 dicembre 1996, a causa di una grave epatite. Una morte giovane ma in fama di santità tanto che a Roma venerdì 15 marzo 2024 presso l’Aula costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense, è stata aperta la fase diocesana dell’inchiesta sulla vita, le virtù eroiche, la fama di santità e di segni di questo sacerdote professo dei Camilliani (ovvero dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi). A presiedere il rito, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo Paolo Ricciardi, secondo il quale Toé «ha fatto della sua vita un dono sia nella risposta generosa alla chiamata del Signore che nell’esercizio del ministero all’interno della città di Roma, seppur per soli 17 mesi». Fanno parte del Tribunale: il delegato episcopale don Maximo José Binos, il promotore di giustizia don Andrea De Matteis, il notaio attuario Marcello Terramani e il notaio aggiunto Giancarlo Bracchi.

Il vescovo ausiliare Ricciardi apre la fase diocesana della causa di beatificazione

Il vescovo ausiliare Ricciardi apre la fase diocesana della causa di beatificazione - Siciliani

Nato nel 1967 a Boromò, in Burkina Faso, Alexandre Toé si trasferì presto con la famiglia nella capitale Ougadougou. «Era un ragazzo molto attivo nella comunità parrocchiale e si impegnava in numerose attività», ricorda il postulatore padre Walter Vinci. «Durante il terzo anno di liceo ho iniziato a considerare seriamente la chiamata del Signore che avevo percepito già nel 1982 – annota il giovane Alexandre nel suo Diario –. Fui affascinato dalla vita religiosa camilliana ad un ritiro spirituale animato e predicato da un religioso camilliano». Così, nel 1987, viene accolto nella comunità dello Studentato Camilliano. L’8 settembre 1991 emette la professione temporanea. Poco tempo dopo, il 5 ottobre dello stesso anno, viene inviato a Roma per le cure mediche a causa di una manifestazione di epatite e, nello stesso tempo, inizia lo studio di teologia alla Pontificia Università Lateranense. Al termine degli studi, il 18 ottobre 1994 emette la professione solenne presso la Chiesa della Maddalena, sede della Curia Generale dell’Ordine dei Camilliani; il 15 gennaio del 1995 viene ordinato diacono dal vescovo Armando Brambilla, all’epoca delegato per la Pastorale sanitaria, nella chiesa della Casa di Cura “Villa Sacra Famiglia” a Monte Mario. Tornato in Burkina Faso, il primo luglio dello stesso anno viene ordinato presbitero da monsignor Jean Marie Somé, arcivescovo di Ouagadogou. L’anno seguente padre Alexandre rientra in Italia, dove «i suoi superiori maggiori gli affidano l’incarico dell’animazione vocazionale della Provincia e lo nominano vice maestro e maestro dei postulanti dello Studentato Romano – racconta padre Vinci –. Svolge il suo ministero con fervore e competenza trasmettendo attraverso il suo sorriso e la sua spiritualità (varie testimonianze lo attestano), l’amore per i piccoli del Vangelo: i poveri e gli infermi, i quali sono stati la via privilegiata di padre Alexandre per giungere alla santità». Toé «è passato in mezzo a noi come un frutto maturo che ha lasciato il profumo di santità – ha affermato all'apertura della causa, come riporta Roma Sette, padre Pedro Tramontin, superiore generale dei Camilliani -. La sua breve e intensa vita religiosa è stata intrinseca di sofferenza donata con fede e speranza al Signore». Padre Alexandre parla «ai giovani di oggi dicendo loro di dare un gusto bello alla propria vita sia umana che spirituale – aggiunge il postulatore della causa padre Vinci -. Non ha fatto nulla di straordinario, ma ha vissuto l’ordinario in maniera straordinaria». Alla cerimonia di apertura della causa era presente l’arcivescovo di Ouagadougou Prosper Kontiebo, religioso camilliano. Quella di Toè è la prima causa di beatificazione per il Burkina Faso e, tra i camilliani, la prima di un religioso non italiano.



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