sabato 2 aprile 2016
Undici anni fa moriva papa Wojtyla. Il 2 aprile era un sabato, vigilia della Domenica della Divina Misericordia, tema che unisce il santo Papa polacco a Francesco, nel Giubileo dedicato proprio alla Misericordia.
Giovanni Paolo II, nel nome della Misericordia
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Undici anni fa, 2 aprile, sabato, vigilia della Domenica della Divina misericordia. Esattamente come oggi. Appena passate le 21.30, si spegneva Giovanni Paolo II, che alla misericordia aveva legato il suo magistero (con l’enciclica «Dives in misericordia», del 1980) anche per la sua profonda devozione a Faustina Koawalska, la religiosa e mistica polacca (canonizzata proprio da Papa Wojtyla durante il Giubileo del 2000) il cui nome è indissolubilmente legato proprio al messaggio della Divina misericordia. Che questo intreccio di date e di temi cada proprio durante il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco assume oggi un significato tutto particolare, con una suggestione che rende chiara l’eredità viva tra i pontificati più recenti, segnati da personalità e carismi assai diversi ma al loro cuore legati da un filo tenace di continuità. «Dio ricco di misericordia è colui che Gesù Cristo ci ha rivelato come Padre», scrisse Giovanni Paolo II nell’incipit della sua enciclica. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre», si legge all’inizio della «Misericordiae vultus» di Francesco, la bolla di indizione dell’Anno Santo che stiamo vivendo. A completare questo affresco c’è anche il fatto che il santuario dedicato alla Divina misericordia ispirato dalla Kowalska, alle porte di Cracovia, città legata alla memoria di Wojtyla, sarà visitato la prossima estate da Francesco durante la Giornata mondiale della gioventù. Una "creatura" di Giovanni Paolo II, alla quale Bergoglio in questa edizione 2016 che sarà ospitata da Cracovia ha voluto dare come tema «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia». La sera romana che ricorda la morte di Giovanni Paolo II troverà papa Francesco in preghiera in piazza San Pietro con migliaia di romani e di pellegrini nella Veglia per la Divina misericordia. Una serata nella quale rileggere il punto 11 della «Misericordiae vultus», là dove papa Bergoglio scrive che «non possiamo dimenticare il grande insegnamento che san Giovanni Paolo II ha offerto con la sua seconda enciclica "Dives in misericordia", che all’epoca giunse inaspettata e colse molti di sorpresa per il tema che veniva affrontato. Due espressioni in particolare desidero ricordare. Anzitutto, il santo Papa rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella cultura dei nostri giorni: "La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia... Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio". Inoltre, san Giovanni Paolo II così motivava l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo: "Essa è dettata dall’amore verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano e che, secondo l’intuizione di gran parte dei contemporanei, è minacciato da un pericolo immenso. Il mistero di Cristo... mi obbliga a proclamare la misericordia quale amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso mi obbliga anche a richiamarmi a tale misericordia e ad implorarla in questa difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo". Tale suo insegnamento è più che mai attuale e merita di essere ripreso in questo Anno Santo. Accogliamo nuovamente le sue parole: "La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice"».
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