venerdì 12 aprile 2024
Si tratta di 13 canti, nati da un lavoro durato 20 anni, per la celebrazione eucaristica. Gli autori sono due maestri della composizione vicentina: Vittorio Rigoni e Mario Berno
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Debutterà a Vicenza la prima Messa “alpina”, cioè una celebrazione eucaristica con canti composti ad hoc. L’occasione sarà l’Adunata alpina di Vicenza che si svolgerà nel maggio prossimo, di cui alcuni di questi canti diventeranno un vero e proprio inno della manifestazione. A eseguire questi canti sarà il coro nato dalla fusione di due cori alpini del Basso Vicentino, quello di Lumignano e Montegalda. Il neonato coro “Amici Alpini” nato qualche mese, ha presentato nella Basilica di Monte Berico (Vicenza), sotto il patrocinio della sezione alpini “Monte Pasubio” di Vicenza”, la loro Messa “alpina”, frutto di un lavoro durato oltre un ventennio.

Un unicum che in qualche modo riempie un vuoto all’interno della galassia di canti, musiche e poesie delle “penne nere”: ora ci sarà anche una Messa integrale, scritta, diretta e cantata da soli alpini.

Artefici di questa operazione musicale, sono due maestri della composizione vicentina: Vittorio Rigoni, figlio d’arte che ha ereditato la direzione corale dal padre Andrea, e quella “liturgica” di Mario Berno, 91 anni, entrambi di Lumignano, con all’attivo un centinaio di canti alpini nel repertorio dei cori nazionali.

Sul come e perché sia nata questa particolare Messa, lo spiega Vittorio Rigoni: «Si è trattato di un lento lavoro di composizione, durato oltre due decenni, nata da pezzi sparsi, tutti però con finalità liturgiche. Ci siamo quindi chiesti perché non riempire il vuoto musicale che c’era? Con degli adattamenti e rifacimenti sono nate le 13 tracce che coprono tutte le parti della celebrazione eucaristica, e che costituiscono il Cd che abbiamo appena inciso e presenteremo ufficialmente in occasione dell’Adunata di Vicenza». Parallelamente ai canti liturgici, è nato in una forma quasi spontanea, quello che sarebbe stato scelto come l’inno ufficiale degli alpini a Vicenza: «Il tempo di ascoltarne musica e testo – ricorda soddisfatto il maestro Rigoni -, che la commissione all’unisono si è espressa a favore». Emozionato è pure il co-direttore del coro Alberto Bortoli, che già pensa all’eco che queste proposte musicali susciteranno: «Tra i primi ad ascoltare i brani, alcuni sacerdoti, che si sono dichiarati pienamente soddisfatti per la parte liturgica, come per quella musicale, infondendo alla coro grande slancio».

«Non sono canti nostalgici – replica l’autore -, tantomeno grondanti di storia. Lo spirito alpino che noi vogliamo cantare, è quello della contemporaneità che è riconosciuta con l’impronta della nostra solidarietà!». Sul perché tra le falesie di pietra del paesello Berico si concentri tanta vivacità alpina, è però destinato a restare un mistero musicale: «Questione di passione credo – precisa Rigoni -, il resto è tradizione musicale ereditata e coltivata, cercando però di innovarci per tenere alto lo spirito del coro, composto da 35 voci, dove il più anziano è Gianni Cagnin di 81 anni, e il più giovane, Lorenzo Rigoni , figlio dello stesso maestro, che ne ha 16». Generazioni che cantano assieme, con una passione corale che traspare fin dalle prime note e strofe dell’inno: «Amici alpini, correte, correte. La terra trema, valanghe fa la neve, il fiume cresce, minaccia il bel Paese… la lunga penna sul cappello scrive solidarietà». Quella stessa “solidarietà” che è storia di questi giorni e anni.

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