domenica 13 settembre 2020
Lettera del Culto divino firmata dal cardinale Robert Sarah: urgente recuperare la normalità della vita cristiana e dei suoi riti
Una Messa con le norme anti-Covid

Una Messa con le norme anti-Covid - Fotogramma

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Anche per la vita della comunità cattolica occorre superare la fase dell’emergenza da Covid-19. In particolare occorre recuperare «la dimensione liturgica della vita della comunità cristiana» che in questi ultimi mesi ha vissuto sospensioni e limitazioni. Dunque anche per i cattolici è tempo di «tornare con gioia all’Eucaristia», come invita una lettera firmata dal prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, il cardinale Robert Sarah.

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

Un testo rivolto a tutti i vescovi del mondo, soprattutto a quelli nei cui Paesi la «pandemia ha prodotto stravolgimenti anche nella vita della comunità, compresa la dimensione liturgica». Il riferimento è alla celebrazione della Messa e all’amministrazione dei Sacramenti. «In ascolto e collaborazione con le autorità civili e con gli esperti, i vescovi e le loro Conferenze episcopali sono stati pronti ad assumere decisioni difficili e dolorose » come la «sospensione prolungata della partecipazione dei fedeli all’Eucaristia ». «Abbiamo accettato la lontananza dell’altare del Signore, come un tempo utile a farcene riscoprire l’importanza vitale, la bellezza e la preziosità incommensurabile.

Appena possibile, però, occorre tornare all’Eucaristia» e farlo con una partecipazione piena e in presenza dei fedeli, riservando la Messa in televisione «ai malati e alle persone impossibilitate a partecipare». Del resto lo stesso papa Francesco, che nel tempo della quarantena aveva deciso di far trasmettere la Messa da lui celebrata in Casa Santa Marta ogni mattina, con la ripresa delle Messe con i fedeli aveva da subito invitato i cristiani a ritrovare la dimensione comunitaria e la partecipazione in presenza alle Messe pur con le norme di sicurezza.

Il prefetto della Congregazione spiega che «non possiamo vivere senza la Parola del Signore, che nella celebrazione prende corpo e diventa parola viva»; «non possiamo vivere senza partecipare al Sacrificio della Croce e senza il banchetto dell’Eucaristia»; così come «non possiamo vivere senza la comunità cristiana o senza la casa del Signore in cui ritrovarsi»; infine «non possiamo vivere senza il giorno del Signore, senza la Domenica che dà luce e senso al succedersi dei giorni del lavoro e delle responsabilità familiari e sociali».

Proprio alla luce di queste considerazioni la lettera del cardinale Sarah invita gli episcopati a tornare alla celebrazione liturgica secondo le norme della Chiesa. E ribadisce anche «alcuni principi» e suggerisce «alcune linee d’azione». Tra i punti indicati dalla Congregazione vi è quello sui «gesti e i riti» che «non possono essere sterilizzati dalle dovute norme igieniche, che possono portare all’induzione di timore e di insicurezza nei fedeli». Norme liturgiche «sulle quali non possono legiferare certo le autorità civili». Esplicito l’invito ai vescovi affinché vigilino perché la Messa «non sia derubricata dalle autorità pubbliche a un assembramento e non sia considerata come equiparabile o persino subordinabile a forme di aggregazione ricreative».


Superata la dolorosa fase dell’emergenza «non possiamo vivere senza la Messa», che «non può essere derubricata dalle autorità civili a una forma di assembramento a cui applicare divieti e limiti». «Le norme igieniche non sterilizzino gesti e celebrazioni, ingenerando timori nei fedeli»

Alle comunità cristiane, pur rispettando le attenzioni contro il contagio, la Congregazione chiede che «si rispettino le nome canoniche e liturgiche, a cominciare dal diritto di ricevere il Corpo di Cristo e di adorare il Signore presente nell’Eucaristia». Insomma, conclude la lettera del cardinale Sarah se nei mesi scorsi è stato doveroso, anche se doloroso, prendere certe decisioni straordinarie, oggi occorre riportare la situazione alla normalità anche sotto l’aspetto della vita liturgica della comunità cattolica.

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