mercoledì 19 luglio 2023
Iniziativa presentata in una serie di incontri, a Liverpool, Belfast, Bristol, Hull, Glasgow e Portsmouth, organizzati dalla charity cattolica insieme al Ministero dei trasporti.
Navi e porti sono spesso terreno fertile per il traffico umano

Navi e porti sono spesso terreno fertile per il traffico umano - Reuters

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Qualche livido sulla pelle, qualche gesto di ansia e anche la mancanza di sonno. Sono questi alcuni dei sintomi che possono aiutare a identificare una vittima del traffico umano. A spiegarlo, durante un primo incontro organizzato, a Liverpool, dalla charity cattolica "Stella Maris" e dal Ministero dei Trasporti britannico, sono stati esperti di questa materia. I partecipanti erano cappellani, laici e anche volontari che, ogni giorno, salgono a bordo delle navi.

"C'è una crescente consapevolezza, tra i nostri cappellani, che questo problema esiste spesso sulle navi, dove la condizione di schiavitù, molte volte, è invisibile e dove, fatto ancora più preoccupante, chi viene sfruttato non si rende conto della condizione nella quale si trova, oppure ha paura a denunciarla", ha spiegato, ai media britannici, Tim Hill, amministratore delegato della "Stella Maris". Si tratta della più importante charity cattolica con lo scopo di fare opera di evangelizzazione, tra marinai e pescatori, sulle navi di tutto il mondo con sede nell'edificio della Conferenza episcopale inglese a Londra, a Eccleston square. Ogni anno i mille cappellani della "Stella Maris" offrono assistenza spirituale e anche materialevisitando 70.000 navi in 353 porti in tutto il mondo.

E' la prima volta che la charity avvia incontri di formazione per aiutare i cappellani a individuare le vittime di traffico umano. Secondo l'ultimo rapporto, dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, c'è stato un aumento del 10% delle vittime di schiavitù dal 2016. Le navi e i porti sono un terreno fertile perchè marinai e pescatori trascorrono lunghi periodi lontano da casa, in condizioni di grande isolamento e possono, quindi, facilmente, venire sfruttati.

I corsi di formazione appena avviati intendono garantire ai partecipanti gli strumenti per identificare chi è vittima di traffico umano e rispondere, in modo adeguato, alla situazione. Tra gli argomenti che verranno trattati dagli esperti responsabili dei corsi vi saranno il riconoscimento dei segni di sfruttamento, modi per ridurre il rischio della schiavitù moderna, individuazione dei rischi e delle minacce poste dalla schiavitù moderna e l'individuazione di reti di rapporti che possano sostenere chi riesce a sfuggire a questo traffico.

"Siamo molto orgogliosi di lanciare questa iniziativa come parte del nostro impegno per migliorare il benessere di marinai e pescatori", ha detto ancora il direttore generale della "Stella Maris" Tim Hill, "La schiavitù moderna non ha posto nel settore marittimo di oggi nel Regno Unito. Aiutando i partecipanti a riconoscere i segni di questi crimini e a combatterli diamo vita a un ambiente più sicuro per chi lavora sul mare".

Tra i partecipanti al primo incontro vi erano membri delle organizzazioni marittime del porto di Liverpool e rappresentanti della Polizia. Hanno ascoltato anche l'esperienza di un consulente delle Nazioni Unite che ha raccontato come sia stata venduta dal patrigno in schiavitù, ad appena sette anni, e come sia riuscita a scappare. Altri incontri sono in programma a Belfast, Bristol, Hull, Glasgow e Portsmouth.




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