Il primo selfie del Papa nel Palazzo del Sant'Uffizio - Ansa
Concluso il Conclave con la prima Messa nella Sistina, uno dei primi atti del nuovo Papa sarà incontrare l’intero Collegio cardinalizio, compresi dunque i cardinali ultraottantenni che non hanno potuto partecipare alle votazioni, ma che hanno accompagnato il cammino degli elettori durante le Congregazioni generali nel periodo della Sede Vacante. Un primo incontro che sia con Benedetto XVI sia con Francesco avvenne nel secondo giorno dopo l’elezione (quindi potrebbe essere già domani). Sarà il primo contatto con tutti i porporati, che accompagneranno il Vescovo di Roma nel suo cammino futuro. La prima udienza pubblica sia nel 2005 sia nel 2013 è stata nel terzo giorno di pontificato, e si è trattato di quella concessa ai mezzi di comunicazione e ai giornalisti che da tutto il mondo sono venuti a Roma per seguire questo momento storico per la Chiesa cattolica. Sarà di fatto come un presentarsi al mondo intero attraverso coloro che sono chiamati a fare informazione sulla Chiesa stessa. Come è stato spesso ricordato nei giorni scorsi fu proprio in questa occasione che papa Francesco pronunciò una delle frasi rimaste nella memoria di tutti: «Come vorrei una Chiesa povera, per i poveri benedizione.
Per incontro che non potrà mancare, è quello con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Non dimentichiamo che il Papa è anche il capo dello Stato della Città del Vaticano e che la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici con 184 Paesi. Un incontro protocollare, ma che può diventare l’occasione per l’eletto di indicare alcune priorità in campo diplomatico e pastorale rivolgendosi agli Stati stranieri. Il momento più atteso in questo “cronoprogramma” post elezione, è certamente quello della Messa di inizio del ministero petrino in piazza San Pietro. Non conosciamo, ovviamente, in quale data avverrà, ma certamente non passeranno moltissimi giorni, giusto il tempo per organizzare la celebrazione e invitare le delegazioni straniere.
Per Benedetto XVI ci vollero solo 5 giorni: il 24 aprile (era stato eletto il 19) celebrò la Messa di inizio pontificato (come dal 1978 viene chiamata quella che in passato era l’incoronazione del Papa). «Cari amici! In questo momento non ho bisogno di presentare un programma di governo. Qualche tratto di ciò che io considero mio compito, ho già potuto esporlo nel mio messaggio di mercoledì 20 aprile; non mancheranno altre occasioni per farlo – disse quel giorno Benedetto XVI –. Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia». E sempre nella sua omelia si soffermò su due simboli: «Il primo segno è il Pallio, tessuto in pura lana, che mi viene posto sulle spalle. Questo antichissimo segno, che i Vescovi di Roma portano fin dal IV secolo, può essere considerato come un’immagine del giogo di Cristo, che il Vescovo di questa città, il Servo dei Servi di Dio, prende sulle sue spalle. Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi accogliamo». Il secondo segno «è la consegna dell’anello del pescatore», perchécome all’apostolo Pietro «anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini al Vangelo – a Dio, a Cristo, alla vera vita».
Papa Francesco celebrò la Messa di inizio pontificato sei giorni dopo l’elezione (avvenuta il 13 marzo 2013), scegliendo la data del 19 marzo, festa liturgica di san Giuseppe, e «anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza», disse Bergoglio ricordando Benedetto XVI che seguiva gli avvenimenti da Castel Gandolfo dopo la sua rinuncia al ministero petrino il 28 febbraio 2013. E proprio prendendo spunto dalla figura e l’opera di san Giuseppe, papa Francesco puntò la sua omelia sul tema del “prendersi cura”. «Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende», disse Bergoglio, aggiungendo che «Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge».. E proprio nell’omelia di quella Messa, papa Francesco annunciò di fatto quei filoni pastorali che ha seguito. Ci troviamo la «cura del Creato», il «custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia». E poi il tema del servizio. «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere».
Se, dunque, la Messa di inizio pontificato è un passaggio importante, non meno lo è la presa di possesso della Cattedra del Vescovo di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Benedetto XVI compì questo atto il 7 maggio 2005, mentre Francesco vi si recò il 7 aprile 2013. Infine il capitolo della recita del Regina Caeli, che nel tempo pasquale sostituisce l’Angelus, alla domenica dalla finestra dello studio privato nell’appartamento papale del Palazzo Apostolico (dove Francesco ha deciso di non abitare). Il primo Regina Caeli sarà domenica 11 maggio dalla Loggia Centrale. Attesa per la ripresa delle udienze generali del mercoledì. Ma in questa occasione abbiamo anche i diversi appuntamenti già fissati per l’Anno Santo 2025 aperto da Francesco il 24 dicembre 2024 e che non ha smesso di continuare anche nelle scorse settimane sebbene con toni e iniziative più contenute. Sarà ora Leone XIV a decidere come procedere.