lunedì 30 settembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI

“Non c’è nulla di ufficiale ma il Papa dovrebbe venire in Giordania tra marzo e aprile, per il 50° anniversario dell’incontro ecumenico tra Athenagora e Paolo VI”. A confidarlo in un’intervista all'agenzia Sir è monsignor Maroun Lahham, vicario generale del Patriarcato latino di Amman. In attesa della conferma, monsignor Lahham spera che l’invito dei vescovi e della autorità medio-orientali sia accolto da Papa Francesco: “Qui tutti i musulmani lo adorano, è stato invitato dalle più importanti autorità. Questo Papa è unico, fantastico. Lui vorrebbe venire. Ci sono buone probabilità. E se chiederà di andare anche al campo di Zaatari, tra i profughi siriani, lo porteremo”. Monsignor Lahham è da pochi mesi ad Amman, di nuovo nella sua patria adottiva. Si trova ad dover affrontare la sfida dell’accoglienza dei 570mila nuovi profughi siriani e a guidare una Chiesa giovane e attiva. Alcune settimane fa, con il rischio dei bombardamenti Usa, i cristiani “hanno avuto un’enorme paura. Penso che la decisione di rinunciare ai bombardamenti sia stata una vittoria di Papa Francesco, che con la veglia di preghiera per la pace ne ha cambiato le sorti. Anche se resta in ballo il problema delle armi chimiche ora credo che si andrà avanti con i negoziati: lo schiaffo o si dà subito o non si dà mai”.Il vescovo di Amman azzarda un’ipotesi anche sul futuro della Siria, pur precisando che “nemmeno i profeti saprebbero dirlo”: “Non si sa chi dice la verità, chi mente. Si sa solo che il Paese è strappato, che non è possibile una vittoria militare né da una parte né dall’altra. Anche se Assad rimanesse al potere, cosa sarebbe di queste migliaia di persone che sono contro di lui? La Siria non tornerà mai più come prima. Per fortuna le esperienze in Egitto e Tunisia potrebbero aver portato insegnamenti. Il movimento della strada nei Paesi arabi è irreversibile: ora, per la prima volta, i capi hanno paura del popolo. E questo è positivo. La Siria non sarà un Paese islamico ma forse un regime aperto, con più margini di libertà. Assad non è disposto a lasciare ma forse a cambiare sì. Bisogna trovare un modo per farlo rimanere ma con meno potere”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: